Quell'aGreekment che mette all'asta la Grecia

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2015-07-13

L’Eurogruppo ha raggiunto un accordo per salvare la Grecia, ma per molti si tratta solo di una svendita e di una messa all’asta del Paese. Tsipras intanto ha tempo fino a mercoledì 15 luglio per far approvare nuove riforme

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Per salvare la Grecia i greci dovranno vendere la Grecia, non si sa poi cosa gli resterà. Dopo un Eurogruppo record della durata di diciassette ore si è raggiunto l’accordo definito dal Presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk, un aGreekment. La Grecia non uscirà dall’Euro – come ha annunciato il Presidente della Commissione Jean-Claude Juncker – ma dovrà sottostare ad una serie di condizioni e Alexis Tsipras dovrà impegnarsi a far approvare in tre giorni (entro il 15 luglio) le riforme previste dall’accordo. Tra queste la privatizzazione di diversi asset ellenici per un totale che secondo alcuni calcoli potrebbe arrivare al massimo a 7 miliardi di euro.
 

C'è chi vede il nuovo accordo come una messa in svendita della Grecia
C’è chi vede il nuovo accordo come una messa in svendita della Grecia

 
LA GRECIA VA ALL’ASTA?
I leader europei sembrano soddisfatti. Tutti, dal primo all’ultimo. E se è vero che ieri notte eravamo quasi sull’orlo di una grexit questa mattina pare chiaro che l’eventualità non è (per ora) all’ordine del giorno. Anche se c’è chi dice che l’uscita è stata solo rimandata di qualche anno:


Ma se la Grecia non uscirà dall’Euro per restarci dovrà sputare sangue. Ora i greci dovranno varare un pacchetto di riforme (su tutte quella delle pensioni) e di privatizzazioni (ad esempio quella della rete elettrica) prima di poter avere la possibilità di accedere a nuovi aiuti da parte della Troika.
grauction agreekment grecia privatizzazioni
Ma appare già evidente che le privatizzazioni non saranno sufficienti, ecco quello che aveva previsto il FMI nel 2011 a confronto con quanto poi realmente accaduto:


L’accordo prevede che i fondi raccolti tramite le cessioni e le privatizzazioni verranno utilizzate per pagare il nuovo prestito (dell’ammontare massimo di 50 miliardi di euro) che i greci riceveranno:

develop a significantly scaled up privatisation programme with improved governance; valuable Greek assets will be transferred to an independent fund that will monetize the assets through privatisations and other means. The monetization of the assets will be one source to make the scheduled repayment of the new loan of ESM and generate over the life of the new loan a targeted total of €50bn of which €25bn will be used for the repayment of recapitalization of banks and other assets and 50% of every remaining euro (i.e. 50% of €25bn) will be used for decreasing the debt to GDP ratio and the remaining 50% will be used for investments.

Quello di cui i greci avrebbero bisogno ora è di una rinegoziazione del debito, non necessariamente un taglio ma anche una ridiscussione dei termini. Il documento finale dell’Eurogruppo però lo esclude esplicitamente “Nominal haircuts on Greek debt cannot be undertaken“, si legge.  Quello che invece hanno ottenuto è una nuova stretta di austerity che, in cambio di nuove riforme, potrebbe garantire l’accesso a nuovi fondi.   bailout agreekment Per molti che hanno ascoltato la conferenza stampa di questa mattina si tratta di un vero e proprio passo indietro, a cinque anni fa. agreekment negoziati C’è chi trova la forza di scherzare sulle misure che il Governo di Atene dovrà realizzare per poter dimostrare di essere degno di fiducia:


O chi utilizza il meme di un noto videogioco:


Ci sono gli entusiasti che, come Matteo Renzi, festeggiano la gran vittoria dell’Europa, magari alla faccia delle profezie di Nigel Farage:


Ma basta andare a leggere i commenti alla dichiarazione finale per capire che l’umore generale va dalla delusione ad un malcontento più acceso e agguerrito.
CHI FESTEGGIA?
Ma a parte la Merkel e gli altri leader europei che hanno ottenuto dalla Grecia quello che volevano, chi è che può davvero festeggiare il raggiungimento di un accordo del genere? Non i greci, ovviamente, ma tutti coloro che vedono nell’Europa la causa di tutti i mali per le economie nazionali. Da oggi sarà più facile sostenere che fuori dall’Euro si sta meglio. E soprattutto si potrà dire che l’Europa non porta a nulla di buono, che l’Unione Europea è un “cattivo affare” per tutti (tranne che per la Germania). Il punto però non è questo e lo centra molto bene a mio avviso Takis Pappas:
grecia crisi agreekment
L’Europa, così com’è, non è completa. La soluzione della crisi del debito greco tarda a venire anche perché l’Unione Europea non si è dotata di strumenti comuni in grado di risolverla.
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