La battaglia navale tra Salvini ed Elisabetta Trenta

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-05-09

Ieri sono sbarcati 31 migranti ma non ha fatto notizia perché Salvini era impegnato a scrollarsi di dosso i problemi di Armando Siri. Oggi la Marina Militare ha soccorso 36 persone che rischiavano di annegare e il ministro dell’Interno ha subito dichiarato che lui il permesso per lo sbarco non lo dà. Perché la Lega è fatta così: quando è in difficoltà se ne sta buona buona ma appena le dai una mano si prende tutto il braccio

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«Non vorrei che ci fosse un ministro che difende i confini e qualcun altro che, invece, porta i migranti in Italia», così Matteo Salvini dal palco di Pesaro. Bersaglio della nuova bordata del ministro dell’Interno la sula collega della Difesa, la ministra M5S Elisabetta Trenta. Dopo la micro-guerra alla droga cosa c’è di meglio per alzare i sondaggi di una bella partita a battaglia navale e una nuova polemica sui migranti? A quanto pare nulla.

Salvini non vuole dare il permesso di sbarcare i migranti

Motivo del contendere il soccorso effettuato questa mattina a circa 75 km dalla Libia da nave Cigala Fulgosi (classe Comandanti numero di scafo P 490) che, fa sapere la Marina «in aderenza alle stringenti normative nazionali ed internazionali» ha recuperato 36 persone di cui 2 donne e 8 bambini.  Il barcone soccorso dalla nave della Marina Militare «imbarcava acqua e quindi era in procinto di affondare», con le persone a bordo, «prive di salvagenti», che «erano in imminente pericolo di vita». Insomma c’erano tutte le condizioni per rendere non solo necessario ma anche obbligatorio l’intervento di una nave di soccorso.

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Nave Cigala Fugosi [via Wikipedia.org]
Ma per Salvini la questione è un’altra, quella delle competenze. E all’orizzonte minaccia un nuovo caso Diciotti «perché siccome è mia competenza, non indico nessun porto italiano disponibile allo sbarco». Il rischio è quindi che una nave della Marina, di fatto già formalmente territorio italiano, non possa sbarcare in un porto italiano perché Salvini deve mantenere l’immagine di quello che tiene chiusi i porti. Il ministro ci tiene a ribadire che «salvare le vite è obbligo di uomini e donne del mare, però ho chiesto chiarimenti del perché si fosse in acque libiche, del perché non sia stata chiamata la guardia costiera libica, che solo ieri è intervenuta per salvare 216 persone».

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Da parte sua per ora la ministra della Difesa tace ma fonti del Ministero fanno sapere che «dal ministro Trenta non è arrivata alcuna indicazione particolare, ma abbiamo massima fiducia nell’operato della nostra Marina Militare e dei nostri uomini e donne in uniforme». Nel frattempo tra i patridioti e i sovranisti c’è già chi grida al complotto del MoVimento 5 Stelle che tenta di mettere i barconi tra le ruote di Salvini per danneggiarlo.

Perché Salvini vuole chiudere il porto ad una nave della Marina Militare?

Fonti della Marina però fanno sapere che la nave partecipa a “Mare Sicuro“, una missione voluta da governo e Parlamento a seguito di una formale richiesta avanzata dal Governo di Accordo Nazionale libico del Presidente Al Serraj e finalizzata a proteggere gli interessi italiani nel Mediterraneo centrale. Il compito del pattugliatore P 490 è quello di fornire protezione a nave Capri, l’assetto della nostra Marina ormeggiato nel porto di Tripoli. Particolare interessante è che secondo un’inchiesta di Avvenire nave Capri fungerebbe in qualche modo da centro di collegamento tra il MRCC italiano e quello libico. Anzi, sarebbe proprio a bordo della nostra nave militare che gli ufficiali libici prenderebbero in carico le operazioni di soccorso che arrivano da Roma. Un fatto che dimostra come il governo di Tripoli non sia assolutamente in grado di coordinare i soccorsi nella propria area SAR.

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Fonte

La Marina fa sapere che nave Cigala Fugosi ha intercettato un piccolo natante con a bordo i 36 migranti, che era in procinto di affondare e sono subito scattati i soccorsi. Al momento è in atto la verifica delle condizioni di salute e delle relative identità delle persone soccorse, «in stretto coordinamento con le competenti autorità nazionali», frase che lascia intendere che l’intera operazione, avvenuta ben al di fuori delle acque territoriali libiche, si sia svolta sotto il coordinamento del centro della Guardia Costiera di Roma alle quali spetta l’indicazione del POS, il place of safety. Salvini però fa sapere che lui i porti non li apre, nemmeno ad una nostra nave militare. Ed è proprio il genere di scontro di cui ha bisogno. Come al solito non è importante quanti migranti sbarchino ma il semplice fatto che ne sbarchino. Ad esempio il Viminale informa che a maggio sono già sbarcate 94 persone, trentuno delle quale proprio nella giornata di ieri. Che differenza possono fare 36 migranti? Nessuna. Ma rispetto a ieri Salvini si è scrollato di dosso il caso Siri e adesso può tornare alla carica contro i migranti per racimolare voti.

Leggi sull’argomento: Quando Salvini era a favore delle droghe leggere

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