La colletta per comprare i dati dei parlamentari e metterli online

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-03-31

Dopo la decisione del Congresso di abolire il divieto per i provider Internet di vendere i dati di navigazione degli utenti sono state attivate diverse campagne di raccolta fondi per “punire” i parlamentari USA comprando e pubblicando la loro cronologia Web. Ma per fortuna dei cittadini USA questo non è possibile farlo per nessuno

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Dopo il voto della Camera dei Rappresentanti di mercoledì 28 il Congresso USA ha completamente smantellato una normativa, varata durante l’amministrazione Obama nell’ottobre del 2016, che imponeva il divieto per i provider Internet statunitensi di vendere i dati personali degli utenti. La regola della Federal Communication Commission (FCC) prevedeva che le compagnie che forniscono servizi di accesso ad Internet dovessero necessariamente ottenere il consenso dei propri utenti prima di poter vendere a terze parti dati come la cronologia delle ricerche e dei siti visitati.

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La raccolta fondi aperta su Gofundme da Misha Collins

Oltre duecentomila dollari raccolti in meno di 48 ore

Di fatto la normativa a tutela della privacy degli utenti non è mai entrata in vigore e quindi la decisione del Congresso non fa altro che mantenere lo status quo.Insomma anche prima del voto della Camera e del Senato della settimana scorsa i provider potevano vendere i dati degli utenti senza chiedere il permesso, come del resto hanno sempre fatto. Ma ciononostante molti cittadini USA hanno visto nell’abolizione di quella legge un attacco ai diritti dei consumatori e hanno deciso di reagire in maniera creativa ovvero promuovendo una serie di campagne di raccolta fondi per comprare i dati relativi alla browser history di quei deputati e senatori che hanno votato per abrogare la norma della FCC sulla vendita dei dati. Un modo per far assaggiare ai parlamentari statunitensi la loro stessa medicina. Sulla piattaforma Gofundme ci sono al momento attive due campagne che complessivamente hanno raccolto più di 200 mila dollari. Una di queste è quella lanciata dall’attore Misha Collins, star della serie televisiva Supernatural, che ha raggiunto quasi 80 mila dollari in donazioni (anche se l’obiettivo di 500 milioni di dollari sembra un tantinello ambizioso).
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Tra quelli che hanno proposto di comprare i dati del Congresso anche il creatore di Cards Against Humanity, non nuovo ad azioni simili.
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In realtà nessuno può comprare i dati di singoli individui

C’è però un problema: anche in assenza del divieto gli ISP non possono vendere i dati di singoli individui (ad esempio la cronologia di Donald Trump) rendendoli identificabili. Quello che in teoria può essere venduto è un insieme di dati aggregati senza indicazioni su chi abbia visitato cosa, si tratta per lo più di dati demografici che servono per calibrare meglio campagne pubblicitarie o i famosi ads. È in pratica lo stesso genere di dati che Facebook mette a disposizione degli inserzionisti che promuovono le loro attività e i loro prodotti sul social (e ovviamente gli utenti accettano di fare parte di questa compravendita all’atto dell’iscrizione). Questo anche in base alla normativa vigente ora che è stato abolito il divieto. Come spiega The Verge infatti esistono altri regolamenti che proibiscono di poter vendere (e acquistare) i dati relativi alla cronologia della navigazione di specifiche persone e dal momento che la richiesta avanzata dalle diverse campagne attive in questi giorni sembrano andare proprio in quella direzione i soldi raccolti con ogni probabilità non potranno essere utilizzati allo scopo di acquisire i dati della browser history di Trump o di altri deputati e senatori. Questo non perché sia impossibile dal punto di vista tecnico ma perché costituirebbe una violazione della privacy e sarebbe illegale. Per essere più chiari sarebbe illegale anche se quei cittadini non fossero membri del Congresso. Senza contare che al momento Trump non ha ancora firmato il provvedimento e quindi non ci sarebbe in ogni caso la possibilità di acquistare i dati.
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Cosa succederà quindi ai soldi delle decine di migliaia di donatori che stanno partecipando alle raccolte fondi? I gestori delle campagne dicono che se non sarà possibile comprare i dati personali del Congresso allora quel denaro verrà devoluto ad enti che si occupano di tutelare la privacy degli utenti come la Electronic Frontier Foundation. GoFundMe però ci tiene a precisare che prima bisogna verificare se la campagna è una “truffa” o meno. Non si può però non notare che la risoluzione che ha abrogato il divieto è stata proposta da Marsha Blackburn che nel corso dei suoi 14 anni di carriera politica ha ricevuto quasi 700 mila dollari in donazioni da lobbysti del settore delle comunicazioni come AT&T, Comcast e Verizon ovvero tre dei maggiori ISP statunitensi.

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