Perché l’Italia chiude l’ingresso a 13 paesi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-07-10

Dopo aver varato norme che potevano essere facilmente aggirate e aver inventato il “respingimento sanitario” per rimandare a Doha 135 cittadini del Bangladesh arrivati con Qatar Airways, il ministero della Salute guidato da Roberto Speranza ha ascoltato i “consigli” della Regione Lazio e del sindaco di Fiumicino Esterino Montino

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Da ieri è vietato l’ingresso in Italia per chi arriva da Armenia, Bahrein, Bangladesh, Brasile, Bosnia Erzegovina, Cile, Kuwait, Macedonia del Nord, Moldova, Oman, Panama, Perù, Repubblica Dominicana. Dopo aver varato norme che potevano essere facilmente aggirate e aver inventato il “respingimento sanitario” per rimandare a Doha 135 cittadini del Bangladesh arrivati con Qatar Airways, il ministero della Salute guidato da Roberto Speranza ha ascoltato i “consigli” della Regione Lazio e del sindaco di Fiumicino Esterino Montino e ha pubblicato l’ordinanza che prevede divieti fino al 14 luglio anche per i voli indiretti. In teoria il ministero vieta i voli, in pratica vieta l’entrata di cittadini stranieri provenienti da quei paesi. Spiega il Corriere della Sera:

Le frontiere esterne dell’Europa si sono riaperte lo scorso primo luglio senza alcuna restrizione solo per le persone provenienti da 15 Paesi (Algeria, Australia, Canada, Georgia, Giappone, Montenegro, Marocco, Nuova Zelanda, Rwanda, Serbia, Corea del Sud, Thailandia, Tunisia e Uruguay, Cina ma solo con accordi di reciprocità). Per tutti gli altri Paesi, l’accesso è consentito solo per motivi di lavoro, salute o necessità e comunque è sempre obbligatoria la quarantena di 14 giorni.

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L’ingresso vietato per i cittadini di 13 paesi in Italia (Corriere della Sera, 10 luglio 2020)

La lista viene rivista ogni due settimane in base ai livelli epidemiologici che devono essere simili a quelli europei registrati negli ultimi 14 giorni, e così il 14 luglio si valuterà anche la situazione dei 13 Paesi «bloccati». Ogni Paese membro può decidere in autonomia sui propri confini. L’Italia ha scelto di lasciare l’obbligo di quarantena per gli arrivi. Nonostante ciò, è scoppiato il caso Bangladesh.

Prima era arrivata la scelta di lasciare l’obbligo di quarantena per gli arrivi da tutti i paesi extra-Schengen, escludendo la possibilità di deroghe come stabilito invece da altri paesi Ue. Poi l’esplosione del caso Bangladesh nel Lazio, con diverse decine di positivi trovati nei giorni scorsi e l’incredibile dato dello screening su un volo speciale da Dacca dove 38 passeggeri su 215 sono risultati positivi, che ha portato martedì scorso allo stop per tutti i voli da quel paese. Ma il problema si è rilevato più ampio, sia a causa della possibilità di “triangolare” i voli per evitare di arrivare direttamente dal Bangladesh, sia perché non è certo il paese asiatico l’unico da cui nell’ultima settimana sono stati registrati casi di contagio di ritorno. Ecco perche’ la decisione di interdire l’arrivo ai cittadini del Bangladesh (ieri da un volo da Doha non sono fatti scendere i passeggeri bengalesi, che hanno dovuto fare ritorno in Asia), e infine oggi quella di chiudere agli arrivi da 13 paesi. Anche oggi, intanto, e’ soprattutto il Lazio a pagare lo scotto dei contagi di ritorno, a causa della presenza dell’hub internazionale di Fiumicino. I numeri parlano chiaro: dei 28 nuovi casi registrati ieri, 18 sono nell’ambito della comunità bengalese, oltre a uno dalle Canarie e uno dal Brasile. Ed e’ originario proprio del Bangladesh l’uomo di 53 anni che nonostante fosse positivo al Coronavirus, e in isolamento fiduciario, è comunque salito su un treno viaggiando per l’Emilia Romagna e poi rientrando a Roma, dove è stato fermato alla stazione Termini, febbricitante e scosso dalla tosse, e denunciato. Altro piccolo campanello d’allarme, in un giorno in cui a livello nazionale i nuovi casi salgono a 229 contro i 193 di ieri.

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