Economia
Almaviva: cosa farà il Jobs Act ai lavoratori dei call center
neXtQuotidiano 13/03/2015
L’azienda chiede ai lavoratori di decurtarsi lo stipendio. E a breve, avvertono i sindacati, la situazione peggiorerà
La storia l’ha raccontata qualche giorno fa il Manifesto: Almaviva chiede ai sindacati di “conseguire l’indispensabile sostenibilità economica delle attività”. Tutto parte dalla commessa appena ottenuta da Almaviva, con riserva, da Wind. La compagnia telefonica concederài l via libera solo se otterrà una tariffa al minuto inferiore del 14% a quella attuale. Per raggiungerla chiede ai 1500 lavoratori interessati di fare la propria parte, altrimenti sarà il loro posto di lavoro a essere messo a rischio.
La comunicazione è arrivata direttamente dall’amministratore delegato di Almaviva, Andrea Antonelli, nell’intranet aziendale: siamo riusciti a ottenere la commessa Wind, quindi ci troviamo nelle condizioni di salvare i 1500 posti a rischio, ma c’è un “ma”. La decisione del colosso telefonico, che proprio in questi giorni sta definendo una fusione con la concorrente 3, è legata a una «riserva»: viene richiesta una tariffa al minuto inferiore del 14% rispetto a quella attuale, e così il gruppo di Alberto Tripi butta la palla nel campo dei sindacati. Si dovrà raggiungere un accordo per «conseguire — parole dell’ad — l’indispensabile sostenibilità economica delle attività», altrimenti non se ne farà nulla. La dead line per chiudere le trattative è fissata per il 31 marzo.
ALMAVIVA: COSA HA FATTO IL JOBS ACT AI LAVORATORI DEI CALL CENTER
L’azienda vuole legare i forti sconti ai salari, insomma:
In alternativa, Almaviva potrebbe proporre di dimezzare le ore di lavoro, così come in questi giorni sta chiedendo un’altra azienda, la Infocontact, per conservare il posto ai suoi 1590 addetti calabresi. O, ancora, potrebbe accelerare sul pedale degli esuberi, mettendo comunque alcune cuffiette in cassa o addirittura in mobilità, visto che in ogni caso già da due anni i 9 mila dipendenti del gruppo romano stanno in solidarietà al 20% (pari a circa 1800 esuberi strutturali).
L’allarme è scattato in tutti quei settori dove si opera per appalti: le aziende al cambio commessa metteranno in esubero i vecchi dipendenti, e potranno assurmerne di nuovi, molto meno costosi, grazie agli incentivi messi a disposizione dal governo con la legge di stabilità. I call center sono più che esposti: secondo la Cgil sono 7 mila i lavoratori ad altissimo rischio di sostituzione nei prossimi mesi, e per il momento purtroppo non si vede nessuna via d’uscita. Il conto è presto fatto: nella sola Almaviva rischia di saltare quasi la metà delle attuali 9 mila postazioni. Spiega Il Manifesto:
«Con il Jobs Act magari si moltiplicheranno le assunzioni, grazie agli incentivi, e il premier Renzi e il ministro Poletti potranno vantarsene — riprende Azzola, della Slc Cgil — ma noi chiediamo al governo che fine faranno gli attuali dipendenti, ritenuti ormai non più “competitivi”. E non parliamo di studenti venticinquenni al primo impiego: sono operatori quarantenni con famiglia, figli e mutui a carico».
Nel maggior gruppo italiano, che si è impegnato a non spostare lavoro all’estero, i costi dei dipendenti infatti si sono rivelati troppo alti rispetto ai ribassi possibili grazie a Jobs Act/legge di stabilità e alle delocalizzazioni. E, spiega oggi il Fatto, con il Jobs Act la situazione potrebbe sensibilmente…peggiorare:
Qui, entra in campo, negativamente, il Jobs Act. “Siamo di fronte a un salto di qualità” spiega al Fatto Michele Azzola, segretario dello Slc-Cgil, perché lo sgravio contributivo fino a 8000 euro l’anno, previsto dalla legge di Stabilità, costituisce un forte incentivo a costituire nuove società e a sostenere gare al ribasso con sconti fino al 30-40% in una categoria in cui l’80% dei costi è dato dal lavoro”. Nuova commessa, nuova società, sgravio contributivo e andata a casa dei vecchi impiegati. Che non sono più i giovani precari dell’immagi – nario cinematografico ma uomini e donne tra i 30-40 anni, sposati e con figli, ormai dediti a un lavoro che vorrebbero stabile. E che, invece, sembra frantumarsi.
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