Alessandra Vella: la Gip di Carola Rackete minacciata di morte

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-07-04

La polizia postale è già al lavoro per identificare i profili di chi ieri, con decine di migliaia di like, le ha indirizzato minacce di questo genere: « Il gip rosso si chiama Alessandra Vella, ricordiamoci questo nome», «Se la metto sotto con la macchina mentre corro a salvare vite umane…potrà capitare, no?»

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Alessandra Vella, la Gip che ha annullato l’arresto nei confronti di Carola Rackete, ieri non ha passato la giornata più serena della sua vita. Racconta oggi Alessandra Ziniti su Repubblica che i violentissimi attacchi di Matteo Salvini hanno scatenato l’inevitabile gogna social con tanto di minacce di morte: «Puttana comunista, ti verremo a cercare e perderai il sorriso per sempre». «Colpirne uno per educarne cento, lo faremo anche noi».

Se lo aspettava pure, ma soprattutto per proteggere i suoi figli ed evitare ogni contatto diretto con la platea degli hater impazziti, ha deciso subito di chiudere il suo profilo facebook. «Sono serena, ho fatto quello che ritenevo giusto fare. Senza condizionamenti», le poche parole che Alessandra Vella, la giudice per le indagini preliminari che ha rimesso totalmente in libertà Carola Rackete, ha ripetuto ieri ai tanti colleghi del tribunale di Agrigento che hanno fatto la fila nella sua stanza. Sorriso tirato di circostanza, saluti appena accennati ai tanti che le si avvicinano per esprimerle solidarietà.

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Quarantatré anni, di Cianciana, piccolo centro dell’Agrigentino, Alessandra Vella ha sempre fatto il giudice da quando è entrata in magistratura: gip prima a Caltanissetta e da otto anni ad Agrigento:

Nessuno può certo catalogarla come una toga rossa, né come immigrazionista come ovviamente l’hanno subito bollata sul web. «Un’operaia della giustizia come lo siamo tutti noi che lavoriamo qui ad Agrigento, una collega stimatissima da tutti, senza alcuna caratterizzazione politica», dice Giuseppe Miceli, segretario della sezione di Agrigento della Anm, una carica che Alessandra Vella ha ricoperto per un mandato fino al 2016. Se è iscritta ad una corrente nessuno sa qual è e non è certo grazie a giochi di potere che dal 2011 ogni giorno si dedica a casi di ogni genere: dalla Rimborsopoli al Comune ai femminicidi.

Nell’ultima settimana, prima che sul suo tavolo arrivasse il caso Sea-Watch, ha rimesso in libertà un tunisino trovato in possesso di 12 grammi di hashish e si è occupata di un furto in una villa. E ieri mattina di due giornalisti accusati di diffamazione. L’unico contenzioso con l’avvocato Giuseppe Arnone, finito agli arresti e condannato, che l’ha denunciata per falso, dedicandole un capitolo di uno dei tanti libri in cui prende di mira tutti quelli che giudica avversari.

La polizia postale è già al lavoro per identificare i profili di chi ieri, con decine di migliaia di like, le ha indirizzato minacce di questo genere: « Il gip rosso si chiama Alessandra Vella, ricordiamoci questo nome», «Se la metto sotto con la macchina mentre corro a salvare vite umane…potrà capitare, no?», «Una probabile puttana a cui non dispiacciono i negri».

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