Perché il cellulare di Savoini potrebbe mettere nei guai Salvini

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-07-24

Salvini non risponde sui viaggi di Savoini perché c’è un motivo che riguarda il telefonino cellulare dell’ex portavoce del Capitano

article-post

Carlo Bonini su Repubblica racconta oggi che Matteo Salvini non ha fornito a Giuseppe Conte alcun elemento per rispondere in Parlamento sulla storia dei rubli alla Lega: Salvini non risponde sui viaggi di Savoini perché, spiega il quotidiano, c’è un motivo che riguarda il telefonino cellulare dell’ex portavoce del Capitano:

C’è un motivo all’origine della nebbia in cui sono stati avvolti Savoini, le sue mosse e il suo ruolo nel cerchio magico di Salvini. Il vicepremier non è nella condizione di potersi impiccare di fronte al Parlamento e tanto meno con il presidente del Consiglio Conte e l’altro vicepremier Di Maio, a una versione dei suoi rapporti, istituzionali o meno, con Gianluca Savoini che potrebbe essere immediatamente smentita da circostanze documentali.

Non era in grado di farlo tre settimane fa. Non è, a maggior ragione, in grado di farlo dalla scorsa settimana, da quando la Guardia di Finanza ha bussato alle abitazioni e negli uffici di Savoini e Meranda, entrambi indagati per corruzione internazionale dalla Procura di Milano, sequestrando telefoni, computer e documenti a entrambi. Il telefono di Savoini, nella cui memoria è rimasta traccia di chat, contatti, telefonate, spostamenti, è una micidiale spada di Damocle su Salvini. E questo il vicepremier lo sa. Perché in quel telefono, il cui esame è cominciato da parte della Finanza, sarà documentabile presto quello che Salvini potrebbe negare o omettere oggi.

salvini moglie russa savoini

Cosa c’è di così preoccupante da nascondere?

A cominciare dalla questione decisiva: quale consapevolezza avesse il vicepremier del tipo di mercato che i suoi uomini a Mosca (Savoini e D’Amico) avevano messo in piedi per finanziare la campagna elettorale della Lega. E questo vale per il caso Metropol e non solo. Identico il discorso sugli scenari che possono aprire il telefono di Meranda e i documenti che gli sono stati sequestrati. Ieri, a Milano, i pm titolari dell’inchiesta (Gaetano Ruta e Sergio Spadaro) e l’aggiunto che li coordina (Fabio De Pasquale) hanno fatto un punto con gli uomini della Finanza che hanno cominciato a esaminare il materiale. La storia camminerà.

E camminerà così tanto che oggi Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera scrive più o meno la stessa cosa:

Nei telefoni e nei computer sequestrati al termine delle perquisizioni dei giorni scorsi sarebbero stati trovati messaggi, mail e chat che svelano la natura del loro legame e i retroscena dei loro affari. Ma darebbero conto anche dei contatti tra il ministro dell’Interno e il suo ex portavoce. Il materiale è già sotto la lente di ingrandimento dei sostituti procuratori Gaetano Ruta e Sergio Spadaro che, coordinati dall’aggiunto Fabio De Pasquale, ieri si sono riuniti in Procura con la Guardia di finanza per valutare i primi risultati delle indagini, che avrebbero già portato a un «punto interessante» e progettare la strategia futura.

Leggi anche: Il giochino tra Conte e Di Maio per fregare il M5S sulla TAV

Potrebbe interessarti anche