La difesa di Chiara Appendino su Westinghouse e Ream

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-10-18

La versione della sindaca davanti ai magistrati: la decisione di non iscrivere il debito è resa possibile dalle norme sul regime contabile degli enti pubblici. Ma pesa la lettera del presidente che aveva chiesto la restituzione del debito nel dicembre 2016. I due dirigenti che dissero no

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I documenti scritti durante la fase di preparazione di un bilancio devono corrispondere alla verità, anche se, tecnicamente, si tratta di “atti interni” alla pubblica amministrazione. Questa, secondo quanto si apprende, è la linea seguita dalla procura di Torino nell’inchiesta che ieri ha portato all’emissione di un avviso di garanzia alla sindaca Chiara Appendino, al capo di gabinetto Paolo Giordana e all’assessore al bilancio Sergio Rolando: si procede per falso ideologico, il reato commesso dal pubblico ufficiale che “attesta falsamente dei fatti”.

La difesa di Chiara Appendino su Westinghouse e il debito REAM

Il 30 novembre 2016 la sindaca, in una lettera interna, scrisse che la restituzione di 5 milioni alla società Ream non era prevista. La difesa afferma che i documenti devono essere considerati autentici perché la formazione del bilancio è stata regolare. Il caso riguarda la decisione di non iscrivere un debito da 5 milioni contratto verso la società Ream. Ma i legali di Palazzo Civico dicono che questa mossa è resa possibile dalle riforme introdotte dal decreto 118 del 2011 (modificato nel 2014 ed entrato definitivamente in vigore nel 2015) sul regime contabile degli enti pubblici. In particolare è stato seguito il principio contabile della “competenza finanziaria potenziata”, che permetteva di portare questo debito nel bilancio solo nell’esercizio del pagamento effettivo (in questo caso il 2018).
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Intanto si scopre che risale a circa due settimane fa l’ultima lettera inviata alla REAM, società della Fondazione CRT, in cui il Comune di Torino ribadisce l’impegno a pagare entro il 2018 il debito di 5 milioni di euro, più gli interessi che oggi si aggirano sui 250mila euro, al centro dell’inchiesta che vede indagata Chiara Appendino. Sia la giunta Fassino sia quella guidata dalla sindaca Appendino hanno sempre riconosciuto il debito contratto con Ream, secondo quanto appreso, e hanno sempre garantito il suo risarcimento. La REAM aveva anticipato la somma per ottenere un diritto di prelazione sulla realizzazione di un grande centro commerciale nell’area ex Westinghouse. Il debito doveva essere restituito entro il 2017.

I due dirigenti del Comune che dissero no

E nel frattempo si scopre anche che sono due i dirigenti del Comune di Torino che protestarono contro la decisione di non iscrivere nei conti di Palazzo Civico del 2017 un debito 5 milioni di euro. Lo scorso 27 aprile, in vista dell’approvazione del bilancio di previsione 2017, Roberto Rosso e Anna Tornoni, dirigente dell’area bilancio e direttore del settore finanza, scrissero una “lettera riservata” alla sindaca, all’assessore al bilancio, al presidente del consiglio comunale, al segretario comunale e al collegio dei revisori. Nella missiva manifestarono contrarietà alla decisione di posticipare al 2018 l’iscrizione del debito di 5 milioni verso la società Ream. Questa mossa – affermarono – “non sembra risolvere la problematicità sotto il profilo giuridico e contabile”. La tesi era che il debito era maturato nel 2016 e, quindi, avrebbe dovuto essere finanziato e pagato “il prima possibile”.

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L’area Westinghouse (Repubblica Torino, 10 giugno 2017)

Anna Tornoni venne destinata ad altro incarico. Il 30 novembre 2016 la sindaca Chiara Appendino scrisse in una lettera ad alcuni funzionari comunali nella quale sostenevache “stante le trattative in corso su varie partite aperte con la Città” la restituzione del debito da 5 milioni alla società Ream “non è prevista”. Solo mesi dopo, il 1 marzo 2017, la sindaca, insieme all’assessore al bilancio Sergio Rolando, scrisse al presidente di Ream, Giovanni Quaglia, che “a partire dal mese di giugno 2017 inizieranno i contatti tra i nostri e i vostri uffici per definire le modalità e le tempistiche”. Le due lettere, presenti negli archivi di Palazzo Civico, ora prese in esame dai pm della procura di Torino che indagano per falso ideologico, il reato che punisce il pubblico ufficiale che compila atti non veritieri. Il presidente Quaglia aveva chiesto formalmente la restituzione del debito il 6 dicembre 2016, una settimana dopo la prima lettera di Appendino.

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