Angela Tibullo: la criminologa arrestata per associazione mafiosa

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-08-02

Accusata di concorso esterno in associazione di tipo mafioso, corruzione in atti giudiziari e intralcio alla giustizia. Sequestro da due milioni per un imprenditore

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Tra le 45 persone arrestate stamattina dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria contro le cosche di ‘ndrangheta Cacciola e Grasso di Rosarno c’è una criminologa, Angela Tibullo, di 36 anni, accusata di concorso esterno in associazione di tipo mafioso, corruzione in atti giudiziari e intralcio alla giustizia. La criminologa, in particolare, grazie alla sua professione, riferiscono i carabinieri, “è risultata determinante nelle dinamiche associative e nel perseguimento degli interessi illeciti di alcune cosche di ‘ndrangheta”.

Angela Tibullo: la criminologa arrestata per associazione mafiosa

La misura conferma in toto l’impianto accusatorio dell’indagine, avviata nel settembre del 2017 dal Nucleo investigativo del Gruppo Carabinieri di Gioia Tauro, che il 9 luglio scorso aveva portato al fermo di 32 persone. Oltre ai destinatari del fermo, fra gli arrestati figurano altre sette persone, non destinatarie del provvedimento del 9 luglio, con ruoli di rilievo in due cosche di Rosarno. Dalle indagini emergono, in particolare, le responsabilità penali di quattro donne, che con le loro condotte hanno apportato, secondo l’accusa, un contributo sostanziale al perseguimento dei fini illeciti dell’organizzazione.

Le donne coinvolte nell’operazione sono accusate di avere favorito la veicolazione dei messaggi fra i vari affiliati, anche con quelli detenuti, e di avere gestito in prima persona le iniziative imprenditoriali avviate per riciclare il denaro ricavato dal narcotraffico. Le persone già sottoposte a fermo nei confronti delle quali adesso è stata eseguita l’ordinanza di custodia cautelare sono considerate elementi di spicco di due cosche della ‘ndrangheta di Rosarno, entrambe dedite alle estorsioni e all’importazione di quintali di cocaina purissima dal Sudamerica e di hashish dalla Spagna e dal Marocco. Droga destinata a varie piazze di spaccio in Lombardia, Piemonte e Sicilia. Le indagini su Angela Tibullo, secondo i carabinieri, hanno comprovato il carattere di non occasionalità delle condotte tenute dalla criminologa. “La Tibullo, che nelle intercettazioni confida la sua aspirazione al ruolo di ‘regina della penitenziaria’ – riferisce ancora l’Arma – per soddisfare tali ambizioni, palesemente illecite, ha creato un vero e proprio ‘sistema criminale’ aggregando professionisti, medici o funzionari compiacenti, funzionali ad agevolare il conseguimento degli ingiusti vantaggi per i propri assistiti, o minacciando di escludere da successivi ‘affari’ quelli che dimostravano di non rispettare le sue indicazioni”.

Angela Tibullo, la regina della penitenziaria

“Dagli approfondimenti svolti dai militari dall’Arma di Gioia Tauro – riferiscono i carabinieri in una nota – è emerso chiaramente il ruolo rivestito dalla criminologa Tibullo, che, nella piena consapevolezza dell’illiceità del suo agire, si è prodigata in favore degli affiliati detenuti per far ottenere loro la scarcerazione per incompatibilità con il regime carcerario, redigendo false consulenze e corrompendo i periti d’ufficio nominati dall’autorità giudiziaria per valutarne lo stato di salute o i medici impiegati all’interno delle strutture di reclusione”.

“Inoltre – afferma ancora l’Arma – sono stati documentati numerosi episodi che confermano la consapevole agevolazione delle condotte criminali dei propri assistiti, avendo veicolato all’esterno delle carceri i messaggi dei detenuti e avendo fornito ogni altra forma di ausilio agli associati, tanto da essersi prodigata anche per reperire le abitazioni dove far trascorrere le misure detentive alternative al carcere o quant’altro necessario all’ottenimento delle autorizzazioni da parte dell’autorità giudiziaria ai soggetti apicali dei sodalizi richiamati che lamentavano delle incompatibilità putative con il regime carcerario”.

Un sequestro da due milioni

Aspirava al ruolo di “regina della penitenziaria” e per soddisfare le sue ambizioni illecite, avrebbe creato un vero e proprio “sistema criminale”, aggregando professionisti, medici o funzionari compiacenti o minacciando di escludere da successivi “affari” quelli che dimostravano di non rispettare le sue indicazioni.  Gli agenti della Divisione Anticrimine della Questura di Milano, tra Motta Visconti (MI) ed altre località della provincia sud di Milano, hanno sequestrato, in base alla normativa antimafia, numerosi immobili e capitali per un valore di oltre 2 milioni di euro ad un imprenditore di 43 anni di origine calabrese, organico alla cosca di ‘ndrangheta Gallace-Ruga attiva nel catanzarese. La proposta di misura di prevenzione patrimoniale del Questore di Milano Marcello Cardona è stata accolta dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Milano presieduta da Fabio Roia.

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L’affiliato alla ‘ndrangheta, con documentato rito di iniziazione sul territorio calabrese, esponente di spicco della locale di Giussano (MB) con il compito di custodire le armi anche da guerra, nel corso degli anni ha accumulato in Lombardia un ingente patrimonio immobiliare, gestendo una società immobiliare in cui ha impiegato i proventi di verosimile provenienza illecita. Il sequestro, eseguito nella giornata di ieri, ha riguardato un imponente patrimonio immobiliare e societario per un totale di 11 immobili, ubicati in Lombardia ed in Calabria, nonché numerosi conti correnti, per un valore complessivo che supera i due milioni di euro.

Le altre tre donne arrestate

Tra le sette persone arrestate a Rosarno dai carabinieri in aggiunta a quella già interessate dai fermi del 9 luglio ci sono tre donne, Anna Maria e Antonietta Virgiglio e Marilena Grasso, di 56, 58 e 32 anni, “tutte legate – riferiscono i carabinieri – da vincoli parentali strettissimi con i vertici della cosca Cacciola-Grasso”. Le tre donne, secondo i militari, “hanno apportato con le loro condotte un contributo sostanziale al perseguimento dei fini illeciti dell’articolazione mafiosa. Hanno dimostrato di essere pienamente inserite nei meccanismi illeciti dell’organizzazione, con il compito di assistere gli affiliati nella detenzione e nel porto delle armi della consorteria, di favorire i contatti fra affiliati (le cosiddette ‘ambasciate’), anche nei confronti di quelli detenuti, in generale cooperando con gli altri associati nella realizzazione del programma criminoso.

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L’atlante della ‘ndrangheta (La Repubblica, 8 agosto 2016)

Alle donne era anche riservata la gestione delle iniziative imprenditoriali attraverso le quali la consorteria criminale ‘ripuliva’ le consistenti somme di provenienza illecita. Gli esercizi commerciali, avviati al solo scopo di riciclare il denaro ricavato essenzialmente dal narcotraffico, sono stati sottoposti a sequestro preventivo contestualmente all’esecuzione dei fermi di indiziato di delitto e vengono gestiti attualmente in regime di amministrazione giudiziaria”. Intanto, secondo quanto si apprende, la criminologa Angela Tibullo è stata arrestata dai carabinieri a Marino, in provincia di Roma.

Leggi sull’argomento: I riti massonici della ‘ndrangheta

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