La verità su Bergamo e il Coronavirus: 4500 morti

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-04-02

L’analisi svolta dall’Eco di Bergamo e dall’istituto di ricerca InTwig, che analizza i decessi nella provincia al di là dei 2060 morti ufficiali censiti dalla Protezione Civile e dalla Regione Lombardia: i contagiati in città sono 35mila

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Quattromilacinquecento morti in un mese: questo è l’effetto del Coronavirus SARS-COV-2 e di COVID-19 su Bergamo, la provincia italiana più colpita dall’epidemia e dove il virus dei polmoni, oltre ad aver portato quasi al collasso gli ospedali, ha messo in ginocchio servizi cimiteriali e agenzie funebri. Paolo Berizzi su Repubblica riporta l’analisi svolta dall’Eco di Bergamo e dall’istituto di ricerca InTwig, che analizza i decessi nella provincia al di là dei 2060 morti ufficiali censiti dalla Protezione Civile e dalla Regione Lombardia. E l’esito è stato avvalorato ieri dalla statistica dell’Istat, secondo la quale a Bergamo i decessi sono quadruplicati nelle prime tre settimane di marzo rispetto allo stesso periodo del 2019.

Ma andiamo con ordine. Partiamo dall’indagine condotta dal quotidiano locale. È stata lanciata tra i 243 Comuni della provincia: hanno risposto 91 amministrazioni che rappresentano 607mila abitanti (oltre il 50% della popolazione totale). Il primo dato emerso riguarda il numero totale dei morti nel mese di marzo: 5.400 persone (sei volte rispetto a un anno fa). Di queste, 4.500 sono riconducibili al Covid-19. Ma c’era una discrepanza importante da chiarire.

È quella che i sindaci del territorio avevano evidenziato il 17 marzo: «I dati ufficiali sono solo la punta dell’iceberg», dissero. Ora viene a galla il “sotto”. Se dei 2.060 decessi ufficiali sappiamo tutto, nulla sappiamo degli altri 2.500. Si tratta per lo più di anziani, morti in casa o nelle Rsa. Nonostante sintomi conclamati, non sono stati sottoposti a tampone e in quasi in tutti i casi sul certificato di morte si legge “polmonite interstiziale”. Non solo. Ci sono decessi registrati “con coronavirus” e non “per coronavirus”.

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Il Coronavirus a Bergamo (da L’Eco di Bergamo)

Che vuol dire? Semplice. Che il malato – affetto da altre patologie pregresse – è morto con il coronavirus in corpo ma non direttamente a causa dello stesso. Sta di fatto che il numero reale dei decessi bergamaschi in un mese raddoppia rispetto a quello comunicato da Protezione Civile e Regione. Alcuni esempi. Il capoluogo, Bergamo: 553 decessi a marzo 2020 (+ 428 rispetto a marzo 2019). Solo 201 sono “ufficiali” Covid. Seguono Albino (145), Nembro (135) e Alzano (101). I paesi del focolaio Val Seriana.

In tutti e tre i casi i numeri coronavirus comunicati dalle autorità sanitarie oscillano intorno alla metà, o anche meno. È ormai chiaro – lo scriviamo da giorni – che i numeri bergamaschi erano decisamente sottostimati. Lo stesso discorso vale per i contagi, ma qui entra in gioco il fattore tamponi (non fatti). Ad ogni modo: considerando l’indice di mortalità più basso, nella sola città di Bergamo (120 mila abitanti) i contagiati sarebbero 35mila.

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