Chi c'è dietro i conti della Lista Falciani

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-02-10

Banchieri e clienti vicini ai politici per l’Italia. Tra i nomi la madre di Papandreu con mezzo miliardo. Ma lo scudo fiscale ha già salvato tanti nel Belpaese. Le indagini già archiviate per prescrizione

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Banchieri, clienti vicini ai politici, parenti di primi ministri e così via. Questi sarebbero i nomi più importanti della Lista Falciani secondo le rivelazioni dello stesso Hervé, che ha scritto un libro edito in Italia con Angelo Mincuzzi del Sole 24 Ore (“La cassaforte degli evasori”, Chiarelettere). Swissleaks è l’inchiesta del Washington International Consortium of Investigative Journalists (Icij)che ha rivelato la maxievasione fiscale da 180 miliardi di euro da parte di oltre 100 mila clienti (7 mila italiani) della filiale elvetica della banca Hsbc, nota come Lista Falciani. Tra questi politici,attori, sportivi e imprenditori, e settemila italiani: tre i nomi finora usciti per l’Italia: Valentino Garavani, Flavio Briatore e Valentino Rossi.

La classifica dei paesi con più clienti nella lista Falciani e di quelli con i conti correnti più danarosi (fonte: Icij,org)
La classifica dei paesi con più clienti nella lista Falciani e di quelli con i conti correnti più danarosi (fonte: Icij,org)

CHI C’È DIETRO I CONTI DELLA LISTA FALCIANI
Le indagini coprono il periodo 2005-2007. Oltre le 100 mila personalità, risultano coinvolte anche 20.000 società. Il flusso di denaro sarebbe circolato sui conti della filiale di Ginevra della Hsbc tra il 9 novembre 2006 e il 31 marzo 2007. Racconta oggi il Corriere:

Falciani ha scritto un libro in Italia, «La cassaforte degli evasori», che esce la settimana prossima. Insieme ad Angelo Mincuzzi, giornalista del Sole24ore, racconta come ha svelato il caso, il ruolo dei vari Stati, le vicissitudini personali. Un libro che il Corriere può anticipare. Sostiene Falciani che «il potere della banca è legato ai suoi più importanti clienti e al controllo che può esercitare grazie a queste enormi fortune e all’intreccio di interessi di clienti,manager e politici».
Per Falciani, i cittadini italiani sono «diecimila», e, secondo quanto hanno potuto vedere gli investigatori italiani, ci sarebbero anche clienti «vicini a politici di centrodestra e al Vaticano, tra cui un banchiere». Oltre ai vari personaggi del jet set, i cui nomi sono stati pubblicati domenica scorsa da Le Monde e dalle altre testate internazionali. E poi «mafiosi», interessavano molto agli investigatori italiani, «e li hanno trovati».

Il «valore» dei clienti italiani sarebbe pari 8 miliardi di euro.Tra i clienti d’oro, Falciani nel libro fa i nomi di due persone, eminenti esponenti di due Paesi del «fronte Sud» della Ue: Spagna e Grecia.

Dice: «L’uomo più ricco della Spagna, Emilio Botín del Banco Santander (di cui e stato proprietario fino alla morte, avvenuta il 10 settembre 2014), era uno dei clienti della Hsbc di Ginevra». Poi aggiunge un altro cognome e un altro conto importante, quello della madre dell’ex primo ministro greco George Papandreou,che «aveva un conto di 500 milioni di euro». Il fatto è che la lista degli «uomini d’oro» della Hsbc — in possesso di alcuni Paesi già da alcuni anni — sarebbe stata usata, secondo l’ex impiegato Falciani,per imporre politiche di austerity ad altri Paesi.
Questo, secondo lui, almeno il caso della Grecia. Falciani ricorda Papandreou e parla di «pressione e di ricatto». Rivelazioni destinate a deflagrare a poche ore dall’Eurogruppo che domani deciderà il destino del Paese guidato da Alexis Tsipras. «Nel 2011 la guida delle negoziazioni con la Troika sul salvataggio della Grecia fu affidata a Sarkozy (l’ex presidente francese, ndr),che aveva quella lista e, conoscendo nei nomi, poteva fare pressione su Papandreou», scrive Falciani.

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Lista Falciani: i grafici di ICIJ

LO SCUDO FISCALE SALVA GLI ITALIANI
Ma cosa rischiano gli italiani? «A distanza di 5 anni dalla consegna da parte della magistratura e del ministero delle Finanze francesi di 7 mila nomi alla nostra Guardia di Finanza e alla Procura della Repubblica di Torino, i soli italiani a “pagare” per intero il prezzo dell’evasione sono stati 190 (101 dei quali sono risultati evasori totali). Statisticamente un topolino, se paragonati ai 3.600 puniti dal Fisco inglese. In cinque anni, le verifiche non hanno superato le 3276 posizioni e, di queste, 1264 sono state chiuse con lo scudo fiscale di Tremonti», scrive oggi Carlo Bonini su Repubblica. Le procedure hanno consentito di recuperare «redditi non dichiarati per 741 milioni di euro, Iva dovuta e non versata per 4 milioni 520 mila euro» e di «riscuotere» 30 milioni di euro. Una miseria se paragonata al miliardo e 669 milioni di euro che è stato riportato in Italia dai conti ginevrini della Hsbc soltanto con lo scudo. Il motivo lo spiega lo stesso Falciani al Fatto:

Soprattutto non mi andava di essere alle dipendenze di un governo. Nonostante la mia disponibilità, l’ipotesi di entrare nel cloud fu abbandonata perché da Roma era arrivato uno stop: quei dati non si potevano né acquisire né analizzare. Era la fine dell’estate del 2011. In Italia il premier era Silvio Berlusconi e il ministro dell’Economia Giulio Tremonti. L’aspetto problematico della vicenda era che le leggi italiane, a differenza di quelle spagnole, non consentivano l’uso giudiziario di informazioni ottenute attraverso canali non ufficiali. Tuttavia la guardia di finanza ha indagato a lungo sulle banche svizzere ed è riuscita a capire che i conti aperti nella Confederazione potevano essere gestiti anche dall’Italia. Così nell’ottobre del 2009 ha perquisito le filiali italiane di diversi istituti svizzeri sequestrandone il materiale. L’operazione si è svolta contemporaneamente in tutte le sedi. Le banche però non sono mai finite sotto accusa: le indagini si sono indirizzate soltanto sui clienti che hanno depositato i soldi all’estero.

I nomi sono quelli di trafficanti di armi e droga, organizzazioni terroristiche, politici, stelle del mondo dello spettacolo, icone dello sport e capitani d’industria. Con profili spesso insospettabili: dai chirurghi francesi che si fanno pagare all’estero ai venditori di diamanti belgi, fino a famiglie il cui patrimonio era stato messo al sicuro in Svizzera quando il Nazismo era padrone d’Europa. Tutti questi nomi sono stati incoraggiati a nascondere meglio i loro soldi dietro il paravento di strutture offshore con sede a Panama o alle Isole Vergini britanniche dal comitato esecutivo di HSBC, in maniera del tutto illegale. Le Monde ha deciso di condividere i nomi con il consorzio ICIJ, mobilitando così 154 giornalisti provenienti da 47 paesi diversi che lavorano per 55 media, tra cui The Guardian in Gran Bretagna, La Suddeutsche Zeitung in Germania, CBS. HSBC contesta l’uso di questi dati in quanto provenienti da un furto di dati. Per la Svizzera i dati nascondono dei falsi.

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