Castelnuovo di Porto: dove si contano i voti degli italiani all'estero per il referendum

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-12-04

Il Comitato per il NO e il M5S denunciano: non sono stati ammessi i nostri rappresentanti. Ma la Corte d’Appello spiega: «Hanno sbagliato loro a presentarsi»

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A Castelnuovo di Porto, cittadina nella periferia nord di Roma tra la Flaminia e la Tiberina, si gioca una partita forse decisiva per le sorti del referendum sulle riforme costituzionali. Qui, nell’hangar della Protezione Civile, sono arrivate questa mattina migliaia di schede votate all’estero. Oltre mille seggi elettorali, ognuno composto da presidente, segretario e quattro scrutatori. Un seggio particolare, del tutto diverso dagli altri, perché qui non ci sarà il via vai di elettori. Il compito dell’ufficio elettorale sarà controllare le schede giunte dagli Stati stranieri, verificare la corrispondenza delle schede votate con i certificati elettorali, registrare i dati degli elettori e poi, dalle 23 procedere alle operazioni di scrutinio come avviene negli altri seggi. E qui in mattinata sono arrivate le denunce del MoVimento 5 Stelle e del Comitato del No.

Castelnuovo di Porto: la battaglia comincia

“Ci hanno impedito di entrare per prendere parte alle operazioni di spoglio dei voti degli italiani all’estero qui a Castelnuovo di Porto. Siamo gli unici che sono stati lasciati fuori e questa è davvero una scorrettezza grave!”, ha denunciato il consigliere regionale Davide Barillari rimasto fuori dei cancelli del capannone dove sono state portate le schede di voto degli italiani residenti all’estero.  A protestare contro i funzionari anche i rappresentanti del “Comitato per il No” e il “Gruppo Senatori per il No”. “Non vogliono farci entrare perché sostengono che non abbiamo presentato entro le 12 di ieri in Corte d’Appello la documentazione per la domanda di designazione dei rappresentanti di lista, mentre noi l’abbiamo consegnata”. Intanto ci sono decine di auto nel parcheggio interno, code sulla via Tiberina, file ai desk di riconoscimento per rappresentanti di lista e scrutatori: capannelli di persone cercano di orientarsi tra gli immensi edifici bassi, confrontando i propri documenti con i cartelli che indicano in quale corpo del complesso a nord di Roma devono recarsi. I rappresentanti dei comitati per il no vengono alla fine ammessi a due ore dall’inizio delle operazioni elettorali, a seguito degli errori burocratici di accreditamento. “Con tenacia e determinazione il problema è stato poi risolto: il buon senso ha prevalso sulla burocrazia. Ma resta il fatto che i seggi del voto degli italiani all’estero hanno iniziato le operazioni senza la presenza dei rappresentanti dei promotori per il No. In aperta violazione della legge”, ha reso nota la fine dell’impasse il coordinamento dei comitati per il no. “La Corte d’appello si sbaglia e, manco a dirlo, penalizza il No impedendogli per ben due ore di essere presente durante le operazioni ai seggi di Castelnuovo di Porto. Una cosa – ricostruisce il coordinamento del no- che ha dell’incredibile. I rappresentanti indicati dal No, infatti, non sono stati ammessi nei seggi perché non risultavano consegnate le relative designazioni. In realtà le designazioni erano state regolarmente fatte, ma, i nominativi erano finiti, guarda caso, nell’elenco dei rappresentanti del sì. Un errore che ha impedito per ben due ore ai rappresentanti del No di esercitare le proprie funzioni di garanzia e controllo”.

Dove si contano i voti degli italiani all’estero per il referendum

“I presidenti dei seggi – spiega Riccardo Mastrorillo, responsabile dell’ufficio elettorale nazionale di Sinistra Italiana – non erano al corrente dell’ esistenza dei rappresentanti. È stata organizzata all’ingresso, senza alcuna scritta, una sorta di accoglienza accredito dove ai rappresentanti designati su mandato della senatrice De Petris, che ingenuamente dicevano di essere stati designati per il NO gli veniva detto all’inizio che non c’erano le designazioni, perché presentate in ritardo, per poi scoprire dopo un’ora che l’elenco dei designati era stato definito “Comitato SI”. “Solo verso le 17, con i seggi al lavoro da oltre un’ora i rappresentanti sono stati muniti di tesserino, con scritto “Comitato Si”, e avviati ai seggi. Non si capisce come la Corte d’Appello di Roma possa desumere che i senatori proponenti il referendum siano esclusivamente a favore del Si”.
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Ma a stretto giro di posta arriva una nota della Corte di Appello che smentisce la ricostruzione dei comitati per il no. “In relazione a notizie apparse sui siti dei principali organi di stampa relativi a ritardi nell’accesso ai seggi dei rappresentanti di lista designati dai comitati del No si precisa che l’atto di designazione presentato presso la cancelleria della Corte d’Appello conteneva la denominazione di ‘Gruppo senatori promotori del referendum’ ed è stato immediatamente trasmesso, con tale denominazione, a questo ufficio che, effettuate le verifiche di rito, ha autorizzato l’accesso ai seggi”, spiega il presidente dell’ufficio centrale per la circoscrizione estero della Corte d’Appello di Roma, Giovanni Buonomo, a Castelnuovo di Porto per le operazioni relative al voto dall’estero del referendum. “Nel pomeriggio di oggi – prosegue leggendo un comunicato scritto – i rappresentanti di detto comitato, giunti al centro polifunzionale, si sono invece presentati come appartenenti al comitato ‘Senatori per il No’, in relazione al quale non risultava pervenuta alcuna designazione. L’ufficio centrale per la circoscrizione estero – ha affermato ancora – Non appena individuato l’errore, imputabile solamente ai presentatori della richiesta, ha comunque provveduto ad avviare i suddetti rappresentanti di lista ai seggi elettorali indicati; e ciò in tempo per partecipare alle operazioni preliminari e allo scrutinio che, come è noto, inizierà alle ore 23″. Intanto nelle buste arrivate dall’estero a Castelnuovo di Porto per votare per il referendum è stato trovato davvero di tutto: uno scontrino, una lettera per una banca, un passaporto e persino un assegno da 7000 sterline. E le relative schede elettorali sono state annullate. A riferirlo sono i rappresentanti di lista del M5s Davide Barillari e del Comitato per il no Saverio D’Auria, dal bunker della Protezione civile. “Molti – spiegano – hanno confuso la busta con la scheda come un modo per comunicare con il consolato. Altri si sono semplicemente sbagliati”. E dunque‎ sotto gli occhi degli esterrefatti scrutatori sono spuntate cose perlomeno insolite: lettere di protesta contro il Consolato, corrispondenza privata e persino un certificato di morte con una rimostranza: questo elettore è deceduto, smettetela di cercarlo per votare.

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