Il Cremlino ordina la chiusura degli uffici di Amnesty International e Human Rights Watch in Russia

di Massimiliano Cassano

Pubblicato il 2022-04-09

Giustificandola con le “evidenti violazioni della legislazione attuale”, il Cremlino ha ordinato la chiusura di 15 organizzazioni straniere in Russia: tra queste anche due pilastri dei diritti come Amnesty International e Human Rights Watch

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A causa delle “evidenti violazioni della legislazione attuale”, il ministero della Giustizia russo ha revocato la registrazione in patria di 15 organizzazioni straniere, tra le quali anche Amnesty International e Human Rights Watch, decretandone la chiusura degli uffici. A dare notizia del comunicato del Cremlino l’agenzia di stampa governativa Interfax. L’edizione in lingua russa del sito web di Amnesty International era già stata bloccata dalle autorità del cremino. La segretaria generale Agnès Callamard ha commentato così l’accaduto: “In un paese in cui decine di attivisti e dissidenti sono stati imprigionati, uccisi o esiliati, in cui i media indipendenti sono stati diffamati, bloccati o costretti all’autocensura e in cui le organizzazioni della società civile sono state bandite o liquidate, devi fare qualcosa di giusto se il Cremlino cerca di zittirti”.

La replica dei vertici di Amnesty International

La donna ha fatto sapere che Amnesty affronterà la questione trattandola come una chiusura solo “di fatto” perché l’organizzazione continuerà “a lavorare per garantire che le persone in Russia possano godere dei propri diritti umani senza discriminazioni”. E ha poi annunciato: “Raddoppieremo i nostri sforzi per denunciare le clamorose violazioni dei diritti umani da parte della Russia sia in patria che all’estero”. Intanto prosegue il lavoro sul campo dei volontari di Amnesty, che ha comunicato di aver documentato crimini di guerra “consistenti in attacchi contro obiettivi civili anche attraverso l’uso di armi vietate come le bombe a grappolo”. “Abbiamo anche segnalato trattamenti di russi fatti prigionieri dalle forze ucraine in violazione delle norme di guerra”, ha dichiarato all’AdnKronos Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.

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