Antonio Fosson: il presidente della Valle d’Aosta si dimette per ‘ndrangheta

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-12-14

Per mesi i carabinieri hanno filmato gli incontri. Come quello del 19 marzo 2018, tra Fosson e il boss Antonio Raso nel ristorante la Rotonda di Aosta. Mezz’ora per «parlare di elezioni regionali» scrivono i carabinieri nell’annotazione che racconta l’indagine

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Il presidente della Regione Valle d’Aosta, Antonio Fosson, si dimette. Lo ha annunciato – come appreso dall’ANSA – durante una riunione straordinaria di maggioranza a Palazzo regionale. Le motivazioni sono legate all’avviso di garanzia ricevuto dalla Dda per scambio elettorale politico mafioso in merito ad un’inchiesta sul condizionamento delle Regionali del 2018 in Valle d’Aosta da parte della ‘ndrangheta.

Antonio Fosson: il presidente della Valle d’Aosta si dimette per ‘ndrangheta

Anche gli assessori Laurent Viérin (turismo e beni culturali) e Stefano Borrello (opere pubbliche) hanno annunciato che si dimetteranno. Il consigliere Luca Bianchi, invece, lascerà l’incarico di presidente di commissione e di capogruppo dell’Union valdotaine. Tutti e tre sono indagati – assieme a Fosson – per scambio elettorale politico mafioso nell’ambito di un’inchiesta della Dda sul condizionamento delle elezioni regionali del 2018 in Valle d’Aosta da parte della ‘ndrangheta. L’inchiesta della Dda di Torino, coordinata dal pm Valerio Longi e da Anna Maria Loreto, ha infatti rivelato l’inquietante intreccio di relazioni tra politici e boss che ora costringe il presidente Fosson a meditare di lasciare l’incarico, mentre la maggioranza, composta da forze autonomiste di centro-sinistra, ha formalmente aperto la crisi.

Inchiesta Egomnia, il presidente della Regione Valle d'Aosta Antonio Fosson in una foto dei carabinieri
Inchiesta Egomnia, il presidente della Regione Valle d’Aosta Antonio Fosson in una foto dei carabinieri

Per mesi i carabinieri hanno filmato gli incontri. Come quello del 19 marzo 2018, tra Fosson e il boss Antonio Raso nel ristorante la Rotonda di Aosta. Mezz’ora per «parlare di elezioni regionali» scrivono i carabinieri nell’annotazione che racconta l’indagine. Ma parlano «a bassissima voce», così che le microspie non riescono a captare il discorso. Per gli inquirenti è emblematico il legame con Giuseppe Petullà, «soggetto vicino ad esponenti del “locale” di Aosta» con cui discute chi inserire nella lista politica: «Sembra incredibile che un semplice anziano pensionato di origine calabrese possa influenzare, anzi dettare la linea politica di un ex senatore e assessore regionale quale Antonio Fosson» annotano gli investigatori. Anche l’assessore Viérin, nel maggio 2018 quando era presidente della Regione (con funzioni prefettizie), secondo i carabinieri, ha incontrato un altro esponente di spicco del sodalizio criminale ad Aymavilles, per «fini elettorali».

L’indagine Egomnia in Val d’Aosta

È probabile che ci siano altri indagati nell’ambito dell’indagine, ribattezzata «Egomnia» per indicare «quelli che vogliono controllare tutto e tutti», come faceva il sodalizio mafioso insidiatosi ai piedi del Monte Bianco. Dagli accertamenti dei carabinieri emerge che la «locale» di Aosta, guidata dai fratelli Marco e Roberto Di Donato, ha sostenuto alcuni candidati autonomisti con un duplice obiettivo: «Godere di un debito di riconoscenza» da parte degli eletti e «avere un maggior numero di consiglieri fedeli nel consesso regionale». Per farlo ha stretto rapporti con personaggi di primo piano della politica valdostana.

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Le indagini hanno documentato vari incontri tra i candidati e iboss. Il presidente Fosson, che per i carabinieri era «influenzato» da un anziano pensionato calabrese vicino alla ’ndrangheta («gli dettava la linea politica»), si è intrattenuto con uno degli esponenti di spicco del clan «per parlare di elezioni».  Un sostegno elettorale «non a titolo gratuito» ma che era «finalizzato a ottenere posti di lavoro, ovvero agevolazioni in pratiche amministrative sia per gli affiliati che per i soggetti vicini». Con queste premesse la Dda non ha dubbi: «Le elezioni regionali del 2018 sono state condizionate».

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