Attualità
Scuola: aperture scaglionate?
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2020-08-20
La Puglia ha scelto: il 24 si apre, così si scavallano le elezioni. Ed è anche un modo forse per evitare che l’eventuale caos scolastico a ridosso delle urne incida sulle scelte elettorali e possa pagarne il costo il governatore uscente e ricandidato Emiliano. La Sardegna, che da area quasi Covid free è diventata focolaio d’Italia, dice di voler riavviare l’insegnamento il 22. E a Bolzano si comincia il 7
Il Messaggero scrive oggi che le Regioni si stanno preparando ad aperture scaglionate delle scuole rispetto alla data del 14 settembre indicata dal governo:
Le Regioni sono sul piede di guerra. «Il governo non ci coinvolge nelle scelte sulla riapertura delle scuole e poi scarica sudi noi la gestione pratica della questione, senza dare chiarezza e lasciare vera autonomia». Non solo i governatori del Nord ma anche quelli del Sud sono di questo umore. Nei palazzi delle Regioni non è tanto la data del 14 settembre come riavvio delle scuole a venire contestata, ma ognuno aprirà secondo le proprie esigenze, quanto le modalità della cosa, ovvero l’impreparazione con cui ci si avvia a questa data feticcio. E se i banchi monoposto, come è probabile, non arriveranno prima di metà ottobre, come si fa con il distanziamento sociale, e chi paga – la Regione o il governo – il conto politico e sanitario per eventuali infezioni e probabili pasticci su tamponi e altri particolari di enorme rilevanza?
Ma soprattutto, si ricorderà, i governatori di ogni colore politico e di qualsiasi latitudine chiedevano di votare subito dopo la fine dell’emergenza più estrema, a luglio, non solo per convenienza personale (esempio: Zaia subito voleva incassare nelle urne il successo delle sue strategie anti-Covid) ma anche per il timore che diventasse ancora più complicato il riavvio delle attività scolastiche che va a sbattere contro l’election day di amministrative più referendum sul taglio del numero di parlamentari. Ed è questo che sta accadendo. Si riapre il 14, si richiude il 18 per sanificare e allestire le cabine del voto negli edifici scolastici, si riapre non prima del martedì 22 anzi dopo visto che le misure anti-Covid renderanno anche lo spoglio elettorale più lento del solito. Per non parlare delle città anche importanti (Venezia, Reggio Calabria, Trento, Bolzano, Arezzo) e dei quasi mille paesi in cui si svolgono le Comunali e con i ballottaggi dopo due settimane dal 20 e 21 settembre le chiusure verranno di nuovo chiuse per il secondo turno. Ecco, dal campano De Luca ai governatori del Nord – questi ultimi in nome dell’autonomismo Spacca-Italia sulla scuola vorrebbero fare tutto di testa propria – il refrain è un po’ questo: «Il governo sulla riapertura delle scuole la fa troppo`facile».
La Campania avrebbe voluto riaprire le scuole dopo l’election day. Ma si adegua alla data del 14. Dal Veneto alla Lombardia, dal Piemonte al Lazio, idem. Mentre la Puglia ha scelto: il 24 si apre, così si scavallano le elezioni. Ed è anche un modo forse per evitare che l’eventuale caos scolastico a ridosso delle urne incida sulle scelte elettorali e possa pagarne il costo il governatore uscente e ricandidato Emiliano. La Sardegna, che da area quasi Covid free è diventata focolaio d’Italia, dice di voler riavviare l’insegnamento il 22. E a Bolzano si comincia il 7, in Friuli il 16 (per chiudere due giorni dopo causa voto). Si procede insomma in ordine sparso. La Campania vuol far fare i tamponi a tutti gli studenti, e ha già comprato i kit, altrove ci si comporta diversamente ma bisogna vedere come. E ovviamente su tutto pende la spada di Damocle della possibile escalation pandemica che porterebbe alla nuova serrata, parziale o totale, degli istituti di ogni ordine e grado.
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