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La campagna acquisti di Salvini tra i grillini (per fermare l’inciucio PD-M5S)

Alessandro D'Amato 20/08/2019

«Ci sono 12 senatori grillini in sonno pronti a votare no alla fiducia e a passare con Salvini». Lo scouting viene smentito dallo stato maggiore della Lega, che anzi minaccia querele per chiunque lo rilanci

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“So che Salvini ha telefonato a molti parlamentari grillini per offrire posti in lista”: Gianfranco Rotondi, vecchio democristiano che di trame di palazzo se ne intende, ha lanciato la bomba ieri rivelando quanto gli avrebbero riferito colleghi del MoVimento 5 Stelle. Ovvero che il vicepremier avrebbe chiamato personalmente alcuni di loro al secondo mandato (dunque a rischio ricandidatura) e in qualche modo meno ostili di altri alla Lega.

La campagna acquisti di Salvini tra i grillini (per fermare l’inciucio PD-M5S)

Il tutto allo scopo di far saltare l’operazione “inciucio” e offrire loro una sponda, promettendo che «non farebbe mai un’alleanza con Berlusconi».Una suggestione ripresa oggi da Carmelo Lopapa su Repubblica anche se viene smentita furiosamente dal Carroccio, che annuncia querele:

Ma se campagna acquisti c’è stata – in “stile Verdini” è la malizia messa in circolo – sarebbe fallita, dato che in base alla ricostruzione solo una dozzina avrebbe accettato (e tra loro si fa il nome di Gianluigi Paragone). «Ci sono dodici grillini in sonno che voteranno no alla fiducia e hanno ringalluzzito il Capitano», è la rivelazione che fa Rotondi.

Lui si sarebbe limitato a suggerire al Cavaliere «un sostegno pieno di Fi al nuovo governo, perché non bastano Pd e M5S per un governo di legislatura». Lo scouting viene smentito dallo stato maggiore della Lega, che anzi minaccia querele per chiunque lo rilanci. Ma non sarà questa la preoccupazione in cima ai pensieri di Matteo Salvini, che in queste ore si gioca tutto, dentro o fuori.

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Alessandro Trocino sul Corriere della Sera riparte invece da Rotondi: «Ci sono 12 senatori grillini in sonno pronti a votare no alla fiducia e a passare con Salvini». E spiega che il gruppo degli eletti è spaccato tra chi ha paura delle elezioni perché significherebbero la fine della sua carriera politica e chi ha invece paura della deroga al secondo mandato, che manderebbe avanti i volti già conosciuti tra gli eletti penalizzando i nuovi:

Tra i più filo leghisti c’è Gianluigi Paragone. E in molti fanno il nome di Stefano Buffagni, che ieri ha detto, parlando di Salvini: «Invece di dire che ha il telefono acceso,lo usasse». Un invito a tornare a parlarsi, forse fuori tempo massimo. Decisamente critico contro i democratici è Diego De Lorenzis: «Avevamo detto no al Pd perché non ci fidavamo e ora ci caschiamo di nuovo?».

Ma nel gruppo quasi tutti sono per provarci, sia pure tra mille distinguo. Roberto Fico tace, per la sua posizione istituzionale e per il possibile ruolo in un governo con il Pd. Brescia, vicino a lui, spiega che «l’obiettivo è ridimensionare Salvini». Persino Carla Ruocco dà l’ok a un patto di legislatura «se i punti sono chiari e condivisi». E a chi ha ancora qualche dubbio, Federico D’Incà, dice: «La Lega ci voleva morti, non dobbiamo avere rimorsi».

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Le possibili soluzioni alla crisi (Il Messaggero, 20 agosto 2019)

Dodici piccoli senatori grillini (pronti ad andare con Salvini)

In questa prospettiva anche Francesco Verderami sul Corriere della Sera parla di dodici piccoli senatori grillini che come i dieci indiani di Agatha Christie potrebbero far saltare i numeri del governo giallorosso. Pare necessario ricordare anche il titolo del film tratto da quel libro: “E poi non ne rimase più nessuno”.  Il ministro dell’Interno intanto prepara dal Viminale la giornata campale di oggi.

Ai suoi fa sapere di volersi tenere le «mani libere». Deciderà solo oggi, dopo aver sentito alle 15 le dichiarazioni del presidente del Consiglio, se intervenire e ribattere colpo su colpo a una requisitoria dell’“avvocato del popolo” che segnerà la rottura finale o assecondare al contrario le chance (ormai residue) di una ripresa del dialogo. Salvini decide insomma di non decidere, come fa sempre nei momenti di massima difficoltà.

E questo è il passaggio più difficile che sta vivendo nella sua folgorante scalata al potere. Nessuno dei consiglieri più fidati, sentiti fino a ieri, da Giancarlo Giorgetti a Lorenzo Fontana a Giulia Bongiorno, ha tentato a questo punto di convincerlo in una direzione o in un’altra. Il leader è solo. Sua la responsabilità di tutto quel che accadrà da stasera in avanti.

movimento 5 stelle pd governo

Vignetta da: Trash bin su Facebook

Foto copertina da: Il Fatto Quotidiano

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