Ciro Grillo torna su Instagram per pubblicare il video del padre (e lo coprono di insulti)

di Enzo Boldi

Pubblicato il 2021-04-21

Dopo l’atteggiamento social del padre, anche quello del figlio sembra voler fomentare la polemica

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Questione di consapevolezze. La vicenda che riguarda Ciro Grillo – figlio di Beppe accusato di stupro di gruppo nei confronti di una giovane nell’estate del 2019 – è stata fomentata dal quel video pubblicato dal comico genovese, fondatore e garante del Movimento 5 Stelle, che ha catalizzato l’attenzione mediatica su un caso giudiziario che ancora deve entrare nel vivo e nel dibattimento in tribunale. Insomma, un autogol sulla pelle della vittima che ha denunciato le violenze perpetrate nei suoi confronti nella notte tra il 15 e il 16 luglio di due anni fa. Eppure è la stessa famiglia di Grillo a voler proseguire nell’attirare su di sé questa spasmodica attenzione (lamentandosene).

Ciro Grillo torna su Instagram per condividere il video del padre in sua difesa

Oramai quel filmato è noto a tutti. Ogni virgola, ogni esclamazione e ogni gesto di Beppe Grillo sono stati analizzati e contestati. Beppe Grillo, in quel minuto e 39 secondi di video ha – di fatto – messo la ceralacca sulla cultura dello stupro, senza pensare minimamente alla ragazza che ha denunciato la violenza subita e ai genitori che soffrono con lei da quasi due anni e, ora, chiedono giustizia. Una giustizia che arriverà nell’aula di un Tribunale in base agli atti concreti che, per il momento, sono nelle mani della Procura di Tempio Pausania. Tutto il resto è mera apparenza social sbagliata e perpetrata da Ciro Grillo nella giornata di ieri, quando ha deciso di rendere di nuovo pubblico il suo profilo Instagram – epurato dei contenuti precedenti (ma non nelle foto e nei video in cui è stato taggato) – dove ha condiviso quel video di suo padre.

 

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Un post condiviso da Ciro Grillo (@ciruzzolohiil)

La reazione degli utenti non poteva che essere negativa. In molti hanno sottolineato come questa difesa non debba passare dai social, ma debba avvenire nella aule competenti. Altri si sono concentrati sulle parole di Beppe Grillo. Ovviamente non sono mancati commenti volgari, ma ce ne sono alcuni che dovrebbero far riflettere la famiglia Grillo sulla gestione mediatica (nata e costruita da loro) su questa vicenda.

“Il solo fatto che un padre ed i suoi sostenitori ritengano legittimo che esista un video del genere (che dovrebbe addirittura essere una testimonianza a favore, invece che generare intimo ripudio), mi fa pensare che, quantomeno come padre, Beppe Grillo abbia fallito su tutta la linea genitoriale, umana, civica e sociale: una persona che non sia in grado di sentire nella propria anima la differenza tra bene e male, tra seduzione e stupro, tra violenza verbale e difesa della propria posizione, tra perdita dei sensi e consenso, viene definita clinicamente in un solo modo: psico-apatico (nel senso etimologico del termine). Il resto lo dirà la giustizia”.

E anche:

“Visto il clamore della vicenda, posso suggerire un atteggiamento più ‘low profile’?”

Tra i tanti temi dibattuti dopo l’esplosione mediatica di questo caso, c’è quello della denuncia “dopo 8 giorni” fatta dalla ragazza. Ed è questo uno dei punti toccati da Beppe Grillo in quel famoso video. Uno dei tanti punti sbagliati.

“Il punto è che ci si appella sul fatto che lei abbia aspetto 8 giorni per denunciare. Ma che ne sapete voi cosa passava per la testa di quella ragazza! Secondo voi era facile per lei denunciare un avvenimento del genere? È ovvio che ci ha pensato su, non ci si può attaccare a questo tipo di cose”.

“Potrai anche essere innocente ma l’ignoranza nelle parole di tuo padre è tanta ed è molto triste. questo video, oltre che essere un atto di difesa, è un insulto verso tutte le donne che hanno subito violenza e già solo per questo dovreste tenere la testa bassa”.

Alla fine, come molti sottolineano, saranno i giudici a valutare e decidere se Ciro Grillo e i suoi amici sono colpevoli e innocenti. Ma resta quel video di difesa che stona su tutto lo spartito.

 

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