Fact checking
Referendum Brexit, i sondaggi in parità
Alessandro D'Amato 21/06/2016
Le ultime rilevazioni confermano il ritorno con discreta forza dell’opzione unionista dopo che per una settimana i divorzisti sembravano aver conquistato il cuore dei votanti. Due sondaggi (YouGov and Survation) indicano un marginale vantaggio per il Remain. Ma è too close to call
A due giorni dal voto i sondaggi sulla Brexit dicono che il risultato è too close to call. Le ultime rilevazioni confermano il ritorno con discreta forza dell’opzione unionista dopo che per una settimana i divorzisti sembravano aver conquistato il cuore dei votanti. Due sondaggi (YouGov and Survation) indicano un marginale vantaggio per Remain ( tra i 2 e i 3 punti di scarto) dopo il gap di 6 –7 a favore del Leave registrato la scorsa settimana. Si parla però di distacchi troppo piccoli perché siano decisivi o significativi e anzi una sorpresa alle urne potrebbe essere in dirittura d’arrivo.
Brexit e sondaggi too close to call
Intanto però un nuovo sondaggio Orb per il Telegraph indica che a soli due giorni dal referendum sulla Ue, il fronte guidato dal premier David Cameron raccoglie il 53% dei consensi rispetto al 46% dell’ipotesi Brexit rappresentata dalla campagna ‘Leave’. Non a sorpresa il progressista Guardian si è schierato a favore del “remain” per “restare connessi ed inclusivi e non arrabbiati ed isolati” Sulla stessa linea del Guardian il Financial Times e, a sorpresa, il Times di Ruper Murdoch, il cui tabloid Sun si è invece schierato a favore del “leave”. Posizione pro Brexit condivisa dal conservatore Daily Telegraph e dal tabloid ‘Daily Mayl’, tra i più influenti e diffusi nel Paese Contro l’uscita dall’Ue anche il progressista Independent, seppur ormai solo online, ed il tabloid di sinistra Daily Mirror. Anche un gruppo di Premi Nobel per l’economia è sceso in campo oggi per denunciare i rischi della Brexit a tre giorni dal referendum, mentre una serie di appelli separati contro il divorzio da Bruxelles è arrivata da imprenditori del regno e dal boss del calcio inglese della Premier League, Richard Scudamore. “La Brexit creerebbe incertezza” per la prospettiva di accordi commerciali fra la Gran Bretagna e i maggiori partner internazionali, in Europa, ma anche “con Usa, Canada e Cina”, scrivono 10 Nobel per l’economia in una lettera aperta al Guardian. E gli effetti negativi, avvertono, sono destinati a “protrarsi per anni”. Di qui la convinzione che “gli argomenti in materia economica siano chiaramente a favore della permanenza nell’Ue”. Uno dei firmatari, Christopher Pissarides, della London School of Economics, sottolinea poi al Guardian il timore che l’incertezza possa ridurre gli investimenti nel regno, colpire l’occupazione, indebolire la sterlina e rendere piu’ costosi i viaggi e le vacanze dei britannici. Considerazioni condivise, in sedi diverse, da imprenditori come Richard Branson, patron della Virgin, e dai vertici della Society of Motor Manufacturers and Traders, l’organizzazione che riunisce le maggiori industrie dell’automobile in Gran Bretagna. Ma anche da Scudamore, secondo il quale la Brexit sarebbe “incongrua” per i 20 club della Premier League che fanno “dell’apertura” la loro bandiera.
Il referendum sulla Brexit e i risultati
Qualcosa di sicuro sull’esito del referendum di giovedì 23 dovrebbe comunque sapersi già dalle 5 del mattino di venerdì, quando saranno resi noti i risultati delle aree piu’ europeiste e che quindi potrebbero far virare il risultato finale verso una bocciatura della Brexit. Cosi’ come avvenne per il referendum sull’indipendenza della Scozia, neanche questa volta per la consultazione sulla Brexit ci saranno gli exit poll: nessuno dei canali televisivi o dei grandi siti Internet questa volta li ha commissionati, considerata la grande incertezza di questi strumenti durante le precedenti elezioni. Nella primissima mattinata di venerdi’ si sapra’ come avranno votato i cittadini britannici in Galles, in Scozia e soprattutto a Londra, dove il fronte del ‘Remain’ è più forte, almeno stando ai sondaggi. I risultati definitivi a livello paese dovrebbero poi arrivare fra le 7 e le 8 del mattino di venerdi’, quindi fra le 8 e le 9 in Italia. E in tal senso sara’ decisivo, dicono gli analisti, il risultato del voto nel nord dell’Inghilterra, per capire se veramente il Labour avra’ fatto breccia con il suo europeismo fra le classi operaie. I sudditi di Sua Maestà voteranno dalle 7 alle 22 di giovedì, quindi fra le 8 e le 23 in Italia. Saranno ammessi al voto anche gli irlandesi e i cittadini del Commonwealth residenti nel Regno Unito. Non avranno diritto di voto, invece, i cittadini comunitari residenti, mentre i britannici all’estero hanno gia’ votato via posta ma il requisito principale era che fossero lontani dal Regno Unito da non piu’ di 15 anni. Le autorita’ raccomandano fra l’altro di andare a votare in tempo, considerando che si prevede un’affluenza straordinariamente alta per il paese, forse piu’ dell’80%. I centri elettorali dove verranno contate le schede sono 382, sparsi in tutto il Regno Unito e il risultato finale sara’ annunciato nella sede del Comune di Manchester da Jenny Watson, presidente nazionale della commissione elettorale. Subito dopo e’ previsto un discorso del primo ministro David Cameron, probabilmente dall’uscio di Downing Street. Che cosa dira’, chiaramente, e’ tutto un mistero, ma si prevede che lo dica prima dell’apertura della Borsa di Londra.