Se Angela Merkel si rovescia da sola

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-09-05

La resistibile ascesa di Frauke Petry dimostra che l’Europa si sta sfascando sempre più dall’alto. gli elettori dei paesi ricchi stanno arrivando alla conclusione che la crisi dei paesi più deboli verrà pagata da loro, o in termini di trasferimenti monetari o, come sta in parte avvenendo già ora, in termini di trasferimento dei disoccupati. La crisi dei rifugiati si è aggiunta a questo substrato, moltiplicando il consenso per i partiti xenofobi

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«Angela Merkel si rovescia da sola»: lo ha detto la leader della destra populista Frauke Petry questa mattina alla tv all-news Phoenix commentando il successo del suo partito in Meclemburgo che, a suo avviso, rappresenta una sconfitta personale della cancelliera. «Merkel e l’Spd illudono i cittadini, che si tratti di finanza o di crisi dei migranti – ha aggiunto Petry – sono sul punto di liquidare questo Paese e per questo le persone votano Afd».

Se Angela Merkel si rovescia da sola

Lei, la cancelliera, parlerà oggi alle 12 ma difficilmente si farà sfuggire qualcosa di più rispetto alle frasi di circostanza. Ma la CDU dovrà trovare presto una soluzione. Anche i risultati definitivi diffusi dall’agenzia Dpa confermano che nelle elezioni regionali in Meclemburgo il partito Cdu della cancelliera Angela Merkel, col 19,0% dei voti, è stato superato dai populisti di destra anti-migranti dell’Alternativa per la Germania (Afd) che hanno ottenuto il 20,8%. A vincere è stato il partito socialdemocratico col 30,6% dei voti. La Cdu ha dunque perso 4,0 punti rispetto alle precedenti elezioni del 2011, quando già aveva avuto il peggior risultato di sempre in Meclemburgo, e la Spd 5,0. L’Alternativa per la Germania (Afd) si presentava per la prima volta alle elezioni per il parlamento regionale. Gi altri “risultati finali provvisori” annunciati dall’agenzia tedesca attribuiscono il 13,2% (-5,2 punti) al partito di sinistra Linke e 4,8% (-3,9) ai Verdi che quindi escono dal Landtag di Schwerin assieme ai neonazisti della Npd (3,0%, -3,0 punti). Già fuori erano i liberali della Fdp che hanno ottenuto il 3,0% (in aumento di 0,2 punti rispetto alle precedenti elezioni). L’affluenza, in aumento di 10,1 punti, è stata del 61,6%.

La resistibile ascesa di Frauke Petry

Dopo il risultato di ieri, il partito è una forza di opposizione in metà dei sedici Parlamenti regionali della Germania.  La maggiore affermazione è arrivata in Meclemburgo, nell’ex Germania Est, il Land meno popolato e più povero del Paese, dove si trova anche Stralsund, la circoscrizione elettorale della cancelliera. Frauke Petry, 41 anni, è stata portavoce di AfD per due anni prima di scalzare il fondatore, Bernd Lucke, nell’estate del 2015. Piccola imprenditrice, Petry ha studiato chimica. È nota per le sue posizioni contro l’Islam. Vorrebbe bandire i minareti. Ritiene che la polizia dovrebbe sparare per impedire l’entrata di clandestini alle frontiere. Ma le ragioni del suo successo sono più complicate. Le spiega Danilo Taino sul Corriere:

In effetti, AfD è un movimento composito. Non mancano certo gli estremisti nazionalisti, anche neonazisti. Soprattutto, però, i suoi elettori sono cittadini arrabbiati con Frau Merkel perché ritengono che pensi di più ai rifugiati che ai pensionati, alla Ue più che alla Germania, alla globalizzazione e al G20 più che ai borghi della Baviera e del Brandeburgo. E’ un movimento che raccoglie più consensi nei Länder dell’Est, come il Meclemburgo-Cispomerania, nei quali ha anche posizioni più radicali che in quelli dell’Ovest dove la riflessione sul nazionalismo e sulla xenofobia tedeschi è stata, dopo il nazismo, profondissima (all’Est, Adolf Hitler fu invece liquidato come prodotto dell’imperialismo e la questione fu chiusa lì).

Su questo Merkel si gioca la possibilità di essere ancora nel 2017 la candidata alla cancelleria per l’Unione Cdu-Csu e guidare la Germania e l’Europa nei prossimi cinque anni.

…e l’Europa che si sfascia dall’alto

Rimane però un punto. Ovvero che gli ultimi risultati elettorali dimostrano che l’Europa si sta sfasciando “dall’alto”. Scrive oggi Andrea Bonanni su Repubblica che “adesso la deriva nazional-populista, che aveva sfondato nell’Europa orientale dove gli anticorpi democratici sono più deboli e più recenti, minaccia di dilagare anche nella Vecchia Europa. In Francia i lepenisti sono il primo partito. La Germania ha ormai perso la sua virtù di moderazione e l’Afd passa da un successo elettorale all’altro. In Italia, oltre alla Lega dichiaratamente lepenista e a una buona fetta della destra ex berlusconiana, restano da chiarire le troppe ambiguità sull’Europa del Movimento 5 Stelle. In Olanda Geerd Wilders raccoglie oltre il 25 per cento dei consensi e potrebbe vincere alla prossime elezioni. In Austria si rivoterà il 2 ottobre per il presidente della Repubblica, con il candidato di estrema destra che viaggia attorno al 50 per cento dei voti”. Manca però la conclusione di questo ragionamento. Ovvero che gli elettori dei paesi ricchi (Germania, Austria, UK, anche se non fa parte dell’euro, Olanda, ecc.) stanno arrivando alla conclusione che la crisi dei paesi più deboli verrà pagata da loro, o in termini di trasferimenti monetari o, come sta in parte avvenendo già ora, in termini di trasferimento dei disoccupati. La crisi dei rifugiati si è aggiunta a questo substrato, moltiplicando il consenso per i partiti xenofobi.

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