Come arriva la cocaina in Italia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-11-19

Dal Brasile la famiglia Assisi domina il traffico: alleanze con i cartelli, corruzione e talpe nelle forze dell’ordine Dalle intercettazioni della procura di Torino emerge una holding criminale che rifornisce di cocaina i clan in mezza Italia

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Patrick Assisi, Pin BlackBerry 2B9135C6, ha 30 anni circa – è nato nel Canavese, in Piemonte e oggi è stato condannato in primo grado a 30 anni con il padre Nicola per associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico. Secondo il Gico della Guardia di Finanza, in nove mesi tra il 2014 e il 2015, Patrick Assisi “Marlon” e suo padre Nicola Assisi, “Kawasaky”, emigrato trent’anni fa dalla Calabria in Piemonte, sono riusciti a inviare in Italia circa due tonnellate di cocaina. Il 30% è stato sequestrato nei porti intermedi lungo il tragitto verso la Calabria. Il resto è passato verso i floridi mercati della pianura padana che sommati a quelli di Gran Bretagna e Spagna conguagliano il 73% di tutte le richieste europee di trattamento per dipendenza da cocaina in Europa. Lo sostiene il rapporto annuale 2018 dell’agenzia europea delle droghe. Il percorso per l’arrivo della cocaina in Italia è sintetizzato da questa infografica della Stampa, che racconta proprio l’operazione che ha portato in carcere la famiglia Assisi:

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Il viaggio della cocaina in Italia (La Stampa, 19 novembre 2018)

Per ogni carico il guadagno di ognuno dei due broker è stato di 240 mila euro. Il giro comprende l’acquisto della polvere bianca dai narcos paraguaiani a prezzi stracciati e la sua rivendita alle cosche calabresi. Racconta il quotidiano in un articolo a firma di Giuseppe Legato:

Gli Assisi non sono nati dall’oggi al domani. Anzi. Nicola soprattutto ha in “pancia” un lungo “praticantato” ossequioso delle ferree trafile criminali. Fu “allievo” ad esempio di Rocco Piscioneri, morto il 12 marzo 2017, grande narcos torinese legato alle storiche famiglie mafiose di Gioiosa Jonica (Belfiore, Ursino), che negli Anni 80 gestiva una concessionaria di auto usate a Torino. Di colpo emigrò poi in Spagna a Huelva con villa e piscina al seguito. E’ morto portandosi dietro i misteri – a lui noti – sull’omicidio del procuratore di Torino Bruno Caccia ucciso dalla ’ndrangheta il 26 giugno 1983.

Glieli aveva confidati il presunto killer del magistrato, Rocco Schirripa, condannato all’ergastolo in primo grado dalla Corte d’Assise di Milano. E con Piscioneri, Nicola Assisi fa l’esordio sulla scena criminale del narcotraffico. I due narcos figurano insieme nell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato in carcere una quindicina di persone accusate – nel 1997 – di aver importato 197 chili di cocaina dalla Spagna verso il Canavese.

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L’inchiesta sulla cocaina in Italia (La Stampa, 19 novembre 2018)

 

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