Approvato in Senato l’Ordine del giorno per chiedere al governo lo scioglimento di Forza Nuova

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-10-20

Oggi si dovevano discutere le diverse mozioni presentate dal Centrosinistra e dal M5S. Ma diversi accadimento hanno portato a una variazione del calendario e delle dinamiche

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Oggi era il giorno delle discussioni, sia alla Camera dei deputati che al Senato, sulle mozioni per chiedere lo scioglimento di Forza Nuova e di tutti quei movimenti politico-sociali di ispirazione neo-fascista. Il calendario, le strategie e le dinamiche parlamentari hanno portato ad alcune modifiche in corsa: a Montecitorio si è deciso di rinviare il tutto alla giornata di domani, giovedì 21 ottobre, perché oggi il tempo è stato, è e sarà occupato dalle comunicazioni del Presidente del Consiglio prima del Consiglio Europeo; a Palazzo Madama, invece, i partiti che hanno firmato la mozione unitaria hanno deciso di tentare una strada alternativa, approvata dal Senato poco dopo le 18.15 (con l’astensione di Forza Italia e Lega, mentre Fratelli d’Italia ha votato contro).

Scioglimento Forza Nuova, cosa sta accadendo alle mozioni in Parlamento

Dopo esser intervenuto questa mattina al Senato, Mario Draghi si è recato questo pomeriggio alla Camera. La presenza – con dichiarazioni, dibattito ed eventuali contro-repliche del Presidente del Consiglio – del capo del governo ha, dunque, congestionato il calendario di oggi, facendo slittare la discussione sulle mozioni per chiedere lo scioglimento Forza Nuova. Il tutto, quindi, dovrebbe essere procrastinato a domani, ma non si esclude un rinvio alla prossima settimana (domani, infatti, a Montecitorio è previsto anche il voto al dl imprese, con tanto di votazione per l’approvazione definitiva).

Al Senato, invece, c’è stato un cambio di strategia. Come riporta AdnKronos, infatti, nel primo pomeriggio sarebbero state ritirate le mozioni presentate da Pd, M5s, Iv, Psi, Leu e Autonomie. Un passo indietro? Solo all’apparenza. Quei documenti, infatti, sono stati trasformati (di comune accordo tra i partiti proponenti) in un ordine del giorno che cambia le carte in tavola, ma solo per le dinamiche. Il nuovo testo presentato, infatti:

“impegna il governo a valutare le modalità per dare seguito al dettato costituzionale in materia di divieto di riorganizzazione del disciolto partito fascista e alla conseguente normativa vigente, adottando i provvedimenti di sua competenza per procedere allo scioglimento di Fn e di tutti i movimenti politici di chiara ispirazione fascista, artefici di condotte punibili ai sensi delle leggi attuative della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione repubblicana”.

Cambiamenti che, in pratica, non cambiano gli effetti. Perché le mozioni per chiedere lo scioglimento Forza Nuova (e di tutti gli altri movimenti di ispirazione neofascista) richiamavano il governo a rispettare i dettami Costituzionali. Il voto favorevole a questa mozione non avrebbe portato allo scioglimento diretto di questi movimenti. Perché la legge Scelba del 1952 sottolinea come questa decisione possa essere presa solamente dopo una sentenza del Tribunale o per decisione autonoma dell’esecutivo. E invece con l’ordine del giorno (essendo un atto parlamentare) viene dato l’indirizzo al governo che potrà proprio fare riferimento all’articolo 3 della suddetta normativa: “Nei casi straordinari di necessità  e di urgenza, il Governo, sempre che ricorra taluna delle ipotesi previste nell’art. 1, adotta il provvedimento di scioglimento e di confisca dei beni mediante decreto-legge ai sensi del secondo comma dell’art. 77 della Costituzione”.

Approvato in Senato l’Ordine del giorno unitario per chiedere al governo lo scioglimento di Forza Nuova

E il Senato, poco dopo le 18.15, ha approvato l’ordine del giorno presentato da Pd, M5s, Iv, Psi, Leu e Autonomie. La Lega si è astenuto, come dichiarato dal capogruppo Romeo durante la dichiarazione di voto: “Non riteniamo giusto e corretto che un parlamento promuova, con un atto di indirizzo al governo, lo scioglimento di un movimento di una forza politica senza una sentenza che configuri il reato di ricostituzione del partito fascista. Questo è il motivo per cui non votiamo la vostra mozione. Perché la suprema corte ha spiegato che non è sufficiente il reato di apologia di fascismo”. Stessa posizione per Forza Italia che, attraverso le parole di Anna Maria Bernini aveva fornito la stessa indicazione (seppur in termini differenti). Fratelli d’Italia, invece, ha fatto opposizione anche sull’ordine del giorno, votando contro.

Ma le votazioni non si sono concluse all’ordine del giorno. I parlamentari di Palazzo Madama hanno dato il via libera anche alla mozione presentata dal Centrodestra che “impegna il governo a valutare le modalità per attuare ogni misura prevista della legge per contrastare tutte, nessuna esclusa, le realtà eversive”. E qui si è consumata una frattura interna nel Partito Democratico: il senatore Andrea Marcucci (capogruppo del PD a Palazzo Madama) ha scelto di non seguire il gruppo del suo partito, votando contro la mozione presentata dal Centrodestra.

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