Che cosa succede se il ghiacciaio Plampincieux sul Monte Bianco crolla sulla Val Ferret?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-09-25

Desta molta preoccupazione la notizia che una grande massa di ghiaccio potrebbe staccarsi da un ghiacciaio del Monte Bianco e precipitare a valle. La realtà è che nessuno sa prevedere se e quando avverrà il distacco. L’unica certezza è che la causa principale è il cambiamento climatico

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Il ghiacciaio Planpincieux sul Monte Bianco è a rischio crollo. Lo dicono gli esperti che hanno calcolato che un seracco grande quanto un grattacielo, con una massa di ghiaccio di 250 mila metri cubi potrebbe staccarsi dalle cime delle Grandes Jorasses, sul versante italiano del massiccio del Monte Bianco e raggiungere la Val Ferret di Courmayeur. A titolo precauzionale il Comune ha disposto a chiusura della strada comunale  tra le località Montitaz e Planpinceux che potrebbe essere parzialmente interessata dalla caduta.

Che cosa si può dire sul distacco della parte terminale del Planpincieux

Il condizionale è d’obbligo perché come fa sapere  Raffaele Rocco, coordinatore regionale del Dipartimento programmazione, risorse idriche e territorio e esperto nel settore delle emergenze idrogeologiche, «nessun modello scientifico ci può dire oggi se e quando ci potrà essere questo distacco, possiamo solo prevedere quale sia l’area interessata nel caso in cui avvenga il crollo». La chiusura della strada quindi è solo a titolo precauzionale e per monitorare meglio i movimenti della massa di ghiaccio domani verrà installato un radar che consentirà la sorveglianza 24 ore su 24 del ghiacciaio.

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Fonte: Fondazione Montagna Sicura via Facebook.com

Il Comune di Courmayeur sottolinea che «non si ha a disposizione un vero sistema di monitoraggio tale da consentire l’attivazione di preallarmi o allarmi al superamento di soglie definite». Sono però stati ipotizzati degli scenari ai fini di garantire la sicurezza l’incolumità pubblica. Nell’ultimo periodo, fa sapere il sindaco Stefano Miserocchi«si è rilevato un significativo incremento della velocità di scivolamento del ghiacciaio Planpincieux». Il distacco del seracco sarebbe senz’altro favorito dalla ripidità delle pareti del ghiacciato. «I centri abitati e le strutture turistiche non sono a rischio», precisa Miserocchi, che ha comunque fatto evacuare precauzionalmente alcune baite.

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Tutta la porzione inferiore del ghiacciaio nel periodo tra fine agosto e settembre ha fatto registrare una velocità media di picco tra i 50 e 60 cm al giorno. Secondo Fabrizio De Blasi, ricercatore dell’Istituto Scienze Polari del Consiglio Nazionale delle Ricerche che partecipa al progetto Ice Memory: «non  assolutamente normale – che quantità così importanti di ghiaccio, si parla di almeno 250.000 metri cubi, si muovano a quella velocità».

A cosa è dovuto il rischio del distacco del seracco?

Per De Blasi, intervistato dall’AGI, «purtroppo dobbiamo abituarci a notizie come queste che arrivano dal ghiacciaio Planpincieux sul Monte Bianco. Già nel corso dell’estate altri ghiacciai sommitali avevano dato segnali di cedimento e avevano dato luogo a eventi insoliti». Sono molti i ghiacciai alpini a soffrire le conseguenze del cambiamento climatico. Un paio di giorni fa è stato celebrato il “funerale”simbolico del ghiacciaio Pizol (nel cantone svizzero di San Gallo) che negli ultimi dieci anni ha perso quasi il 90% della superficie e che è destinato a scomparire. Proprio nell’area di Courmayeur un altro ghiacciaio con movimenti “a rischio” è il ghiacciaio Whymper che nelle scorse settimane ha destato non poca preoccupazione e del quale è atteso il distacco.

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via Facebook.com

I ghiacciai sono infatti considerati le sentinelle dei cambiamenti climatici e secondo l’Università Cà Foscari con le attuali condizioni climatiche gli scienziati stimano che la gran parte dei ghiacciai delle Alpi al di sotto dei 3600 m di altitudine sparirà entro il 2100. «Quello di Planpincieux è un ghiacciaio di tipo temperato la cui dinamica è fortemente influenzata dalla quantità di acqua presente alla base del ghiacciaio come dimostra il fatto che, durante i periodi in cui la copertura nevosa è consistente, le velocità superficiali del ghiaccio diminuiscono sensibilmente», spiegano i ricercatori del Geohazard Monitoring Group del Cnr-Irpi di Torino che hanno iniziato a monitorare il ghiacciaio nel 2013. Non è però possibile prevedere quando e in che modo si effettuerà il distacco. Secondo il sindaco Miserocchi «tali fenomeni testimoniano ancora una volta come la montagna sia in una fase di forte cambiamento dovuto ai fattori climatici, pertanto è particolarmente vulnerabile».

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