La nazionalizzazione di Autostrade costa 20 miliardi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-08-19

Anche escludendo l’obbligo di pagare una penale ai proprietari della società bisogna garantire debiti e obbligazionisti. E poi c’è il problema ANAS-FS

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La nazionalizzazione di Autostrade costerebbe 20 miliardi di euro. A fare i conti è Alessandro Barbera sulla Stampa di oggi: l’operazione è tecnicamente possibile, ma costerebbe al contribuente non meno di venti miliardi di euro, anche escludendo l’obbligo di pagare una penale ai proprietari della società – la famiglia Benetton – e ai suoi azionisti. Secondo la Stampa l’unica via da percorrere è restituire ad ANAS il controllo della rete, tornando alla situazione di fine Anni Novanta.

Un’autorevole fonte del settore che chiede l’anonimato la spiega così: «È come il subentro nella gestione di una qualunque attività commerciale: i dipendenti e i loro contratti verrebbero ceduti insieme ad essa». Più del settanta per cento dei ricavi di Autostrade vengono dai pedaggi: il subentro nella concessione da parte di Anas permetterebbe quindi di pagare i dipendenti della società e di finanziare gli investimenti promessi, esattamente come ha fatto fino ad oggi la società controllata dalla famiglia Benetton.

Ciò non significa che l’operazione sarebbe indolore per il contribuente. I rischi Primo: le penali. La convenzione firmata fra lo Stato e Autostrade prevede un indennizzo in caso di revoca pari ai minori ricavi di qui al 2038, ai quali si aggiungerebbero gli eventuali danni riconosciuti da un giudice. La tesi di Palazzo Chigi – assistito da Guido Alpa, maestro di diritto del premier Conte – è che codice civile e degli appalti permetterebbero di evitare il mega esborso. La battaglia legale sarebbe lunga e carica di incognite, rendendo l’operazione di rinazionalizzazione molto incerta negli esiti. Ma anche immaginando lo scenario più ottimistico – sul quale peraltro molti giuristi sollevano dubbi – i costi ci sarebbero comunque.

NAZIONALIZZAZIONE AUTOSTRADE
La rete autostradale italiana (Il Giornale, 17 agosto 2018)

Lo Stato dovrebbe infatti farsi carico delle obbligazioni emesse – i sette miliardi e mezzo sopracitati – che dovrebbero essere coperte dallo Stato con un aumento del debito di pari valore. Lo Stato dovrebbe farsi carico degli 1,3 miliardi di debiti della società, e della perdita di valore lamentata da azionisti ed obbligazionisti.

Una delle battaglie politiche di maggior successo dei Cinque Stelle in questi anni è stato il riconoscimento dei risarcimenti ad azionisti ed obbligazionisti delle banche fallite durante il governo Renzi: difficile immaginare che usino un doppio standard per i piccoli risparmiatori coinvolti dal tracollo di società Autostrade e dalle conseguenze in Borsa per il titolo della controllante Atlantia. Una settimana fa quel titolo capitalizzava circa venti miliardi, oggi oscilla attorno ai sedici.

Infine c’è l’inevitabile aumento di capitale che andrebbe sostenuto per permettere ad Anas di farsi carico dei debiti di Autostrade. Per evitare un ulteriore aumento del debito pubblico potrebbe farlo la holding del gruppo Ferrovie, la quale – così dice la legge approvata dal precedente governo – dovrebbe incorporare la stessa Anas. Ma quella fusione, nei piani di Lega e M5S, deve essere fermata.

Leggi sull’argomento: Quanto costa nazionalizzare le Autostrade

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