Berlusconi candidato al Quirinale come la “sora Maria”? Tutti (nel centrodestra) lo vogliono, nessuno…

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-01-15

Il centrodestra “lancia” Berlusconi come suo candidato per la presidenza della Repubblica. Ma i dubbi sul fatto che trovi i voti e sciolga la riserva sono più di uno

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Ora Berlusconi è il candidato al Quirinale del centrodestra. Ufficialmente. Ma i dubbi sul fatto che possa trovare i voti necessari e sciogliere la riserva tra gli alleati sono più di uno…

Cosa è successo al vertice

“Ho la mia storia, ho anche un’età, ho ancora tante cose da fare… Volevo sapere voi che ne pensate…”, racconta Adnkronos abbia detto Berlusconi durante il vertice di centrodestra a ‘Villa Grande’. Il Cav avrebbe preso la parola per primo e premesso che nessuno gli ha imposto certo di fare il capo dello Stato e che l’unità della coalizione resta per lui la priorità. A quel punto Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Lorenzo Cesa, Maurizio Lupi e Luigi Brugnaro, avrebbero dato la loro disponibilità a sostenere la corsa dell’ex premier (”Berlusconi è la figura adatta a ricoprire in questo frangente l’alta carica”, sottolineano nel comunicato finale) dopo aver verificato i ‘numeri’ in Parlamento magari ‘allargando il campo’ il più possibile. Da qui la richiesta, rivolta al presidente di Forza Italia, di sciogliere la riserva in senso positivo ”fin qui mantenuta” con l’impegno di lavorare da subito per trovare la più ampia convergenza al di fuori del perimetro della coalizione, rinviando tutto a un nuovo summit, la prossima settimana, probabilmente venerdì.

Berlusconi candidato al Quirinale come la “sora Maria”? Tutti (nel centrodestra) lo vogliono, nessuno…

C’è chi come Renzi legge il risultato del vertice al contrario, notando che “la candidatura del Cavaliere ha fatto un passo indietro”, facendo una previsione: entro la prossima settimana “il centrodestra esprimerà un altro nome”. Come è ovvio che sia la sua candidatura ha ricevuto un secco no dal Partito Democratico e dal Movimento 5 Stelle. Ma anche all’interno del centrodestra c’è la forte consapevolezza che l’operazione ‘Silvio for president’ non sia affatto semplice, con il rischio del ‘fuoco amico’ sempre in agguato. Preoccupati dalla ‘roulette’ quirinalizia, i leader, insomma, si sarebbero presi altri sette giorni di tempo per valutare attentamente i pro e i contro e capire quante chances concrete abbia l’ex premier. Salvini, riferiscono, avrebbe chiesto rassicurazione proprio sui voti, munito di schede con il dettaglio storico sull’elezione degli ultimi capi dello Stato, da Oscar Luigi Scalfaro a Sergio Mattarella. Berlusconi, quindi, continuerà nei prossimi giorni lo scouting, magari con l’aiuto del ‘telefonista’ Vittorio Sgarbi e proverà a raccogliere consensi trasversali per convincere i più scettici. Ma, come racconta Il Corriere lui stesso è consapevole che non si tratti di una passeggiata: “Sappiate che se mi renderò conto che i voti non ci sono, sono pronto al passo indietro”, avrebbe detto al vertice. E, spiega Il Messaggero, “perfino Sgarbi, l’addetto di Villa Grande alle telefonate acchiappa-grillini e alle chiamate esca per gli ex stellati e per tutti i peones in cerca d’autore, ammette che «i numeri non ci sono ma la ricerca continua»”. Insomma l’impresa al momento appare se non disperata per lo meno ardua.

I numeri di Silvio

Quali sono i reali numeri su cui può contare Berlusconi? In questi giorni girano vari ‘report’ arrivati sul tavolo di Arcore. Tra questi, uno in particolare, secondo il quale, allo stato, B. potrebbe contare su 493 voti a suo favore, di cui 13 in forse. Di fatto, tolti i 450 grandi elettori del centrodestra, 43 sarebbero quelli ‘extra’. E visto che la quota di sicurezza è almeno 505, gli azzurri si sarebbero resi conto che si tratta di una mission quasi impossible, ma Berlusconi ci crede fino in fondo e fino all’ultimo tenterà di spuntarla, perchè -come va ripetendo- mai come questa volta il centrodestra ha il pallino e non va persa l’occasione.

In particolare, riferiscono, c’è chi avrebbe fatto notare a Berlusconi che senza un accordo blindato con Giovanni Toti e Matteo Renzi non riuscirà spuntarla. Pallottoliere alla mano, infatti, il governatore ligure e l’ex rottamatore gestiscono un ‘pacchetto di voti determinante, perchè possono contare sui 31 parlamentari di ‘Coraggio Italia’ e i 45 di Iv, ovvero 76 in tutto tra deputati e senatori, più i delegati regionali (uno solo, lo stesso Toti). Settantasette pedine indispensabili sullo scacchiere quirinalizio. Un altro ostacolo alla corsa del Cav ventilato sul tavolo di Arcore, raccontano, è l’asse Letta-Conte-Di Maio, che potrebbero chiedere ai propri parlamentari di uscire dall’Aula fino a quando resterà in campo il nome del presidente di Forza Italia.

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