«Bisogna agire o fra due mesi tornerà il lockdown»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-08-17

«Di questo passo i nuovi contagi quotidiani potrebbero arrivare a 1.000 entro fine agosto e superare i 1.500 a fine settembre», dice Flavio Tonelli, professore di Simulazione dei sistemi complessi all’università di Genova

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Nei giorni scorsi la quota di positivi al Coronavirus SARS-COV-2 ha oscillato intorno a quota 500, poi l’altroieri ha sfondato la soglia psicologica dei 600 casi giornalieri. E Repubblica in un articolo a firma di Luca Fraioli racconta che chi sin dall’inizio studia i numeri della pandemia ha le idee chiare sull’andamento cui assisteremo nelle prossime settimane.

 «Di questo passo i nuovi contagi quotidiani potrebbero arrivare a 1.000 entro fine agosto e superare i 1.500 a fine settembre», dice Flavio Tonelli, professore di Simulazione dei sistemi complessi all’università di Genova, che con Andrea De Maria, professore associato di Malattie infettive nello stesso ateneo, e all’esperto di sviluppo di modelli software Agostino Banchi, ha elaborato un modello matematico per prevedere l’evoluzione dell’emergenza Covid 19. Ci risiamo dunque? Dobbiamo aspettarci una nuova impennata esponenziale come quella che nei primi mesi dell’anno mandò in tilt il sistema sanitario lombardo?

«La situazione non è ancora fuori controllo», risponde Enrico Bucci, professore di Biologia alla Temple University di Philadelphia, anche lui attento osservatore della dinamica dei contagi nel nostro Paese. «Ma dobbiamo essere consapevoli — avverte — che il lento aumento dei nuovi casi giornalieri può preludere a una salita più ripida nelle prossime settimane. Ci sono però importanti differenze rispetto al febbraio scorso: l’Rt,  cioè quante persone in media può infettare un contagiato, è molto più basso e il tempo di raddoppio dei contagi è molto più lungo. Probabilmente la situazione attuale è analoga a quella di dicembre, quando il virus, senza che ce ne accorgessimo, si stava diffondendo tra la popolazione, soprattutto quella giovane che viaggiava per lavoro».

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Perché a febbraio ci si accorse dell’epidemia quando ormai già centinaia di anziani con polmoniti anomale affollavano gli ospedali del Nord, Rt valeva 2.5, ma era arrivato anche a 4, e i malati raddoppiavano ogni tre giorni circa. La curva dei contagi apparve subito come un’esponenziale ripidissima, perché ci mancava la prima parte di salita lenta, la stessa a cui stiamo assistendo oggi. «Da questo punto di vista — continua Bucci — concordo con Pier Luigi Lopalco quando sostiene che siamo nella fase di possibile innesco di una seconda ondata».

Spegnere l’innesco prima che provochi una nuova drammatica esplosione. È quello che invocano gli studiosi, chiedendo più rapidità d’intervento al Sistema sanitario nazionale. «Assistiamo allo stesso disastro nella politica sanitaria che è andato in scena a Milano durante la prima ondata: purtroppo nulla è cambiato», dice Bucci. «Per esempio i tamponi rapidi, con risultati entro 48 ore, stentano a decollare. E così si  finisce per avere una sola arma efficace: il lockdown. Ma il lockdown è la resa, l’equivalente del lazzaretto dove rinchiudere i malati di peste perché non si sa come curarli».

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