Caso Gregoretti: perché Conte è il più ridicolo di tutti

di Elio Truzzolillo

Pubblicato il 2020-01-04

Come saprete nei prossimi giorni la Giunta per le immunità prima e il senato poi saranno chiamati a decidere se mandare a processo per sequestro di persona l’ex ministro Salvini per la vicenda della nave Gregoretti (cui fu impedito di sbarcare i naufraghi). Si tratta di una riedizione del caso della nave Diciotti quando Salvini …

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Come saprete nei prossimi giorni la Giunta per le immunità prima e il senato poi saranno chiamati a decidere se mandare a processo per sequestro di persona l’ex ministro Salvini per la vicenda della nave Gregoretti (cui fu impedito di sbarcare i naufraghi). Si tratta di una riedizione del caso della nave Diciotti quando Salvini fu salvato dal processo. La vicenda ha scatenato una sorta di gara a tre per coprirsi maggiormente di ridicolo tra Di Maio, Salvini e Conte. Di seguito la mia personale (e opinabile) classifica:

3º classificato Salvini. Dopo avere rivendicato a più riprese di avere deciso tutto da solo, improvvisamente si accorge che tutte le decisioni relative al divieto di sbarco dei naufraghi della Gregoretti sono state prese collegialmente dal governo. Questa in sostanza è la linea che si può leggere nella sua memoria difensiva depositata ieri alla Giunta del senato. Per questo motivo l’ex ministro dell’interno chiede che venga rifiutata l’autorizzazione al suo processo. Salvini dovrebbe decidere una volta per tutte se è tutto suo il “merito” della gestione dell’immigrazione ai tempi del Conte 1 o se, invece, quella gestione sia stata concordata con l’intero esecutivo. Inoltre dovrebbe decidere se vuole essere processato, come ripete ogni volta quando la decisione sull’autorizzazione a procedere è lontana, o se desidera evitare il processo, cosa che richiede puntualmente ogni volta che la decisione si avvicina.

salvini gregoretti processo autorizzazione memoria - 3

2º classificato Di Maio. Come ricorderete si può sottrarre un ministro a un processo se quest’ultimo ha agito nell’ambito delle sue funzioni per la tutela di un interesse dello Stato costituzionalmente rilevante o per il perseguimento di un preminente interesse pubblico (non quindi se la decisione sia stata più o meno collegiale, questi buffoni stanno discutendo sul nulla). Bene, qual è stato il criterio adottato da Di Maio per ravvisare l’esistenza di questo preminente interesse nazionale nel caso Diciotti? In che modo il novello Cristo della politica italiana (cosi lo vede il sociologo De Masi) aveva scelto di sciogliere un nodo così delicato? Un nodo tecnico da cui poteva dipendere una condanna a parecchi anni di galera di una persona? Semplice! Aveva deciso di far votare gli iscritti sulla piattaforma Rousseau… Roba da far impallidire Ponzio Pilato che almeno si rimise al giudizio di tutta la folla e non solo a una sua parte per decidere chi liberare tra Barabba e Gesù. Viceversa per il caso Gregoretti Di Maio, dimostrando che di solito la malafede non si accompagna alla coerenza, ritiene non necessario il voto su Rousseau perché sarebbe lampante la mancanza di quei presupposti che nel caso Diciotti erano talmente dubbi da dover essere accertarti da un pugno di cittadini a caso (farebbe ridere se non fosse tutto vero). Di Maio oltre a sottolineare involontariamente l’inutilità della piattaforma Rousseau, dato che si vota senza regole precise ma un po’ alla carlona, giustifica la sua decisione con il fatto che al tempo della Diciotti non esistevano i ricollocamenti mentre al tempo del caso Gregoretti erano ormai una pratica rodata (una versione smentita da qualunque ricostruzione onesta dei fatti).

di maio piazza pulita rousseau casaleggio - 2

1º classificato Giuseppe Conte. Per capire le vette del ridicolo raggiunte da Conte basta leggere la sua dichiarazione risalente a qualche giorno fa sul suo coinvolgimento nel caso Gregoretti:

“Sto completando le verifiche sulla Gregoretti, ovviamente non mi occupo di un dossier alla volta. Con massimo scrupolo farò le mie verifiche: ho già fatto quelle sui messaggi sul cellulare, ora lo farò sulle e-mail. Sicuramente c’è stato coinvolgimento della presidenza sulla ricollocazione. Non ho avuto ancora alcun riscontro sullo sbarco, ma non ho ancora sciolto la riserva. Se troverò un frammento sarò il primo a dirlo.”

Allora, parliamo di una vicenda che è stata al centro dell’interesse di tutti i media italiani e stranieri, una vicenda in cui Conte ha avuto per sua stessa ammissione (e come risulta dalle cronache di quei giorni) un ruolo centrale per portare aventi le trattative sul ricollocamento dei naufraghi. Aggiungerei che la vicenda è stata talmente importante che anche se Conte non avesse avuto un ruolo centrale in prima persona, avrebbe comunque dovuto seguirla e supervisionarla con la massima attenzione in quanto presidente del consiglio e primo responsabile della politica del governo. Nonostante questo Conte non ricorda cosa pensava all’epoca dei fatti e non ricorda, indipendentemente da cosa pensasse, se ci sia qualche e-mail o messaggio dal sen fuggito da cui si possa evincere quello che pensava. Inoltre se si ricordasse cosa pensava non potrebbe dirlo perché non può escludere che da qualche parte ci sia una prova che contraddica quello che oggi crede di aver pensato all’epoca, esponendosi così a una figura barbina. Ha senso? E ancora, quanti milioni di e-mail può avere scritto o ricevuto da Salvini (o da altri ma che comunque avessero a oggetto la Gregoretti) in quei pochi giorni tanto da non poter fare una celere verifica? Infine, ha senso che l’esistenza di un preminente interesse nazionale dipenda dall’esistenza di un “frammento” nella corrispondenza di Conte di un assenso più o meno implicito? In che modo l’assenza di questo frammento lo potrebbe politicamente giustificare visto che è palmare che era informato del blocco dello sbarco (che non è certo avvenuto a sua insaputa) e che non si sia opposto?

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