Dare ai ricchi per non togliere (tasse) ai poveri: quello che il centrodestra non vi dice sulla Flat Tax

di Iacopo Melio

Pubblicato il 2022-08-10

Ecco perché non può essere considerata una tassa giusta

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Berlusconi flat tax Lega e Forza italia
Foto/IPP/Gioia Botteghi
Roma 01/03/2018
Incontro della coalizione di centro destra per le prossime elezioni politiche
nella foto da sinistra il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi con il segretario nazionale della lega nord Matteo Salvini
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È vivo più che mai il clima da campagna elettorale e, dai blocchi di partenza, sentiamo già politici giocare all’asta di chi offre di più in cambio di punti simpatia. O meglio, in questo caso a chi offre di meno, perché la “Flat Tax” pare una delle proposte più gettonate della destra. E allora raccontiamola in modo più semplice possibile questa tanto desiderata tassa agevolata: ma “agevolata” per chi?

È fondamentale capire che a volerla, in realtà, è la maggior parte del popolo che si lascia trascinare da slogan che fanno leva sull’ignoranza tecnica, e la maggior parte del popolo, purtroppo, è composta soprattutto dal ceto medio-basso, cioè da coloro che di certo non beneficeranno mai di questa misura fiscale. Ma andiamo con ordine…

Iniziamo con il dire che, contrapponendosi ad un sistema di tassazione progressivo IRPEF con aliquote a scaglioni, dovremmo già drizzare le antenne e immaginarci i più ricchi già lì a strofinarsi le mani rispetto ai più poveri che, al contrario, non trarrebbero alcun vantaggio da questo provvedimento. Non a caso la proposta di Berlusconi è quella di fissare una Flat Tax del 23% (sorvoliamo poi sulla soglia suggerita da Salvini del 15%, perché è davvero indecente anche solo pensarla). Ma cosa significa in termini pratici? Guardiamo quali sono le attuali aliquote IRPEF nella tassazione vigente:

– Redditi fino a 15.000 euro: 23%;
– Redditi da 15.000 a 28.000 euro: 25%;
– Redditi da 28.000 a 50.000 euro: 35%;
– Redditi oltre 50.000 euro: 43%.

Come potete vedere, con gli attuali scaglioni chi ha un reddito fino a 15.000 euro (già una buona parte degli italiani) paga già il 23% di tasse, perciò non trarrebbe alcun vantaggio dalla Flat Tax. Ma anche un reddito medio, pari a 25.000 circa annui, ricaverebbe in questo modo un vantaggio inferiore ai 20 euro al mese (per la precisione intorno ai 230 euro annui, soldi recuperabili facilmente tramite chissà quale altra nuova tassa o rincaro). Insomma, anche in questo caso si tratterebbe di uno specchietto per le allodole. Ma passiamo direttamente ai redditi più alti…

Per ipotesi, prendiamo un’entrata pari a 60.000 euro, ovvero appartenente alla fascia più alta (con aliquota attuale del 43%): in questo caso si avrebbe con la Flat Tax un recupero di circa 5.700 euro l’anno passando a una tassazione del 23%. Mica male!

Ecco perché la Flat Tax non può essere considerata una tassa “giusta”, perché a trarne davvero un vantaggio sarebbero i più ricchi con un reddito maggiore, e non, come invece viene fatto credere attraverso una comunicazione fuorviante, tutti coloro che appartengono agli “scaglioni inferiori”: la maggioranza degli italiani, che evidentemente hanno dimenticato l’Articolo 53 della Costituzione, “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il l sistema tributario è informato a criteri di progressività”.

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