Blocco stipendi PA: falsi miti e tristi verità

di Carlo Cipiciani

Pubblicato il 2014-09-04

Blocco stipendi PA. Nella guerra tra Madia e i sindacati si alternano falsi miti, tristi verità e un oceano di dichiarazioni intrise di ignoranza (o malafede). Il blocco degli stipendi PA dà ossigeno alle casse dello Stato, dice la Madia. Giusto, ma con effetti depressivi su consumi, domanda interna e Pil, che si scaricheranno sui …

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Blocco stipendi PA. Nella guerra tra Madia e i sindacati si alternano falsi miti, tristi verità e un oceano di dichiarazioni intrise di ignoranza (o malafede).
Stipendi PA
Il blocco degli stipendi PA dà ossigeno alle casse dello Stato, dice la Madia. Giusto, ma con effetti depressivi su consumi, domanda interna e Pil, che si scaricheranno sui famosi rapporti Deficit/Pil e Debito/Pil. Il blocco sottrae potere d’acquisto alle famiglie, dicono i sindacati; sì, anche se in un periodo di deflazione il salario reale di fatto cresce. Il blocco colpisce una categoria di privilegiati, dice la pubblica opinione; gente che produce poco e non rischia mai il posto di lavoro, mentre il resto del Paese soffre. Forse, anche se insegnanti, infermieri, poliziotti e tanti altri pubblici dipendenti sembrano più poveri cristi con famiglie da far campare che nababbi nullafacenti.
Il blocco degli stipendi PA serve per dare risorse ai più bisognosi, dice la Madia riferendosi al bonus di 80 euro. Certo, ma è difficile pensare ai travet da poco più di 1.500 euro al mese con figli a carico come a dei nababbi mentre gli evasori brindano a champagne. Il blocco è ingiusto ed iniquo, dicono i sindacati; meglio la “vera spending review mai partita. Cosa certo buona e giusta, anche se la spesa corrente della PA si dilata non per gli acquisti di beni e servizi (che calano da tre anni, proprio come gli stipendi) ma per crescita della spesa per pensioni; perché le riforme sin qui fatte stabilizzano i conti nel medio lungo termine, ma non hanno intaccato gli squilibri ereditati dai “regali” fatti da governi (e avallati dai sindacati) sciagurati, negli anni ’70 e ’80.
Un governo e sindacati coraggiosi avrebbero potuto negoziare recuperi di risorse per il bilancio statale con cose tipo la proposta “Patriarca-Poletti”, ovvero un prelievo sulle pensioni d’oro nel differenziale tra contributi versati e assegni erogati, un vero e proprio “regalo” a pensionati benestanti se non ricchi. Magari accomapgnata da norme anti evasione, e non per quella da “sopravvivenza”.Ma i sindacati sanno solo strillare, ed il governo ha subito ceduto alla pressione di parte della sua maggioranza.
Almeno, si potrebbe negoziare il blocco del monte stipendi complessivo ma come risultante da riduzioni per le retribuzioni di manager e dirigenti pubblici (ad esempio, sulla parte variabile dello stipendio) e da un aumento, anche piccolo, per i travet, bidelli, infermieri ecc…
Governi e sindacati così in Italia non c’erano ieri e non ci sono oggi. E chissà che verrà dopo o, se preferite, what comes neXt.

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