Brexit: il Regno Unito non farà parte del mercato unico

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-01-17

Theresa May conferma che il Regno Unito uscirà dal mercato unico perché non può accettare l’imposizione delle regole della UE. All’orizzonte si profila una hard brexit a meno che i governanti non trovino un accordo che finirà in ogni caso per scontentare i duri e puri dell’isolazionismo britannico

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Poche idee ma confuse, questo è la linea seguita da Theresa May e dal Parlamento britannico sulla Brexit. Che la Premier del Regno Unito non sappia ancora quali accordi negoziare con l’Unione Europea dopo l’uscita del paese dalla UE è cosa nota, ma la faccenda diventa davvero imbarazzante se è il Cancelliere dello Scacchiere (ovvero il Ministro delle finanze) Philip Hammond ad anticipare in un discorso al Parlamento quella che sarà la strategia britannica per la Brexit. Secondo il Cancelliere dopo la Brexit il Regno Unito non farà parte del mercato unico.

Il Regno Unito dice addio al mercato unico

Il Cancelliere, prima ancora che la May desse la notizia ha così annunciato l’intenzione del Regno Unito di uscire dal mercato unico: “non possiamo essere membri del mercato unico a causa della linea politica stabilita dagli altri leader europei a proposito delle quattro libertà fondamentali dell’Unione”. Come è noto da mesi, fin da prima del voto sulla Brexit, la linea seguita dalla UE negli accordi con altri paesi non membri (come ad esempio Norvegia e Svizzera) è quella che è possibile “prendere” solo una delle quattro libertà su cui si fonda la UE che sono – oltre alla libera circolazione delle merci – la libera circolazione delle persone, dei capitali e la libera prestazione dei servizi. Che il Regno Unito non sia in grado di stipulare con l’Unione un accordo sull’accesso al Mercato Unico che non preveda anche la libera delle persone lo sapevamo tutti da un pezzo. Più che una decisione quella del Cancelliere sembra una semplice presa d’atto che il Regno Unito non ha il potere di negoziare un accordo “speciale” e all’orizzonte si profila lo spettro della Hard Brexit. Theresa May ha successivamente confermato quanto detto dal suo Ministro annunciando che rimanere all’interno del mercato unico “significherebbe dover sottostare a leggi e regolamenti senza avere la possibilità di votarli” e soprattutto sarebbe come “non lasciare affatto l’Unione Europea”. Un’altra grande scoperta tardiva ma evidentemente ai cittadini britannici le cose vanno dette un po’ per volta.

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I possibili scenari della Brexit secondo Linda Yueh (via Twitter.com)

Hard Brexit o Continental Partnership?

Quello che è certo per ora è che il Regno Unito uscirà dall’Unione Europea e lo farà anche se il Parlamento dovesse votare contro la Brexit. Tra gli altri punti oggetto di negoziato c’è la possibilità che il Regno Unito continui a pagare per finanziare il bilancio di specifici progetti europei e qui probabilmente ha in mente l’accesso al programma europeo di aiuti all’agricoltura (CAP, Common Agricultural Policy), che da solo vale circa 3 miliardi di euro e complessivamente costituisce il 55% delle entrate del Regno Unito nel settore. Guardate lo schema qui sopra per vedere se il Regno Unito potrà avere accesso al programma senza essere uno stato membro: la risposta è no. Aggiungente che la May non vuole che il paese sia sottoposto alle leggi e ai regolamenti europei e capirete bene come quello che chiedono i britannici sia pura utopia oppure che nella migliore delle ipotesi la May stia dirigendo il paese verso la proposta avanzata dal Bruegel Institute per un accordo ibrido denominato Continental Partership. La May però ha detto che vuole cercare un accordo di libero scambio più ampio possibile, che ovviamente sarebbe un po’ come voler avere il mercato unico senza voler accettare tutto il resto. Difficile che un’ipotesi del genere, per quanto desiderabile per il Regno Unito, possa essere accettata. Senza contare che né il Cancelliere né la Primo Ministro hanno affrontato uno degli aspetti più spinosi della questione: lo status di Londra come piazza finanziaria del Vecchio Continente e il passaporto per operare nei mercati europei, ovvero la libera circolazione dei capitali e dei servizi che per il Regno Unito è altrettanto vitale quanto quella delle merci. Né la May sembra ipotizzare cosa potrebbero chiedere in cambio i leader europei, anche se la risposta più ovvia è: la libera circolazione delle persone (ovvero un’altra delle libertà fondamentali della UE).


Se dalle opposizioni il leader del Labour Jeremy Corbyn fa sapere che in sostanza quello che vuole la May è far diventare il Regno Unito un paradiso fiscale cosa che peraltro è stata annunciata qualche giorno fa proprio dal Cancelliere (in modo da attrarre capitali che altrimenti fuggirebbero altrove) dalla Scozia la Primo Ministro Nicola Sturgeon continua ad agitare lo spettro dell’indipendenza scozzese (per altro già rigettata da un precedente referendum) per salvaguardare l’interesse della Scozia nel continuare ad intrattenere relazioni commerciali con la UE.

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