Alex Schwazer assolto: “Il doping non c’era, i campioni sono stati alterati”

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-02-18

Finisce l’odissea di Alex Schwazer. Quando si parla di complotti in questa era di fake news si pensa a teorie incredibili e ovviamente false. Ma nel caso del marciatore il Tribunale di Bolzano ha scritto nero su bianco che il doping dell’atleta non è mai esistito

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Finisce l’odissea di Alex Schwazer. Quando si parla di complotti in questa era di fake news si pensa a teorie incredibili e ovviamente false. Ma nel caso del marciatore il Tribunale di Bolzano ha scritto nero su bianco che il doping di Schwazer non è mai esistito: “Archivazione per non aver commesso il fatto”.

Alex Schwazer assolto: “Il doping non c’era, i campioni sono stati alterati”

Non solo il giudice ha accolto la richiesta del pm ma ritiene anche “accertato con altro grado di credibilità” che i campioni di urina nel 2016 furono alterati per far risultare l’atleta positivo. Inoltre ne escono malissimo Iaaf e Wada bersaglio di dure accuse. Un vero e proprio complotto ai danni di Schwazer: “ritiene accertato con alto grado di credibilità razionale che i campioni di urina prelevati ad Alex Schwazer l’1-1-2016 siano stati alterati allo scopo di farli risultare positivi e, dunque, di ottenere la squalifica e il discredito dell’atleta come pure del suo allenatore, Sandro Donati”. Era stata la procura a richiedere l’archiviazione del procedimento penale lo scorso 3 dicembre relativo all’inchiesta sul doping risalente al 2016. Cosa era successo? Il marciatore è stato condannato a una squalifica di otto anni, che ancora sta scontando, dopo la positività al doping riscontrata nei campioni di urina nel gennaio 2016.

Alex Schwazer: la storia del complotto

Il primo a difendere il marciatore nel 2016 fu proprio l’allenatore di Schwazer Sandro Donati che spiegava che l’atleta altoatesino era stato vittima di una cospirazione creata ad arte per escluderlo dalle competizioni.

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Il comunicato stampa con cui Schwazer annunciava di voler andare a Rio per attendere l’esito della sentenza del TAS

A differenza di quanto accadde nel 2012, quando Schwazer fu trovato positivo all’EPO, il corridore non aveva mai ammesso le sue colpe anzi ha proclamato con forza la sua innocenza, tentando fino all’ultimo ogni strada possibile per poter gareggiare a Rio. A favore della propria innocenza Schwazer e i suoi avvocati avevano parlato di fialette con i campioni manipolate e di una sentenza già scritta per impedire che un atleta che “dava fastidio” potesse partecipare alla competizione olimpica. E spiegavano che dopo il doping del 2012, nei quattro anni di squalifica l’altoatesino era sempre stato trovato negativo a tutti i controlli (oltre quaranta). Anche il giornalista di Panorama Gianluca Ferraris, avevano inanellato una serie di coincidenze per spiegare che Schwazer era vittima di un complotto. Ad Agorà Sandro Donati aveva all’epoca spiegato:

È stata creata una manipolazione. Il controllo del primo gennaio è stato pianificato con un anticipo di 15 giorni. Bisognava mettere fine al mio impegno contro le federazioni corrotte e la Federazione internazionale di atletica lo è

Sembra incredibile ma avevano tutti ragione. Il complotto c’era, il doping no.

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