Cultura e scienze
Lo studio su clorochina e idrossiclorochina che boccia il farmaco di Trump e Bolsonaro
neXtQuotidiano 22/05/2020
Uno studio condotto su 96mila persone in tutto il mondo e pubblicato oggi su Lancet dice anche che i due farmaci aumentano significativamente anche le probabilità che il paziente sviluppi l’aritmia, che può portare a morte per arresto cardiaco improvviso
I malati di COVID-19 e positivi al Coronavirus SARS-COV-2 curati con clorochina o idrossiclorochina hanno probabilità significativamente più alta di morire rispetto a chi non è stato curato con l’antimalarico e il suo derivato promossi dal presidente Usa Donald Trump (e dal brasiliano Jair Bolsonaro). Questo emerge da uno studio condotto su 96mila persone in tutto il mondo e pubblicato oggi su Lancet.
Lo studio su clorochina e idrossiclorochina che boccia il farmaco di Trump e Bolsonaro
I due farmaci aumentano significativamente anche le probabilità che il paziente sviluppi l’aritmia, che può portare a morte per arresto cardiaco improvviso, dimostrano i dati raccolti da Mandep Mehera, dell’Università di Harvard e del Brigham and Women’s Hospital, insieme ai colleghi di altri istituti internazionali, anche europei. “Se c’è mai stata speranza in questo farmaco, questo studio ci mette una croce sopra. Non c’è alcuna ragione di essere ottimisti sulla possibilità che possa essere usato nella prevenzione o nella cura del Covid-19”, ha commentato David Maron, direttore di cardiologia preventiva alla Facoltà di medicina dell’Università di Standford.
Lo studio si basa sull’analisi delle cartelle cliniche di pazienti positivi al COVID-19 e ricoverati in 671 strutture diverse in tutto il mondo, fra il 20 dicembre dello scorso anno e il 14 aprile. L’età media dei pazienti è di 54 anni e il 53% sono uomini. Sono stati esclusi i pazienti aiutati da ventilatori o curati con remdevisir. Su 96 mila malati, 15mla sono stati trattati con clorochina o idrossiclorichina da sole o con l’aggiunta di antibiotici come azitromicina o claritromicina, a 48 ore dalla diagnosi. La differenza fra questi 15mila e gli altri, si legge, è stata impressionante. Per chi ha ricevuto idrossiclorochina il rischio di morire è aumentato del 34% e del 137% quello di avere una aritmia grave. Per chi ha preso idrossiclorochina associata a una terapia antibiotica le percentuali sono aumentate rispettivamente del 45% e del 411%. Con la clorochina, l’aumento del rischio di decesso è del 37% e di aritmia severa del 256%. Per clorochina associata ad antibiotico, i valori sono rispettivamente +37% e +301%.
L’AIFA e la clorochina
“Sull’efficacia sappiamo poco, sui possibili danni e assenza di sicurezza in alcuni limitati sottogruppi di pazienti ne siamo abbastanza sicuri”, ha detto invece oggi il direttore generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco, Nicola Magrini nella conferenza stampa sull’andamento e aggiornamento tecnico-scientifico post riaperture, in merito all’ idrossiclorochina. All’idrossiclorochina l’Aifa ha dedicato due pagine del report presentato alla conferenza stampa Iss. “L’uso – ha riferito Magrini citando il rapporto – può essere considerato nei pazienti a diversa gravità, si dovrebbe usare preferenzialmente in mono terapia e non in associazione, cosa che spesso non è stata fatta, e lo stato attuale dice di usare in associazione l’azitromicina o farmaci antivirali solo all’interno di studi clinici”. Magrini ha riferito poi che la Commissione dell’Aifa, che si è riunita 55 giorni consecutivi anche sabato e domenica (ora 3 riunioni a settimana) contro i 4 giorni al mese prima dell’ emergenza Covid, ha rifiutato l’80% degli studi proposti, e rivisti a lungo dalla Commissione.
Andrea Crisanti, professore ordinario italiano di microbiologia all’Università di Padova, ad Agorà ha criticato invece l’uso preventivo: “Io non sono il medico personale di Trump. Ma io non la prendo e penso che tutte le persone di buon senso non dovrebbero prenderla perché non c’è nessuna prova che abbia un effetto di prevenzione”. A proposito dei diversi studi farmacologici, Crisanti ha spiegato che si parla di “cure non controllate, ma empiriche, anche se ci sono alcune evidenze” sottolineando che “tra le piu’ attive c’è sicuramente quella del plasma”.