Opinioni

Il mostro è sintomo e malattia, e fa paura

di Giuseppe Giusva Ricci

Pubblicato il 2017-10-24

Riccionese, 29 anni, studioso di Arte Liberty, artista alla 54° Biennale di Venezia, candidato consigliere comunale: chi non penserebbe a un ‘bravo ragazzo’ impegnato e istruito: infatti è tutto questo, come tanti. L’unico ‘bug’? Essere uomo del suo tempo, del nostro tempo; dunque anche un mostro, e non è certamente questione di intelligenza o istruzione […]

article-post

Riccionese, 29 anni, studioso di Arte Liberty, artista alla 54° Biennale di Venezia, candidato consigliere comunale: chi non penserebbe a un ‘bravo ragazzo’ impegnato e istruito: infatti è tutto questo, come tanti. L’unico ‘bug’? Essere uomo del suo tempo, del nostro tempo; dunque anche un mostro, e non è certamente questione di intelligenza o istruzione ciò che fa differenza, è la coscienza ad essere corrotta. Fenomeno preconizzato certo; da Pasolini: “I figli che ci circondano, specialmente i più giovani, gli adolescenti, sono quasi tutti dei mostri. Il loro aspetto fisico è quasi terrorizzante, e quando non terrorizzante, è fastidiosamente infelice. Orribili pelami, capigliature caricaturali, carnagioni pallide, occhi spenti. Sono maschere di qualche iniziazione barbarica. Oppure, sono maschere di una integrazione diligente e incosciente, che non fa pietà.”*
Questa è l’epoca dell’infelicità derivante dalla troppa positività, della Vanità, della ricerca di visibilità, della notorietà, dei Like sui social: quasi tutti elementi trasformabili, in fine, in denaro: ossia l’ultima e definitiva religione.
Possiamo girarci attorno e scandalizzarci finché vogliamo: ma i mostri esistono, sono da sempre esistiti, e oggi ne siamo circondati in maniera meno evidente ed è per questo che scuotono quando esplodono nella follia.
andrea speziali (1)
Il mezzo per la follia e per la mostruosità è stato il diffondere in rete, su social? Si. Allora mi sovviene questo: “Produrre dati, trasmetterli, riceverli diventa l’Attività per eccellenza. […] Trasmettere significa essere percepiti: essere. Se l’essere, […] fonda se stesso sull’essere percepito, la nostra società è chiaramente priva di fondamenti. Ciò che è in atto presuppone una potenza in essere; è esserci fragile e illusorio, che pone il soggetto in funzione del grado di emettere.”**
L’uomo del nostro tempo, se non in grado di discernere, se vinto dalla vanità, come può non prendere spunto dagli innumerevoli esempi di -personaggi noti- diventati tali solo grazie alla loro capacità di irradiarsi, di ottenere Like, al di là di ogni remora morale, di ogni legge non scritta, che lo possa trasformare in “qualcosa o qualcuno”? La nostra epoca è quella in cui si è confusa la “notorietà” con il merito, il successo e la realizzazione…e viceversa la non-notorietà con il fallimento e l’incapacità: quindi cosa aspettarsi.
In questo caso, alla tragedia di una morte s’aggiunge la sua delirante spettacolarizzazione, e purtroppo altro mi torna in mente, ossia il “carattere” di un personaggio (come quello di quasi tutte le anime che indago) che abitando un mio romanzo (non casualmente ambientato tra Riccione e Rimini) ho dovuto intimamente frequentare…e non senza amarezza: “Penso che mi piace abitare tra le colline del primo entroterra, perché per raggiungere la città devo scendere, e quindi adeguarmi a qualcosa che sta sotto […], qualcosa di inferiore a me. Sul ciglio della strada un palo di cemento è decorato da mazzi di fiori e qualche fotografia di qualcuno con i capelli lunghi. Mi pare sia il tipo che era sul giornale di stamattina. Un altro sconosciuto. Probabilmente erano per lui le sirene che ieri sera mi hanno svegliato permettendomi di vivere La Notte Rosa, dovrei ringraziare quell’altro sconosciuto che fatto di crack l’ha investito? Forse si, perché la nottata non è stata negativa […]”***
andrea speziali (2)
Insomma, in realtà sappiamo ciò che ci circonda, e ci fa paura: perché è veramente mostruoso il suo appartenere a quella stessa umanità che anche noi rappresentiamo.
Però, mi rimane un dubbio: …e se il giovane mostro andasse – anche – ringraziato? In fondo, dopo tutto, ci ha mostrato un ennesimo punto d’arrivo, ci ha ingrandito a microscopio quali cellule deturpanti si aggirano per l’organismo sociale: questo -come altri- sono allarmi, sono sintomi devastanti che ci obbligano non solo a riflettere…ma ad agire: dalle basi dell’educazione e dell’istruzione, dalle basi del nostro percepire tutto ciò che modernità tecnologica ci concede come mai prima nella storia umana.
*Pier Paolo Pasolini, Lettere luterane, 19
** Christoph Turcke, La società eccitata, 2012
***Sbranando Dio, 2014

Leggi sull’argomento: Andrea Speziali: quello che fa una diretta su Facebook mentre un ragazzo muore

 

Potrebbe interessarti anche