L’impresa di Andrea Lanfri: il primo atleta pluriamputato ad aver raggiunto la cima dell’Everest senza ossigeno

di Enzo Boldi

Pubblicato il 2022-05-16

Una clamorosa pagina di storia scritta dal 35enne di Lucca che nel 2015, dopo la diagnosi di una grave forma di meningite fulminante, perse entrambe le gambe e sette dita delle mani

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“Questa volta ho veramente toccato il cielo con tre dita”. Usa l’ironia Andrea Lanfri per annunciare la sua impresa storica. Venerdì scorso il 35enne di Lucca si è reso protagonista di un evento che ha portato a scrivere il suo nome nella storia delle scalate: ha raggiunto, senza il supporto delle bombole d’ossigeno, la cima del mondo. La cima del monte Everest. Un’avventura riuscita a poche persone, ma a rendere ancor più epico questo evento è la storia di quest’uomo che per colpa di una meningite fulminante con sepsi meningococcica fu costretto all’amputazione di entrambe le gambe e di sette dita delle mani.

Andrea Lanfri, l’atleta pluriamputato che ha scalato l’Everest senza ossigeno

Il trekking, l’alpinismo e l’arrampicata sono nel suo DNA fin dalla tenera età. La sua passione, però, sembrava esser stata interrotta da quelle diagnosi che aveva compromesso la sua capacità di deambulazione. Per evitare che l’infezione (la sepsi) colpisse anche il resto del suo corpo, Andrea Lanfri fu costretto a sottoporsi all’amputazione di entrambe le gambe (fin sopra il ginocchio) e di sette dita della mano. Per questo, nella sua ironia al termine di quell’impresa epica, ha voluto sottolineare il fatto di aver toccato il cielo con tre dita.

Il resto è storia recente. Il suo obiettivo, fin dopo la malattia, era quello di rendersi protagonista di una delle pagine più simboliche nella storia delle scalate: arrivare a toccare quella quota di 8.849 metri della cima del monte Everest. E ci è riuscito lo scorso venerdì, in compagnia della guida alpina Luca Montanari. Insieme hanno fatto la storia, perché Andrea Lanfri è il primo atleta pluriamputato a raggiungere la vetta dell’Everest senza l’ausilio dell’ossigeno.

La cima raggiunta all’alba di venerdì, prima della lenta discesa verso i campi base e il ritorno “sulla terra” dove ha condiviso con tutti questa grandissima pagina che racconta questa sua immensa avventura che si aggiunge ai tanti successi già ottenuti nella sua vita, nonostante le difficoltà.

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