La verità sulla storia della cagnolina morta e del Mondello Palace Hotel

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-07-10

Da giorni sui social si è scatenata la caccia ai colpevoli della morte di una cagnolina. Prima un albergo di Mondello accusato di crudeltà e subissato di telefonate minatorie e minacce su Facebook. Poi dell’OIPA che “non avrebbe fatto abbastanza”. La verità è che il Comune di Palermo se ne frega degli animali: la telefonata con Ornella Speciale, responsabile Oipa, che conferma la versione dell’hotel

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Ieri abbiamo raccontato la storia della cagnolina morta a Mondello e delle accuse da parte dei volontari dell’associazione Pelosi nel Cuore al Mondello Palace Hotel che secondo una prima versione dei fatti aveva cacciato l’animale provocandone la morte. È poi venuto fuori che non solo il personale dell’albergo non aveva “messo in mezzo alla strada” la bestiola ma che l’aveva addirittura dissetata e messa all’ombra; l’animale era gravemente malato e che quindi non era certo morto a causa di una presunta negligenza da parte dell’albergo.

La versione di OIPA Palermo sul cane morto a Mondello

Il duro j’accuse ha avuto come unico effetto quello di scatenare un’ondata di commenti e recensioni negative sulla pagina dell’hotel. E non solo, perché come sempre in questi casi molti oltre a prendere di mira la struttura alberghiera ne hanno approfittato per scatenare una guerra Nord contro Sud, al grido di “certe cose succedono solo in Sicilia“. Ma la verità è venuta presto a galla. A confermare la versione del  Mondello Palace Hotel è infatti un post della sezione OIPA di Palermo che contrariamente a quanto sostenuto proprio da Pelosi nel Cuore in una risposta su Twitter al nostro articolo (con uno screenshot che tronca il messaggio originale) fa sapere che sì, era stata contattata dalla Direzione dell’albergo.

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Non è vero quindi che il cane non era stato rifocillato o abbeverato. Anzi gli era stata data dell’acqua perché il personale si era reso conto che l’animale era chiaramente in difficoltà. Difficile però fare su due piedi una diagnosi e rendersi conto non essendo veterinari che il cane era moribondo a causa di due infezioni interne. Ad essere contattata è stata la responsabile dei rapporti con le istituzioni regionali che ha consigliato di chiamare il 113 per allertare la Polizia Municipale. I cani randagi, o trovati vaganti sul territorio, sono per legge sotto la responsabilità del Sindaco e quindi sono le autorità comunali quelle preposte ad intervenire.

Le responsabilità del Comune di Palermo che non si fa carico dei cani randagi

Al telefono a NeXtQuotidiano la dottoressa Ornella Speciale di OIPA (la persona contattata dall’Hotel) ha spiegato che il consiglio è stato proprio quello di chiedere l’intervento dei Vigili Urbani perché sono loro a doversi occupare dei cani randagi. La responsabile OIPA ha spiegato che dall’albergo hanno chiamato lei perché qualche tempo fa l’hotel si era trovato in una situazione simile, con un barboncino che era entrato nella proprietà e che era stato accudito dal personale in attesa di capire come comportarsi. In quel caso la responsabile OIPA si trovava a passare per caso da quelle parti e aveva aiutato ad interfacciarsi con la Municipale che era intervenuta. I cani vaganti infatti potrebbero essere di proprietà e quindi “impossessarsene” per potarli in una clinica potrebbe essere addirittura visto come un furto. «Solo la lettura del microchip – spiega la Speciale – consente di risalire al legittimo proprietario». E questo lo possono fare solo gli agenti della municipale o i veterinari dell’ASP.

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Ma allora perché la Municipale ha detto che non poteva intervenire se il cane si trovava all’interno di una proprietà privata ma solo se era su suolo pubblico? Secondo la responsabile di OIPA la ragione è una ordinanza sindacale che non è ben chiaro se esista (perché non si trova nei database) e che in qualche modo scavalca le leggi nazionali e regionali che impongono al Comune di farsi carico dei cani smarriti, randagi o abbandonati. La dottoressa Speciale racconta che in passato è già successo che un cane entrasse all’interno di uffici – come la sede regionale della Rai – e la municipale non sia intervenuta a verificare il microchip per «vedere se è di proprietà del comune e reimmessa in territorio, di un privato,se rubata o smarrita, se ci sono denunce di smarrimento o furto. O se semplicemente trattasi di un loro cane con chip del comune, che loro hanno deciso di rimettere in strada che sta male». A quanto pare infatti a Palermo e a Mondello in particolare molti cani randagi dopo essere stati catturati e microchippati invece che finire in canile sono stati reimmessi sul territorio.

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Non sappiamo al momento se la cagnolina fosse uno di questi cani ma è fuori di dubbio che il sistema non ha consentito un intervento tempestivo da parte di chi per legge è tenuto a farsi carico dei cani vaganti. Il caso della povera cagnolina è solo la punta dell’iceberg. Continua la dottoressa Speciale: «i cani aggressivi per strada assalgano persone anziane a passeggio, divorando nel contempo il loro cagnolino, ragazze inseguite da rottweiler fuggono con il loro cagnolino in braccio per salvarlo, rompendosi legamenti». I volontari (OIPA, che sono anche guardie zoofile, o altre associazioni) intervengono quando e possibile ma la responsabilità è del Comune e della Polizia Locale che sono tenuti ad intervenire. Fare una guerra contro “quelli del Sud” o contro l’albergo non serve a nulla, perché sabato è toccato a quella cagnolina ma ci sono altri cani che se oggi non sono in pericolo lo saranno presto, nell’indifferenza non dei cittadini (siano essi volontari o personale di un albergo) ma delle istituzioni.

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