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Andrea Chesi: chi è il neonazista impiegato in banca che voleva attaccare una moschea

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-11-13

«Se devo tirare una pistolettata non mi faccio problemi… la destra estrema è una filosofia di vita», diceva nelle intercettazioni. Le intercettazioni hanno svelato il ruolo di leader dell’impiegato, i tentativi di coinvolgere oltre a moglie e figlio anche altri estremisti, compresi due colleghi. Una «struttura qualificata pronta per ogni evenienza», si legge nel decreto, una milizia armata che nei piani avrebbe dovuto realizzare attacchi come quello contro la Moschea di Colle Val d’Elsa

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Si chiama  Andrea Chesi, ha 60 anni, è di Sovicille in provincia di Siena e di mestiere fa l’impiegato di banca nella “rossa” Monte dei Paschi di Siena il neonazista arrestato ieri insieme al figlio Yuri Chesi nel corso dell’inchiesta della Dda fiorentina che ha portato a 12 perquisizioni per altrettanti estremisti “neri”. Tra i loro piani c’era quello di far saltare in aria la moschea di Colle Val d’Elsa.

Andrea Chesi: chi è il neonazista impiegato in banca che voleva attaccare una moschea

Con l’intelligenza tipica del neonazista, su Facebook Chesi ha pubblicato fotografie che lo ritraggono mentre fa il saluto romano o mentre si mostra sopra un sidecar militare con mitraglietta. Una segnalazione sul contenuto dei profili social (Facebook, Instagram ma anche il sito russo VK) di Chesi, inondati di cimeli del Terzo Reich o di foto di lui e la moglie nei luoghi simbolo del nazifascismo, come Predappio e la cripta di Benito Mussolini, ha portato alle prime indagini dei  pm Leopoldo de Gregorio ed Eligio Paolini.  Le intercettazioni hanno svelato il ruolo di leader dell’impiegato, i tentativi di coinvolgere oltre a moglie e figlio anche altri estremisti, compresi due colleghi. Una «struttura qualificata pronta per ogni evenienza», si legge nel decreto, una milizia armata che nei piani avrebbe dovuto realizzare attacchi come quello contro la Moschea di Colle Val d’Elsa:  «Lui aveva già portato le mappe — diceva Chesi a un amico, precisando di aver desistito per paura di essere scoperto — gli si voleva far saltare il coso del gas, così saltava tutto». L’azione di “fa saltà” la moschea non venne portata a termine perché il 60enne di Siena, nostalgico delle SS, al centro dell’inchiesta sarebbe stato contattato dalla polizia che aveva notato strani movimenti vicino all’edificio: “Noi, come ci si move, noi siamo no guardati a vista… di piu’!”, si lamentavano gli indagati.

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Foto da: Facebook

Le intercettazioni restituiscono un ritratto tipico dell’impiegato di banca neonazista:  «Se devo tirare una pistolettata non mi faccio problemi… la destra estrema è una filosofia di vita». E ancora: «Bisogna cominciare davvero a fare quadrato e a contarsi… una guardia repubblicana… bisogna farsi giustizia da soli arma alla mano senza chiamare le forze dell’ordine… giustizia sommaria».  Le cimici hanno registrato anche offese al Presidente della Repubblica e a Papa Francesco, per le posizioni in tema di immigrazione, e conversazioni a ruota libera sulla situazione politica: «Siamo molto più in là di CasaPound e Forza Nuova», diceva uno dei “camerati”. E ancora: «I nostri nipoti dovranno essere impegnati in una guerra contro l’Islam».

Andrea Chesi e Yuri Chesi

Ieri sera padre e figlio sono stati arrestati in flagranza perché trovati in possesso di un arsenale: oltre a decine tra pistole e fucili regolarmente detenuti, anche diversi ordigni bellici, esplosivo e persino silenziatori da loro costruiti con un tornio. L’accusa è detenzione abusiva di armi o esplosivi, aggravata dalla finalità terroristica. Pistole e fucili, regolarmente detenuti, sono saltati fuori a casa degli altri “camerati” sotto in chiesta. In tutto sono state sequestrate un centinaio di armi e un migliaio di munizioni, oltre a elmetti, divise tedesche e italiane dell’ultima guerra, tirapugni e mazze di legno. Accertamenti sono ora in corso su computer e cellulari portati via da appartamenti, garage e capannoni in uso agli indagati, per stabilire collegamenti (ipotesi al momento senza riscontri) con formazioni organizzate dell’estrema destra.

Nell’abitazione di Chesi la Digos ha sequestrato tritolo e un quantitativo ingente di polvere da sparo, che l’uomo avrebbe recuperato svuotando insieme al figlio alcuni ordigni della Seconda Guerra Mondiale, e parti di ordigni bellici, tra cui quattro spolette e due detonatori. La circostanza ha fatto scattare l’arresto per la detenzione di esplosivo. Nostalgico del nazismo e segretario locale del Mis, Movimento Idea Sociale, sul suo profilo Facebook ora non c’è più quasi traccia delle sue uscite. Ci sono altre priorità:

andrea chesi

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