Che fine hanno fatto i pagamenti dello Stato alle imprese?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-08-03

Renzi aveva promesso da Vespa. Ma oggi ancora un terzo è in ritardo

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Matteo Renzi nel salottino di Bruno Vespa era stato chiaro: aveva promesso che entro il 21 settembre avrebbe saldato i debiti con imprese e fornitori, utilizzando tutti i 56,2 miliardi di euro stanziati alla fine del 2013. Secondo i dati del sito del ministero dell’Economia, al 30 gennaio scorso, risultavano «pagati ai creditori 36,5 miliardi; i pagamenti effettuati al 21 luglio sono cresciuti a 38,7 miliardi e i soldi trasferiti dallo Stato agli enti per onorare i debiti con le imprese sono aumentati da 42,8 a 46 miliardi. Il tutto nonostante il confronto imbarazzante con il resto dei paesi europei: solo la Spagna si sta avvicinando ai nostri livelli di ritardo, come certifica questa infografica del Corriere della Sera:

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Lo stato dei pagamenti dello Stato alle imprese in Italia e in Europa (Corriere della Sera, 3 agosto 2015)

Spiega quindi il quotidiano nell’articolo a firma di Andrea Ducci:
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icapitolando, vuol dire che un terzo dei 56 miliardi stanziati alla fine del dicembre 2013 deve ancora essere pagato. In attesa restano anche molte delle 21 mila imprese che hanno certificato il loro credito. L’obiettivo era appunto cederlo a intermediari finanziari grazie alla garanzia dello Stato. Si tratta in tutto di 9,8 miliardi di crediti già certificati, che il sistema creditizio fatica a scontare. Un quadro, insomma, che agevola la battuta di Vespa in merito alla passeggiata a Monte Senario: «Non dubito che i soldi ci siano, ma l’erogazione finale è un’altra storia. Resto in fiduciosa attesa». Questo per i debiti del passato, lo stock. Ma esiste anche un problema, altrettanto importante, che riguarda il flusso.
Nel senso che il piano del governo (anche qui si parte da Letta) non riguardava solo lo smaltimento degli arretrati, ma anche la velocizzazione dei nuovi pagamenti alle imprese. Nel 2012 l’allora ministro dello Sviluppo, Corrado Passera, predispose infatti il recepimento della direttiva europea che impone il pagamento dei debiti di regola entro 30 giorni (60 giorni sono concessi per le aziende pubbliche sul mercato e gli enti sanitari). Ma il bilancio anche su questo versante è deludente. Nel giugno del 2014 l’Ue ha aperto una procedura di infrazione contro l’Italia. I ritardi sono quelli indicati ancora una volta da Bankitalia: rispetto ai 30 giorni previsti dalla direttiva ci sono picchi oltre i 150 giorni. Il governo ha richiesto a Bruxelles la chiusura della procedura sottoscrivendo una serie di impegni. A oggi però è ancora aperta.

Uno studio della Cgia di Mestre nel giugno scorso ha evidenziato il record di Catanzaro che accumula in media 144 giorni per saldare i debiti. Nella sanità la maglia nera spetta al Molise con 126 giorni. Il ministero dell’Economia è, invece, il peggiore rispetto agli altri dicasteri a causa degli 82 giorni di ritardo nei pagamenti.

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