Attualità
Autocertificazione per gli spostamenti fino al 18 maggio?
neXtQuotidiano 25/04/2020
L’obbligo di autocertificazione per spostarsi sia dentro che fuori città resterà probabilmente per altri 15 giorni dopo il 4 maggio, secondo alcuni. Conte è orientato ad abolire l’autocertificazione, ma il fronte del rigore insiste per conservarla, anche in forma più blanda
Un paio di giorni fa La Stampa aveva annunciato che l’autocertificazione per gli spostamenti e il relativo modulo sarebbero stati necessari fino al 4 maggio, data in cui dovrebbe scattare la fase 2 dell’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19. Oggi Repubblica scrive che l’autocertificazione invece potrebbe essere necessaria fino al 18 maggio.
Sarà un nuovo modo di muoversi, quello che seguirà il lockdown. Soprattutto, dovrà cominciare per gradi. Non riavremo all’improvviso la nostra libertà, dal 4 maggio. L’obbligo di autocertificazione per spostarsi sia dentro che fuori città resterà probabilmente per altri 15 giorni, perché ad avere il diritto di allontanarsi da casa dovrebbero essere — a parte gli addetti alle categorie essenziali che già lo fanno — solo i lavoratori di manifattura e costruzioni. Tutti gli altri dovranno aspettare o giustificare i propri viaggi. E saranno interdetti, ancora, gli spostamenti tra regioni. Anche in questo caso per almeno due settimane.
Il Corriere invece racconta che il governo non ha ancora preso una decisione sulla questione del’autocertificazione, proprio mentre pensa di illustrare domani sera agli italiani il decreto che apporterà le prime modifiche all’emergenza Coronavirus con l’entrata nella Fase 2.
Si potrà riprendere a viaggiare da una città all’altra (e anche raggiungere le seconde case), purché all’interno della propria regione. Questa restrizione dovrebbe restare fino alla fine di maggio, sempre che non prevalga l’ipotesi (ancora allo studio) di consentire gli spostamenti nelle regioni confinanti. Conte è orientato ad abolire l’autocertificazione, ma il fronte del rigore insiste per conservarla, anche in forma più blanda. Il dubbio sul modulo è legato alla dichiarazione su quarantena e positività, ma potrebbe essere superato dal fatto che chi è malato ed esce rischia la denuncia per procurata epidemia.
Il 27 aprile riapriranno le grandi aziende strategiche nei settori automotive, moda e produzione di macchine agricole industriali: si sta studiando un decreto ad hoc. Quel giorno scatterà il via libera per le imprese manufatturiere, le costruzioni e i servizi funzionali a queste filiere. Molto si è discusso anche della possibilità di riaprire i portoni delle scuole, almeno per colloqui e riunioni, ma al momento l’unica conferma è che partiranno i lavori di ristrutturazione degli edifici scolastici.
Le passeggiate saranno consentite e non sarà più obbligatorio restare nei pressi della propria abitazione. Si potrà uscire massimo in due adulti e con i figli. Bisognerà evitare di stazionare in un luogo, a meno che non si riesca a mantenere la distanza di sicurezza. La riapertura di parchi, ville e giardini pubblici è un altro tema che divide scienziati ed esponenti del governo. Il ministro Speranza è favorevole a consentire che i bambini possano tornare all’aperto, purché gli spazi verdi siano bene organizzati. Ma il Comitato tecnico-scientifico frena e nelle ultime riunioni più d’uno, anche tra i ministri, ha suggerito di consentire piuttosto passeggiate al mare, in campagna o comunque in spazi più aperti: questo perché non tutti i giardini pubblici consentono di evitare assembramenti
Sarà possibile recarsi a casa di familiari o amici mantenendo le distanze o comunque indossando i dispositivi di sicurezza senza dover avere «comprovati motivi». Ci si potrà vedere anche all’aperto, ma sempre«senza aggregazione». Dunque, niente feste o cene affollate. Se tutto va bene i negozi di vestiti e scarpe riapriranno l’11 maggio, mentre resteranno ancora chiusi i centri commerciali e i mercati rionali, a meno che non vendano generi alimentari.