Quello che non sapete sulla storia dei bambolotti di colore a Codroipo

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-12-03

A Codroipo la maggioranza di centrodestra ha deciso di eliminare dal regolamento dell’asilo comunale un riferimento alla multiculturalità che finirà per impedire agli educatori di utilizzare strumenti culturali per l’integrazione. Eppure la legge regionale del Friuli Venezia Giulia in materia parla chiaro: bisogna porre attenzione all’identità socioculturale degli alunni

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A Codroipo (Udine) il Comune avrebbe deciso di vietare l’utilizzo di giocattoli e strumenti musicali appartenenti a culture diverse dalla nostra e bambolotti con la pelle scura. A riferirlo è un articolo del Messaggero Veneto dove viene spiegato che l’amministrazione comunale ha deciso di togliere dal regolamento del nido comunale Il Mondo dei Piccoli ogni riferimento alle “diverse culture” o alle “culture di provenienza” dei piccoli alunni.

A Codroipo il centrodestra va contro la Legge Regionale sulle scuole per l’infanzia

Nel regolamento attuale – che è l’unico al momento online – tra le finalità del servizio educativo si fa riferimento al fatto che il nido d’infanzia debba contribuire «ad integrare le differenze ambientali e socio-culturali». Il nuovo regolamento – che stando ad un ordine del giorno è stato discusso durante il consiglio comunale del 29 novembre – conteneva una invece un ulteriore riferimento all’integrazione laddove specificava che la struttura potesse dotarsi di elementi (oggetti, giocattoli e così via) che «facessero riferimento alle diverse culture e alla cultura di provenienza».

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Il confronto tra il vecchio regolamento e la proposta di modifica (poi emendata)

Curiosamente il Regolamento che la maggioranza ha voluto emendare per eliminare la terribile parola “cultura” era stato approvato sia dalla Commissione Cultura che dalla giunta dove la modifica al Regolamento approntata dagli uffici comunali competenti sulla scorta delle disposizioni regionali era stato presentato in prima istanza. Ad un certo punto però Lega e Fratelli d’Italia si devono essere accorti di questo riferimento alle “diverse culture”.

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Una modifica coerente con la necessità di ridurre il rischio emarginazione dei bambini e di favorire l’integrazione degli alunni. Tanto più che tra gli obiettivi del Nido comunale c’è quello di valorizzare le differenze. Al momento della ratifica del testo del regolamento però la maggioranza di centrodestra che sostiene il sindaco Fabio Marchetti (Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Viviamo Codroipo per il Centrodestra) ha presentato un emendamento correttivo che è andato ad eliminare il riferimento alle “culture diverse”.

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In poche parole pur se non lo vieta esplicitamente il nuovo regolamento non prevede la possibilità per la struttura educativa di dotarsi di strumenti didattici – che a quell’età sono giocattoli – in grado di insegnare il valore della diversità.

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Il testo dell’emendamento presentato dal Centrodestra

Il sindaco Marchetti si è giustificato spiegando che «al regolamento non spetta disciplinare le differenze culturali, bensì annullare le differenze sociali, e che la formula utilizzata riproduce quella adottata da altri Comuni come Monfalcone». Proprio a Monfalcone (Gorizia) la sindaca leghista aveva deciso quest’estate di fissare un tetto del 45% per la presenza di alunni stranieri nelle classi di due scuole materne che ha costretto molti figli di immigrati che lavorano nei cantieri di Fincantieri a non potersi iscrivere a scuola.

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Secondo il consigliere Gabriele Giavedoni (PD) «la grettezza della maggioranza di centrodestra mette a rischio l’accreditamento del nido, cioè la possibilità di di ricevere contributi per abbattere le rette, visto che non è più coerente con le direttive regionali». Insomma la lotta contro il pericolosissimo multiculturalismo finirebbe per colpire le tasche dei cittadini di Codroipo. È infatti proprio la legge Regionale 20/2005 che elenca le caratteristiche, i requisiti e le procedure per l’avvio di nidi d’infanzia a prevedere la «presenza di materiali didattici che fanno riferimento ad altre culture; nella, programmazione delle attività si pone attenzione alle culture di provenienza» (esattamente la stessa frase cassata dall’emendamento di centrodestra) proprio al fine di prevenire e ridurre le cause di emarginazione. Giavedoni spiega che – come è stato risposto durante la seduta del Consiglio – senza l’accreditamento regionale l’asilo comunale rischia di chiudere (non si sa di per certo se le modifiche possano essere accettate). «La maggioranza – prosegue Giavedoni – per paura di due parole e per timore che la “nostra” cultura possa essere messa a repentaglio da dei bambini stranieri, preferisce mettere a repentaglio l’accreditamento della scuola dell’infanzia». Tutto accade, conclude il consigliere del PD in una terra come il Friuli Venezia Giulia che è stata terra d’emigrazione e che ha sempre dimostrato di essere accogliente. Si potrebbe dire che la cultura dell’accoglienza è nel DNA dei friulani, ma evidentemente è  una cultura questa che non piace e non deve essere difesa.

A Udine il Decreto di papà Salvini diventa un pretesto per discriminare i figli dei richiedenti asilo

Nel frattempo a Udine iniziano a farsi sentire gli effetti del Decreto Sicurezza fortemente voluto dal ministro e papà Matteo Salvini. Al centro delle polemiche c’è ancora il regolamento per gli asili nido. Nel nuovo Regolamento per i servizi educativi per la prima infanzia approvato dalla maggioranza di centrodestra si legge che i figli dei richiedenti asilo accolti nelle strutture territoriali non saranno ammessi alla scuola per l’infanzia perché non hanno la residenza. Questo perché in base al Decreto Salvini risulta non essere più possibile per i richiedenti asilo di acquisire la residenza anche durante la permanenza in tale condizione giuridica.

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La maggioranza è andata a modificare l’articolo del regolamento che – pur consentendo una corsia preferenziale per l’iscrizione ai bambini residenti nel Comune di Udine e con almeno uno dei genitori residenti nel Comune di Udine – consentiva ai figli dei richiedenti asilo di poter accedere alla graduatoria prevedendo che per coloro che sono ospitati nelle diverse strutture di accoglienza si poteva prescindere dalla residenza ed era sufficiente solo il domicilio. Le modifiche penalizzanti e discriminatorie – spiega il consigliere Federico Pirone – colpiscono non solo i figli dei richiedenti asilo ma anche i figli delle vittime che necessitano di protezione sociale, come i figli delle donne vittime di violenza. Ma non solo: anche i figli dei disoccupati vengono penalizzati perché il regolamento introduce una forma di premialità nella graduatoria per i figli di lavoratori dipendenti a tempo pieno.

Foto copertina via Pixabay

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