Camilla Canepa, la malattia autoimmune e la dose di vaccino Astrazeneca

di Enzo Boldi

Pubblicato il 2021-06-11

Mentre è ancora altissimo il livello di dolore per la morte della 18enne di Sestri Levante, si prova a ricostruire la sua storia clinica: ora si dovrà chiarire se quella patologia che porta a una carenza di piastrine e la cura ormonale che la giovane seguiva per curarsi hanno interagito – con esiti nefasti – con il siero anti-Covid

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Qualsiasi tipo di analisi, ricerca e verifica non potrà mai attenuare il dolore di genitori, parenti e amici di Camilla Canepa. La 18enne di Sestri Levante è deceduta ieri in seguito a una trombosi del seno cavernoso. Era ricoverata al San Martino di Genova dal 5 giugno, dieci giorni dopo ave ricevuto la prima dose del vaccino anti-Covid di Astrazeneca. La giovane, purtroppo, rientra all’interno di quella casistica di “eventi fatali” post somministrazione del vaccino e ora sarà necessario capire se questa morte potesse essere evitata.

Camilla Canepa, la malattia autoimmune e la dose di vaccino Astrazeneca

Ancora non c’è l’assoluta certezza della “correlazione” tra il prodotto anglo-svedese e il decesso, ma il percorso clinico dell’ultima settimana della giovane Camilla Canepa sembra essere un indizio fondamentale. Nelle ultime ore, però, sono emersi alcuni dettagli che potrebbero aiutare a fornire un quadro dai contorni ben più delineati rispetto a quelli fumosi dei giorni scorsi. Le forze dell’ordine e gli inquirenti, infatti, stanno studiando la cartella clinica della giovane e la sua storia a livello medico. E da lì sarebbe emersa una malattia autoimmune di cui soffriva la giovane. Si tratta della piastrinopenia.

Si tratta di una patologia che si trasmette in forma ereditaria e che porta il fisico a non produrre un numero sufficiente di piastrine. Per curare questa malattia, la 18enne stava seguendo una terapia (al momento non è noto, come è giusto che sia, la tipologia di prodotti utilizzati) ormonale.

La terapia ormonale

Ovviamente ora tutto dovrà essere valutato, con tutte le sfaccettature del caso. Si dovranno leggere i documenti consegnati dalla giovane al momento della sua adesione all’Open day del 25 maggio, verificare se la giovane avesse segnalato la patologia autoimmune di cui soffriva e capire se ci sia stata una sottovalutazione del problema clinico da parte del personale medico incaricato di fare l’anamnesi pre-somministrazione del vaccino. Perché una terapia ormonale, per fare un’estrema sintesi, potrebbe aver agito come la famosa “pillola”: le donne che la assumono, infatti, non dovrebbero ricevere Astrazeneca per le evidenze emerse negli ultimi mesi. E non si tratta di fare proclami no-vax, ma solamente di fare luce sul cortocircuito che ha portato alla morte di una 18enne con tutta la vita davanti.

Sta di fatto che le indicazioni dell’AIFA su Astrazeneca, probabilmente, sono state sottovalutate per dare una spinta decisiva alla campagna vaccinale. E giovani come Camilla Canepa hanno provato a dare l’esempio a tutti gli scettici decidendo di sfruttare quell’open day per poter dire addio al Covid-19. Poi, però, quando accadono fatti tragici come la sua morte diventa necessario analizzare nel dettaglio cosa è successo e capire se ci siano dei reali responsabili per quanto accaduto.

 

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