La Lega e la lettera rivolta al “capofamiglia” per votare Sboarina a Verona

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-06-09

Il Carroccio ci riporta, improvvisamente, indietro di oltre 40 anni

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Verona, anno 2022. Ma alcuni cittadini, controllando nella propria cassetta postale, devono essersi risvegliati in una tiepida mattinata del maggio del 1975 (o anche prima). Perché la Lega, in vista del voto per le Amministrative in programma domenica 12 giugno, ha deciso di inviare una lettera per chiedere il sostegno alla ri-candidatura del sindaco uscente Federico Sboarina. La missiva non era destinata a tutti i membri della famiglia: non alla moglie (compagna o convivente), noi ai figli. Ma al capofamiglia.

Al capofamiglia, la lettera della Lega ai veronesi per chiedere di votare Sboarina

“Alla cortese attenzione del capofamiglia”, si legge all’interno di quella lettera che contiene il classico volantino di propaganda elettorale in cui si chiede di votare Lega alle prossime Amministrative del 12 giugno a Verona, sbarrando con una “x” il simbolo “Lega – Liga Veneta Salvini” accompagnato dal nome del sindaco uscente Federico Sboarina. Perché dopo lunghe trattative, il centrodestra si è diviso in Veneto: Lega e Fratelli d’Italia a sostegno del primo cittadino che cercherà un nuovo mandato, mentre Forza Italia ha appoggiato la candidatura dell’ex primo cittadino scaligero (ed ex vicesegretario del Carroccio) Flavio Tosi.

Ma le questioni politiche fanno solo da sfondo a quella lettera targata Lega e inviata all’attenzione del capofamiglia. Perché questa dicitura non esiste più in Italia dal 1975. Era, infatti, il 23 maggio di 47 anni fa quando – dopo anni di attesa – venne pubblicata in Gazzetta ufficiale la legge numero 151 con cui si applicava la “riforma del diritto di famiglia”, come previsto dalla Costituzione. Perché l’articolo 29 – comma 2 – della nostra Carta Fondamentale prevedeva (fin dalla sua stesura nell’Italia democratica e repubblicana) eguali diritti tra i componenti di una famiglia “consacrata” dalle nozze:

“Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare”.

E dall’entrata in vigore della Costituzione alla scrittura di quella legge che abolì il concetto di “Capofamiglia” passarono numerosi anni. Nel mezzo anche la legge sul divorzio che portò a una serie di modifiche basate su sentenze della Corte di Cassazione. Compresa anche quella sui ruoli interni alla famiglia. Ma la Lega, nel 2022, sembra aver dimenticato quei tasselli della storia d’Italia. Quegli scalini fatti di leggi e parole che non dovrebbero più essere utilizzate. Non solo perché desuete, ma perché non raccontano assolutamente nulla.

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