Condannati gli otto carabinieri imputati nel processo sui depistaggi nel caso Cucchi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-04-07

Tutti e otto i carabinieri imputati per aver tentato di occultare le responsabilità dell’arma nell’omicidio di Stefano Cucchi sono stati condannati in primo grado

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Sono stati condannati tutti e otto i carabinieri imputati nel processo sui depistaggi nel caso Cucchi. Il giudice monocratico Roberto Nespeca ha pronunciato la sua sentenza di primo grado in merito a quando avvenuto negli uffici della caserma dopo il pestaggio e la morte di Stefano Cucchi, il 31enne romano, arrestato il 15 ottobre del 2009 e deceduto sette giorni dopo all’ospedale Sandro Pertini. La decisione è arrivata dopo otto ore di camera di consiglio. Condannato a 5 anni il generale Alessandro Casarsa, all’epoca dei fatti comandante del Gruppo Roma, 4 anni per Francesco Cavallo e Luciano Soligo, 2 anni e mezzo per Luca De Cianni, un anno e 9 mesi per Tiziano Testarmata, un anno e 3 mesi per Francesco Di Sano, un anno e tre mesi per Lorenzo Sabatino e un anno e nove mesi per Massimiliano Colombo Labriola. Le accuse contestate agli otto militari dell’Arma, a vario titolo e a seconda delle posizioni, vanno dal falso, al favoreggiamento, all’omessa denuncia e calunnia.

Condannati gli otto carabinieri imputati nel processo sui depistaggi nel caso Cucchi

Nella requisitoria dello scorso dicembre il pm Giovanni Musaro’ aveva chiesto la condanna degli otto carabinieri imputati. La richiesta di pena più alta era stata per il generale Alessandro Casarsa: per lui il pm aveva chiesto 7 anni. Cinque anni e mezzo erano stati sollecitati invece per Francesco Cavallo, cinque anni per Luciano Soligo e per Luca De Cianni, quattro anni per Tiziano Testarmata, invece, per Francesco Di Sano tre anni e tre mesi, tre anni per Lorenzo Sabatino e un anno e un mese per Massimiliano Colombo Labriola per il quale il pm aveva chiesto le attenuanti generiche. “Sono sotto shock, non credevo sarebbe mai arrivato questo giorno”, ha commentato la Sorella di Stefano Cucchi, Ilaria. “Anni e anni della nostra vita sono andati distrutti – ha aggiunto – ma oggi ci siamo e le persone che sono stati la causa, i responsabili, sono stati condannati”. Appena tre giorni fa la Cassazione aveva confermato in via definitiva la condanna a 12 anni per Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, i carabinieri che hanno ucciso di botte il geometra romano.

“Ora chi dice che Stefano aveva patologie commette un reato di diffamazione”

“Un intero Paese è stato preso in giro per sei anni” attraverso “un’attività di depistaggio ostinata, che a tratti definirei ossessiva”, ha spiegato il Pm Giovanni Musarò. Tra le alterazioni si annoverano annotazioni di servizio falsificate, registri sbianchettati, prove “dimenticate” e testimoni ingiustamente accusati. L’avvocato Fabio Anselmo ha commentato: “Tutto quello che hanno scritto su Stefano Cucchi, tossicodipendente, anoressico, sieropositivo e tutto quello che hanno scritto sulla famiglia è falso. E ora che qualcuno si assuma le responsabilità. Chiunque vada contro questa sentenza e quella pronunciata lunedì dalla Cassazione, chiunque avrà il coraggio di affermare che Stefano aveva una qualsiasi patologia commette un reato di diffamazione. Perché quelle annotazioni di servizio che hanno gettato tanto fango sulla famiglia Cucchi, per 12 anni, e che hanno ucciso lentamente Rita Calore e Giovanni Cucchi”.

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