Bolsonaro rompe il silenzio: non riconosce la sconfitta, ma accetta la transizione

di Asia Buconi

Pubblicato il 2022-11-02

Bolsonaro ha autorizzato il suo capo di gabinetto di avviare il trasferimento dei poteri a Lula, pur sollecitando le proteste in Brasile

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È stato un silenzio assordante quello mantenuto da Jair Bolsonaro all’indomani delle elezioni in Brasile. Il timore, paventato già nei giorni precedenti al ballottaggio con l’ex sindacalista Inacio Lula, era quello che lo sconfitto non riconoscesse la vittoria delle sfidante, che alla fine ha avuto la meglio per quasi 2 punti percentuali, divenendo Presidente per la terza volta. Nessun tweet, nessun discorso pubblico, nessuna congratulazione nei confronti del suo avversario e, soprattutto, nessun riconoscimento ufficiale della sua sconfitta. Almeno fino a ieri quando, a 44 ore dai risultati, Bolsonaro ha finalmente commentato l’esito delle elezioni con un discorso pubblico tenuto al Palacio da Alvorada, la residenza presidenziale.

Bolsonaro ha parlato per circa due minuti senza mai nominare Lula né congratularsi con lui, non dando dunque alcun riconoscimento formale alla sua vittoria. Di contro, però, ha autorizzato il suo capo di gabinetto di avviare il trasferimento dei poteri a Lula, il che lascia immaginare che non voglia contestare il risultato delle elezioni, anche se rimangono alcuni punti in sospeso.

Bolsonaro autorizza la transizione ma sostiene le manifestazioni di protesta: “Sono le benvenute”

Dopo il breve discorso di Bolsonaro, ha preso parola Ciro Nogueira, il suo capo di gabinetto, il quale ha confermato come il presidente uscente lo abbia autorizzato ad avviare il processo di trasferimento dei poteri nei confronti del successore. Nogueira, contrariamente a Bolsonaro, ha però parlato di Lula usando il termine “presidente” e quello di “vicempresidente” per il vice Geraldo Alckmin. In questo modo, lo sconfitto Bolsonaro ha evitato di riconoscere personalmente la vittoria, pur evitando una crisi costituzionale tramite le parole del suo capo di gabinetto.

Ma tale parziale riconoscimento non è per forza garanzia di un periodo di pace per il Brasile: i prossimi due mesi, che vedranno Bolsonaro ancora in carica in vista dell’insediamento di Lula, promettono di essere turbolenti. Sono numerose le proteste da parte dei sostenitori dello sconfitto per l’esito delle elezioni. I più agguerriti sono i camionisti, che stanno bloccando molte strade in tutto il Brasile, provocando disagi alla viabilità e sospendendo di fatto le consegne di cibo. Un fatto, questo, che sta mettendo in seria difficoltà la catena di approvigionamento del Paese, specie a sud (la polizia federale ha segnalato 271 blocchi sulle autostrade). E, per comprendere la gravità della situazione, basti pensare che Bolsonaro nel suo discorso ha affermato che “le manifestazioni sono le benvenute”.

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