Economia
L'abolizione delle clausole di salvaguardia
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2016-02-12
La nuova battaglia di Renzi contro l’Ue: “Basta aumenti Iva, decidiamo da soli”
La Stampa racconta oggi dell’intenzione del parlamento di cancellare il ricorso alle clausole di salvaguardia, ovvero di quelle clausole che hanno permesso la “promozione” in Europa delle leggi di bilancio perché contenevano norme che prevedevano l’entrata in vigore di nuove tasse come gli aumenti sull’IVA in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi di bilancio e dei tagli di spesa:
«Una riforma epocale» l’ha definita il presidente della corte dei conti Raffaele Squitieri. Per Enrico Morando, viceministro dell’Economia, si tratta di «un fatto enorme: con questa innovazione entriamo veramente in Europa. E’ l’unico modo tra l’altro per fare davvero una seria revisione della spesa, affidando ai dirigenti dello Stato degli obiettivi di spesa misurabili, aumentando così la loro responsabilità». Quanto alle famigerate clausole di salvaguardia, secondo Morando «il loro ripensamento è un effetto, una conseguenza naturale di questa innovazione. Francesco Boccia, PD, presidente della commissione bilancio, ne ha fatto la sua missione: «Senza l’abolizione di quelle clausole non c’è più democrazia, il Parlamento non conta più nulla». D’accordo ma se finiscono i soldi che succede? «Il governo torna in Parlamento e si decide lì dove prenderli, dove tagliare e chi tassare. Non lo decidono altri a Bruxelles con una clausola di salvaguardia automatica». Una «camicia di forza», che Renzi si vuole scrollare di dosso.
Secondo Renzi l’abolizione permetterà di sottrarsi dal giogo della UE:
Anche le iniziali perplessità di Padoan sull’ennesima sfida alla Commissione (mentre pende ancora il giudizio sulla manovra 2016) sono state superate. Dunque si parte. Quando? Subito. «Entro primavera sarà tutto approvato», pronostica Morando. In contromano rispetto alla proposta franco-tedesca di un ministro del tesoro europeo, il premier intende quindi utilizzare la riforma del bilancio italiano come strumento politico per svincolarsi dalla gabbia dell’austerità e riprendersi la propria autonomia sulle decisioni di contabilità pubblica. Il momento, del resto, è quello giusto. Se persino un leader finora allineato e coperto alla Merkel come lo spagnolo Rajoy è arrivato ieri a invocare «maggiore flessibilità», è il segno che anche i totem più intoccabili possono essere abbattuti.