Perché Google è troppo amico del governo USA

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2014-10-24

Julian Assange nel libro «When Google met Wikileaks» racconta di un incontro con Eric Schmidt e Jared Cohen. E tira fuori una teoria del complotto molto affascinante, secondo la quale il motore di ricerca vuole stabilire un monopolio della circolazione dell’informazione su Internet

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Nel maggio 2011 Julian Assange era agli arresti domiciliari a Ellingham Hall nel Norfolk. Nei mesi precedenti WikiLeaks aveva pubblicato gli Iraq War e gli Afghanistan War leaks, i documenti diplomatici del Cablegate Bradley Manning (ora Chelsea Manning) era stato arrestato negli Stati Uniti per aver passato dei documenti riservati all’organizzazione di Assange. In quel periodo così intenso e denso di avvenimenti Assange ricette la visita Eric Schmidt all’epoca CEO di Google. Di quelle ore di colloquio Julian Assange ci ha fatto un libro: When Google Met WikiLeaks dove il platinato più famoso del mondo dopo Andy Warhol ci racconta la sua versione dell’incontroe la rivista Newsweek ha pubblicato oggi alcuni estratti dal libro.
 
QUANDO LA MONTAGNA VA DA MAOMETTO
La ragione della visita di Schmidt ad Assange era “ufficialmente” un libro che il CEO di Google stava all’epoca scrivendo con il direttora di Google Ideas, Jared Cohen (del quale Assange evidenzia il ruolo giocato nel convincere Twitter ad “aiutare” la rivoluzione iraniana del 2009). Diciamo ufficialmente perché Assange mette subito in chiaro che solo dopo la partenza di Schmidt e dei suoi amici si è reso conto da parte di chi veramente avesse ricevuto la visita. All’inizio però Assange è semplicemente curioso del fatto che la “montagna” Google fosse venuta a fare visita al Maometto-Assange. Quando si dice la modestia. All’incontro sono presenti (oltre al fondatore di WikiLeaks e Schmidt), la compagna dell’epoca del CEO di Google Lisa Shields (che lavorava per il Dipartimento di Stato USA), Jared Cohen e l’editore del libro Scott Malcomson che, fa notare l’Autore, pochi mesi dopo diventerà consigliere di Susan Rice (Ambasciatore USA presso le Nazioni Unite). Insomma, il Dipartimento di Stato USA era andato a far visita ad Assange col pretesto di scrivere un libro e, cosa ancora più sospetta, non avevano portato un registratore per registrare il colloquio.
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SCHMIDT E COHEN? NIENTE DI CHE
Assange si dice annoiato dai due, il primo non rivela possedere l’intelligenza brillante e acuta che ci si aspetterebbe dalla persona che ha fatto diventare Google un vero e proprio colosso. In poche parole, l’allora CEO di Google sarebbe poco più che un ingegnere brillante ma dal i cui ragionamenti sulla situazione geopolitica erano “convenzionali, addirittura banali”. Cohen secondo Assange è un pensatore un po’ più brillante, ma troppo attento al politichese e impregnato del linguaggio di Washington per fare colpo. Gli altri due partecipanti invece se ne sono stati quasi sempre in silenzio a prendere appunti, fatto salvo per alcune argute osservazioni. In ogni caso era Assange che, in quanto intervistato, era tenuto a parlare di più e a esporsi di più, in quella che secondo lui è stata una delle sue interviste migliori. Al termine dell’incontro Assange provò a chiedere a Schmidt i dettagli delle richieste di censura di Wikileaks da parte del Governo USA ma Schmidt rifiutò dicendo che sarebbe stata una violazione del Patriot Act.
 
L’ANELLO DI CONGIUNZIONE
Qualche tempo dopo l’incontro Assange inizia a unire i puntini e a ragionare su cosa sia veramente successo quel giorno del giugno 2011 quando ha offerto un pranzo a Google e al Dipartimento di Stato. La visita di Schmidt e Cohen è quindi solo un pretesto per iniziare a descrivere come e soprattutto a che livello il popolare motore di ricerca sia connesso con il sistema di potere di Washington, l’NSA e altre agenzie federali. Secondo Assange le persone che hanno reso possibile la liason tra Google e l’Amministrazione USA sono proprio Schmidt e Cohen e quindi è in grado di interpretare la visita ricevuta nel Norfolk come una sorta di “back channell diplomacy” un tentativo insomma di sondare le intenzioni di quello che all’epoca era uno dei principali avversari dell’istituzione diretta da Hillary Clinton. Da un lato abbiamo Jared Cohen, il cui lavoro “diplomatico” di disseminazione di rivoluzioni emerge secondo Assange anche dai documenti del Cablegate pubblicati da Wikileaks: Cohen risulta essere molto attivo in medio oriente durante la primavera araba, ed è stato visto anche nei pressi del confine iraniano come “educatore” delle minoranze oppresse dai regimi totalitari. Eric Schmidt invece è il “politico”,un uomo per tutte le stagioni con forti relazioni a Washington perché come scrive Assange: “Schmidt è nel punto in cui le tendenze centriste, liberali e imperialiste si incontrano nella vita politica americana”.
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THE DARK SIDE OF THE GOOGLE 
Per Assange dal profilo dei due al mostrare il coinvolgimento di Google con CIA e NSA il passo è relativamente breve. In fondo è storia di poco tempo fa il fatto che Google abbia attivamente collaborato a PRISM fornendo all’intelligence americana milioni di dati personali. Il punto è che nessuno sembra essersi reso conto, o voler riconoscere, come Google sia diventato “big and bad”  e non sia più solamente la forza motrice e visionaria del cambiamento positivo che Internet può portare nelle nostre vite. Nel 2008 Google ha collaborato al lancio di un satellite spia. Nel 2010 dopo che i cinesi sono stati accusati di aver tentato di hackerare Google, analisti dell’NSA hanno iniziato a collaborare con Google in qualità di consulenti per la sicurezza dei sistemi informatici della corporation. Nel 2012 Google è entrato nella  lista dei più importanti e generosi lobbisti di Washington. Quest’attività rivela, secondo Assange, che quello che Google sta facendo non siano “solo affari” ma anche le ambizioni di giocare un ruolo di primo piano in ambito geopolitico stabilendo un monopolio sulla circolazione dell’informazione su Internet.

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