Clausola di salvaguardia: cosa succede all'Iva fra un anno

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2014-10-28

La sorpresona eventuale che attende tutti i cittadini italiani: l’incremento dell’imposta sul valore aggiunto se il governo non taglia certe spese

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Si chiamano clausole di salvaguardia, e a ben guardare lo sono: del bilancio dello Stato, certo, non del cittadino o del consumatore. Si trovano (alcune confermate) nella Legge di Stabilità 2015. La clausole di salvaguardia è stata introdotta per la prima volta nella manovra di luglio 2011, sotto il gabinetto del ministro Giulio Tremonti. Negli anni è stata più volte modificata: all’epoca prevedeva l’aumento automatico dell’Iva nel caso non fossero stati recuperati 6,5 miliardi l’anno con il riordino dei bonus fiscali e assistenziali. Oggi la clausola è questa:

Nella legge di stabilità per il 2015 è inserita una clausola di salvaguardia che contiene già tre aumenti dell’IVA, a partire dal 2016 per finire al 2018: se mancheranno o non verranno raggiunti gli interventi programmati di spending review, scatterà dal 2016 la l’aumento delle aliquote Iva del 10% (che arriverà al 13% del 2017) e del 22% (che, partendo da 24% a partire dal 2016, toccherà il 25,5% dal 2018). Aumenteranno anche (ma a queste ci siamo già abituati) le accise sui carburanti. Laleggepertutti.it

Ma c’è di più. Scrive il Sole 24 Ore che il governo sta attendendo una risposta da Bruxelles riguardo il meccanismo del reverse charge (l’inversione contabile che elimina la detrazione dell’Iva sugli acquisti) e dello split payment (il pagamento dell’Iva della Pubblica Amministrazione direttamente all’Erario). La legge di Stabilità prevede, in caso che l’Europa respinga la nostra richiesta, una clausola di salvaguardia che attiverà l’aumento automatico delle accise sui carburanti già nel 2015 (circa 900 mln di euro). Ricapitolando, le clausole di salvaguardia prevedono un aumento dell’Iva dal 10 al 12% nel 2016, al 13% nel 2017 e dal 22 al 24% nel 2016, al 25% nel 2017 ed al 25,5% nel 2018. Federconsumatori e Adusbef hanno calcolato l’impatto sul portafoglio delle famiglie italiane degli eventuali aumenti.


Secondo i calcoli effettuati dall’ Osservatorio Nazionale Federconsumatori la spesa maggiore sarebbe di 266 euro con il passaggio dell’Iva dal 10% al 13% e di 461,18 euro in più per il passaggio dal 22% al 25,5%. Un aumento di 28 euro sarebbe inoltre dovuto alle ricadute dirette dovute all’incremento delle accise sui carburanti (a regime) ed altri 87 euro alle ricadute indirette per l’aumento dell’IVA su gas, elettricità più accise sui carburanti (che incidono su costi di produzione e costi di trasporto) a regime. Il Giornale oggi riepiloga la tabella dei consumatori:
clausola di salvaguardia
L’infografica del Giornale sull’IVA e sulla clausola di salvaguardia

Ci conviene tifare spending review e reverse charge.
Foto copertina da Christmasstockimages

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