La caccia al batterio dopo il quarto neonato morto agli Spedali Civili di Brescia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-01-08

Le madri dei bimbi deceduti accusano: perché i neonati siano stati tenuti tutti in una stanza? Ma il primario sostiene che non ci sia nulla di strano nelle morti

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«Una gravissima malformazione, incompatibile con la vita». Il primario della Terapia intensiva neonatale di Brescia, Gaetano Chirico, conferma la morte del quarto bambino agli Spedali Civili, ma sostiene che il decesso non è correlato con gli altri tre.

Il quarto neonato morto agli Spedali Civili di Brescia

Denise Malvicini, 37 anni, originaria dell’Ovest Bresciano ma da 13 anni di casa a Costa Volpino con il marito Andrea e un figlio di 11 anni, ha ripercorso con il Corriere di Brescia le tappe della morte del secondogenito, il piccolo Marco, morto a solo un mese dalla nascita — prematura — il 5 gennaio, nel reparto di Terapia intensiva neonatale degli Spedali Civili.  La procura ha aperto un fascicolo per omicidio colposo (per ora senza indagati) e disposto per le prossime ore l’autopsia sul corpo del piccolo Marco e di Christian, deceduto il 4 gennaio per enterocolite necrotizzante con perforazione intestinale. Nicole, invece, è mancata il 30 dicembre, stessa complicazione (l’autopsia è già stata fatta, si aspettano gli esiti).

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Denise ha assistito alla scena della culla vuota in occasione della morte di Nicole. Il 4 gennaio è morto Christian, il giorno dopo è toccato a suo figlio Marco. «Il mio bambino non c’è più, è chiaro io sia addolorata. Non sono alla ricerca di vendetta, ho visto con i miei occhi al lavoro medici e infermieri, come si sono amorevolmente presi cura di mio figlio e degli altri piccoli prematuri. Non posso dire assolutamente nulla sul loro operato». Ma «se in terapia intensiva, che conta 40 ricoverati, c’è un batterio che sta facendo ancora danni —in estate l ’epidemia di Serratia Marcescens — allora bisogna scoprirlo,affinché i piccoli siano curati e non si registrino altre morti come quella di Marco. Voglio solo sapere cos’è accaduto, ma l’ho detto anche al primario: non ce l’ho con loro».

La caccia al batterio che non c’è

Anche Simona, la mamma di Nicole, si chiede perché i neonati siano stati tenuti tutti in una stanza e ne parla in un’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano: «Tre neonati che erano nella stessa stanza e sono morti e allora mi chiedo: mia figlia è stata la seconda ad ammalarsi, perché non sono stati allontanati i bambini sani ? Continuo a chiedermelo in questi giorni di immenso dolore. Nicole era la nostra seconda figlia, l’ab biamo desiderata tanto. Noi non potevamo tenere in braccio Nicole, solo il personale dell’ospedale poteva toccarla. Non possiamo aver trasmesso l’infezione da fuori. Se potessi tornare indietro non tornerei in quell’ospedale. Forse un giorno vivrò un’altra gravidanza, ma non torno più lì».

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L’infografica sugli ospedali migliori d’Italia (Il Giornale, 27 aprile 2016)

Ma Chirico spiega che le quattro morti sono dovute tutte a fattori che nulla c’entrano con infezioni da batteri: il primo bimbo deceduto, che è nato a nemmeno sette mesi di gestazione, è stato colpito da un’enterocolite necrotizzante (un danno grave all’intestino); il secondo prematuro — anche lui pesava meno di un chilogrammo — ha dovuto fare i conti con la stessa patologia e la complicazione di una perforazione intestinale. Il terzo bimbo che non ce l’ha fatta, Marco, sembrava essersi ripreso dal pneumotorace, ma le difficoltà respiratorie e lo choc settico hanno stroncato anche lui. Nessuna prova, per ora, di un batterio killer. Solo il comprensibile dolore di quattro madri. Che ora ha bisogno di ottenere risposte chiare ed esaurienti.

Leggi sull’argomento: L’allarme dei medici per la monnezza di Roma

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