La Camera accoglie i ricorsi sui vitalizi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-12-29

Il consiglio di giurisdizione di Montecitorio ha accolto quattro ricorsi di ex deputati, o delle loro vedove, sospendendo l’efficacia dei tagli operati dalla riforma Fico. Si erano visti falcidiare l’assegno fino al 57 per cento dell’importo

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La riforma-bufala dei vitalizi (in realtà già cancellati) rischia una battuta d’arresto. Alla Camera che ci costa di più con Roberto Fico che con Laura Boldrini sono stati accolti i ricorsi di ex deputati che hanno sospeso l’efficacia dei tagli:

Il consiglio di giurisdizione di Montecitorio ha accolto quattro ricorsi di ex deputati, o delle loro vedove, sospendendo l’efficacia dei tagli operati dalla riforma Fico. Si erano visti falcidiare l’assegno fino al 57 per cento dell’importo. Come Ursula Soergel, milanese, moglie di un parlamentare del Pci, Carlo Olmini, morto nel 1974, che da anni riceve una pensione da 1970 euro netti e che con le nuove regole – in vigore dal 27 gennaio 2019 – avrebbe intascato poco meno di mille euro. Ne spende, solo per la badante che l’assiste 24 ore su 24, 2mila, tra retribuzione, contributi e vitto. La donna, tramite l’avvocato Felice Besostri, aveva fatto notare che così la sua sopravvivenza sarebbe stata minata.

E ora il collegio di giurisdizione, composto dai deputati Alberto Losacco (Pd), Silvia Covolo (Lega) e Stefania Ascari (M5s), ha accolto la richiesta di sospensiva, rinviando la decisione nel merito al prossimo 13 febbraio. «Speriamo non sia una vittoria di Pirro», ha spiegato il compagno della donna, Carlo Brambilla. Anche gli altri tre casi accolti vantano profili simili: l’assegno decurtato coprirebbe a malapena le spese mediche. Tra loro ci sono il comasco Renzo Pigni, 93 anni, deputato socialista dal 1953 al 1968, e poi del Psiup fino al 1972, e una vedova di 97 anni, che non potrebbe più pagare la retta dell’ospizio che la ospita.

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1265 ex deputati avevano presentato ricorso, anche perché la riforma ha effetti paradossali: non intacca l’assegno di chi è andato in pensione di recente, grazie ai contributi versati, mentre penalizza “i vecchi”, che furono in Parlamento negli anni Sessanta e Settanta, quando i vitalizi si calcolavano perlopiù su base retributiva. La riforma, voluta dai 5S ricalcola infatti gli assegni su base contributiva. Ora si comincia.

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