Esonero dai ticket e centri specializzati: cosa cambia con la legge sulla cefalea cronica malattia sociale

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-07-10

Il testo approvato, di un solo articolo, indica quali devono essere le condizioni perché una persona con cefalea possa essere definita malata cronica. Ora per chi ne soffre è possibile l’esonero da alcuni ticket e nuovi centri specializzati. La malattia colpisce in prevalenza donne

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Ieri al Senato è stato dato il via libera definitivo al testo per il riconoscimento della cefalea cronica come malattia sociale. Il testo approvato, di un solo articolo, indica quali devono essere le condizioni perché una persona con cefalea possa essere definita malata cronica:
a) emicrania cronica e ad alta frequenza;
b) cefalea cronica quotidiana con o senza uso eccessivo di farmaci analgesici;
c) cefalea a grappolo cronica;
d) emicrania parossistica cronica;
e) cefalea nevralgiforme unilaterale di breve durata con arrossamento oculare e lacrimazione;
f) emicrania continua.

Il testo finale, frutto del lavoro della deputata del Partito Democratico Giuditta Pini e della senatrice della Lega Arianna Lazzarini, prevede che per chi ne soffre sia possibile l’esonero da alcuni ticket e nuovi centri specializzati. La malattia colpisce in prevalenza donne nella fascia d’età tra 25 e 50 anni. Spiega oggi Il Messaggero:

Le stesse pazienti ci mettono fino a sei anni per rendersi conto che si deve chiedere aiuto e avere una diagnosi certa. Che sia la cefalea di tipo tensivo, l’emicrania, la cefalea a grappolo o la cefalea cronica. «Chi soffre di questa patologia ha una vita molto complicata, spesso non viene creduto. Deve ricorrere ad antidolorifici senza effetti nel lungo periodo, con un costo annuo calcolato in 2 mila e 600 euro a paziente. La legge permetterà un riconoscimento a livello nazionale, un passaggio obbligato per una diagnosi corretta, attraverso i centri specializzati – aggiunge Paola Boldrini capogruppo dem in commissione Sanità e firmataria di uno dei disegni di legge – Crescerà il numero delle diagnosi precoci così da iniziare per tempo le cure».

«Parliamo di una condizione molto diffusa, spesso mal diagnosticata e curata in modo appropriato – spiega la prima firmataria deputata della Lega Arianna Lazzarini – un punto di partenza e di attenzione verso chi ne soffre, con una prevalenza netta di donne nella fascia 20-50 anni». Donne particolarmente colpite in una fascia di età importante per la vita sociale e lavorativa. Aggravate, come rivela un’indagine del Censis “Vivere con l’emicrania”, da una sottovalutazione della patologia.

«Importante è che i pazienti di tutto il Paese possano avere accesso alle nuove terapie – spiega Pierangelo Geppetti presidente della Società italiana per lo studio delle cefalee – ricordiamo che stiamo parlando di una malattia che non fa morire ma fa viveremale,molto male. Con dieci o venti crisi al mese. Del mal di testa troviamo tracce fin dai tempi di Aelius Galenus, 160 dopo Cristo, ma possiamo dire che solo in tempi recenti si è avuta la consapevolezza della malattia. Ci sono state epoche in cuile donne con la cefalea venivano bollate come isteriche e non curate. Ora, anche le terapie, ci aiutano. Parliamo di anticorpi monoclonali studiati per bloccare l’attività di una piccola proteina, Cgrp, responsabile degli attacchi».

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