Annamaria Mantile non è morta a causa del vaccino Astrazeneca

di Enzo Boldi

Pubblicato il 2021-03-10

I risultati dell’autopsia hanno svelato i motivi del decesso: infarto intestinale

article-post

Non vi è alcuna correlazione tra il malore e la morte di Annamaria Mantile e la somministrazione della prima dose del vaccino anti-Covid di Astrazeneca. È questo il risultato dell’autopsia – disposta dalla procura di Napoli dopo la denuncia dei familiari – effettuato nei giorni scorsi sul corpo dell’insegnante di inglese deceduta la scorsa settimana dopo essersi sentita male nella sua casa al Vomero. La donna, 62 anni, è morta in seguito a un infarto intestinale che non è collegato all’inoculazione del siero alla quale si era sottoposta quattro giorni prima del decesso.

Annamaria Mantile: esclusa la correlazione tra il vaccino e il decesso

L’esame autoptico effettuato dal direttore dell’Unità operativa complessa di Medicina legale dell’azienda ospedaliera Cardarelli di Napoli Pietro Tarsitano, dall’anatomo e istopatologo Antonio Perna, dal rianimatore e cardiologo Francesco Diurno e dall’infettivologo dell’Azienda ospedaliera dei Colli Giuseppe Morelli, ha rivelato uno shock emorragico e arresto cardiocircolatorio conseguente una “ernia strozzata”. Quello che, per utilizzare termini meno tecnici a livello medico, viene definito un infarto instestinale. Nessuna correlazione, dunque, con la prima dose di vaccino alla quale si era sottoposta la donna quattro giorni prima del suo decesso.

La storia di Annamaria Mantile era stata cavalcata dalla fronda no-vax che, senza attendere i pareri degli esperti e senza alcuna valutazione scientifica del caso, avevano già data per assodata la correlazione tra il decesso della stimata insegnante di inglese di Napoli e il vaccino. Fin dall’inizio, però, era stato sottolineato – anche da pareri medici – come non si potesse parlare di rapporto causa-effetto tra l’inoculazione la morte.

Non strumentalizzare le tragedie

Il dolore della famiglia dell’insegnante è incolmabile e la verità emersa dall’autopsia non sarà un palliativo. Ma questa vicenda (come molte altre emerse nelle ultime settimane) dovrebbe portare a un insegnamento, valido per tutti quelli che raccontano fatti di cronaca e per tutti coloro i quali li leggono: per conoscere la realtà dei fatti occorre attendere verità scientifiche, senza procedere per deduzioni frutto di una forma mentis personale.

Potrebbe interessarti anche