Alejandro Augusto Stephan Meran, il video della Questura di Trieste: dall’ingresso agli spari 5 minuti

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-10-07

Nelle immagini video riprese dalle telecamere nell’atrio della Questura si vede Alejandro Meran spara con la pistola che ha in una mano ed esibisce la seconda arma ancora nella fondina, strappata dal cinturone del secondo poliziotto quand’era ormai a terra

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Alejandro Augusto Stephan Meran, 29 anni, il giovane originario di Santo Domingo che venerdì ha ucciso due poliziotti in Questura a Trieste, rimarrà in carcere. Il giudice delle indagini preliminari Massimo Tomassini scrive una ordinanza di cinque pagine per confermare il carcere come unica misura possibile nei confronti del dominicano.

Alejandro Augusto Stephan Meran, il video della Questura di Trieste: dall’ingresso agli spari 5 minuti

Questo perché nel valutare la capacità criminale dell’indagato il giudice parla di una «aggressività che a dispetto della sua incensuratezza merita la massima attenzione e il massimo rigore», e scrive: «Un soggetto che senza alcun plausibile motivo pone in essere una simile mattanza è soggetto dotato di una carica di antisocialità» che «può essere contenuta» soltanto con il carcere, «risultando impraticabile la misura degli arresti domiciliari proposta dal difensore(…). Molto inquietante poi il fatto che abbia “scarrellato” l’arma sottratta a uno dei due poliziotti, posto che tale gesto, non alla portata di tutti, dà conto di una familiarità con le armi, familiarità che si intuisce anche dalle foto che lo ritraggono mentre impugna le due pistole».

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Alejandro Augusto Stephan Meran: foto da Repubblica

Di quali foto parla il GIP? Il riferimento è alle immagini video riprese dalle telecamere nell’atrio della Questura. Alejandro Meran spara con la pistola che ha in una mano ed esibisce la seconda arma ancora nella fondina, strappata dal cinturone del secondo poliziotto quand’era ormai a terra. Quando finisce i 15 colpi della prima pistola è ormai fuori dalla Questura e se ne disfa buttandola via. È a quel punto che uno dei poliziotti — tra l’altro lo stesso che poi lo bloccherà colpendolo all’inguine — sente il rumore che fanno le pistole quando si «scarrellano», cioè quando si toglie la sicura e si mette il colpo in canna.

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Nei passaggi che ricostruiscono i fatti l’ordinanza riporta anche gli orari esatti: alle 16.51 gli agenti Matteo Demenego e Pierluigi Rotta arrivano in Questura con i fratelli Alejandro e Carlysle Meran, alle 16.56 le telecamere dell’atrio riprendono Alejandro con le pistole in mano. Tutto in cinque minuti. I poliziotti che entrano con i due fratelli, Alejandro che chiede di andare in bagno e poi le urla, il primo omicidio, il secondo poliziotto ucciso mentre corre ad aiutare il collega e il conflitto a fuoco che si chiude con la cattura. Alle 17.55 i medici certificano il decesso di Matteo e Pierluigi.

Alejandro Meran e le prove della malattia mentale

La possibilità di fuga e di reiterazione del reato, convince il Gip a destinare Alejandro al carcere, una volta fuori dall’ospedale. E il giudice racconta anche le urla di Alejandro a Carlysle: “Mi volevano uccidere”, “Charly mi vogliono uccidere, dove sei?”. Il gip nell’ordinanza accusa Alejandro di aver sparato contro altri otto poliziotti e rileva l’assenza di riscontri oggettivi su una possibile malattia psichica dell’uomo. Le uniche prove in merito a un presunto disagio psichico provengono dai familiari e sono inficiate, per gli inquirenti, dall’essere “di parte”. Verifiche verranno fatte eventualmente in un momento successivo oppure nel caso che dalla Germania giungano atti o documenti a comprovare che Alejandro era seguito da operatori sanitari per disagi psichici. Come ha detto ieri la madre Betania.

Il Gip nell’ordinanza scrive che “vi sono in atti frequenti riferimenti a disturbi psichici dell’indagato, ma al momento non vi sono documenti medici al riguarda, e pertanto non paiono esservi elementi per sostenere che egli, al momento dei fatti, si trovasse in condizione penalmente rilevante ex artt.88 e/o 89 cp”. E’ questo uno dei passaggi fondamentali del provvedimento del giudice, che fa scattare l’Ordinanza di custodia cautelare in carcere. Diverse altrimenti avrebbero potute essere le misure nel caso fosse stata riconosciuta l’instabilità mentale dell’indagato. Tra gli oggetti sequestrati dall’autorità giudiziaria, c’è una fondina con passante per cinturone rotto, a dimostrazione del fatto che Alejandro avrebbe “strappato” la seconda pistola, a Demenego.

Leggi anche: Come Il Giornale prova a incolpare Lamorgese per le fondine della polizia (ma Salvini c’era…)

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